Ricordate i ragazzini sempre chiusi in casa per giocare ai videogiochi? Ecco, scordateveli. È roba del passato.

Da qualche giorno è disponibile il nuovo videogioco per smartphone e tablet Pokémon Go, una app che rischia di rappresentare una vera e propria rivoluzione nel modo di intendere i videogiochi, o quanto meno di aprire un nuovo segmento che potrebbe rilanciarne il mercato.

L'idea di base è quella di realtà aumentata. Lo schermo dello smartphone mostra quello che abbiamo davanti a noi, come quando stiamo per fare una foto. Ma aggiunge degli elementi: palestre, pokéstop e i pokemon veri e proprio.

In giro per la città

Ma l'aspetto davvero interessante è l'uso delle mappe. Perché gli elementi da trovare sono sparsi geograficamente. Per esempio i PokéStop, sorta di colonnine di rifornimento dalle quali si possono ottenere le Pokéball, che servono poi a catturare gli animaletti, sono posizionati di solito presso centri di interesse: monumenti, fontane, negozi. Anche i Pokémon, che una volta avvistati possono essere catturati lanciando loro le palline bianche e rosse (che vediamo nello schermo rotolare sulla strada che abbiamo di fronte) sono dislocati geograficamente. Per esempio, i Pokémon d'acqua si trovano solo in prossimità di fiumi o canali.

Non è difficile in questi giorni vedere persone che girano per la città fissando lo schermo del proprio telefono. E se l'auto davanti a voi sta procedendo davvero troppo lentamente, sappiate che lo fa per non allontanarsi troppo velocamente da un Pokéstop prima di essersi rifornita di palline.

Successo incredibile

L'azienda che ha sviluppato Pokémon Go è Niantic Labs, una società che fa parte di Alphabet (Google, insomma) la cui mission è la creazione di giochi basati sulla realtà aumentata e sulle Google Maps. Questo è il primo prodotto, creato ovviamente in collaborazione con Nintendo e con la Pokémon Company.

L'applicazione è uscita per ora solo in alcuni paesi, Australia e Nuova Zelanda, per mettere alla prova il gioco prima del lancio mondiale, ma non era troppo difficile scaricare e installare la versione apk per Android (più complicato dotarsi di quella per iOS). E il test è servito, perché al di là di qualche bug saltato fuori il problema più critico è stato nel dimensionamento dei server, risultato insufficiente, con blocchi e sovraccarichi. Tanto che Amazon (che è anche uno dei maggiori fornitori di cloud service) a un certo punto ha chiesto tramite tweet se poteva essere d'aiuto.

D'altra parte, essendo Niantic parte dell'universo Google è plausibile che non ci debbano essere grossi problemi ad aggiungere qualche centinaio di server.

Questo ha comunque portato Nintendo a decidere di rinviare il lancio in Europa, che era previsto per il 15 luglio.

Vent'anni di Pokémon

Era il 1996 quando Satoshi Tajiri realizzava per il Gameboy Nintendo i primi due videogiochi con protagonisti i Pokémon. Era l'inizio di una serie di successi che conta quasi un centinaio di titoli.

Il termine viene dalla contrazione di Pocket Monster, tolta la "c" per evitare problemi con un altro prodotto con nome simile e aggiunto l'accento sulla "e" per chiarire agli anglofoni che la vocale è sonora.

Già l'anno dopo usciva la serie a cartoni animati, la prima di quelle che a oggi sono ben diciassette stagioni per un totale di quasi un migliaio di episodi. La serie attualmente va in onda in Italia sui canali K2 e Disney XD.

Sono stati prodotti anche sedici film, alcuni dei quali proiettati anche nelle sale italiane.

E poi giochi di carte e merchandising di ogni genere.

La storia principale riguarda Ash, un ragazzo allenatore di Pokémon, e il suo Pokémon Pikachu. I Pokémon sono una sorta di animaletti magici, che possono essere catturati chiudendoli in una piccola pallina, e hanno poteri diversi a seconda della specie. Possono essere fatti combattere tra loro, ma non muoiono né restano feriti; al massimo si stancano o perdono conoscenza. Questi sono aspetti importanti per rendere i giochi e le serie tv non violente e accettabili da un pubblico con un forte rispetto della vita come i ragazzi giapponesi.

Un fenomeno, insomma, capace di rinnovare più volte il proprio successo, e che probabilmente ci accompagnerà ancora a lungo.