Siddhartha è un uomo che sfida gli Dei e si prende gioco di loro.

Ha molti nomi e ha vissuto molte vite. Anche lui è stato un Dio.

Ora gli Dei dissidenti lo hanno richiamato dal Nirvana perché è giunto il tempo di portare sul pianeta un nuovo ordine e una nuova legge.

Gli Dei dominatori sono esseri umani che sfruttano la grande tecnologia in loro possesso per ottenere il potere e l’immortalità: sanno trasferire la loro mente in corpi sempre giovani e prestanti, scelgono per mascherarsi il pantheon pittoresco delle divinità induiste e approfittano delle loro conoscenze per tenere nell’ignoranza la popolazione, inquadrata nelle rigide categorie delle caste, e piegarla ai loro voleri.

È per questo che Siddhartha introduce sul pianeta una nuova religione – un’antica religione terrestre, rivoluzionaria – e, ispirandosi ai sermoni buddisti, incomincia a predicare come un maestro itinerante. Rapidamente riesce ad attorniarsi di adepti fedeli alla sua dottrina (monaci dalla tunica color zafferano). Viene identificato come il Buddha e rispettato anche da coloro che servono gli Dei. Con la sua capacità affabulatoria e il suo atteggiamento sereno e non violento Siddharta riesce a mettere in crisi perfino chi vuole ucciderlo. Illuminanti gli scontri verbali con il temibile sicario della dea Kali (che poi si convertirà e incomincerà a tenere a sua volta sermoni così profondi da venire considerato lui stesso il Buddha) e quelli con Yama, il signore della morte, che sconfitto diventerà un suo alleato.

Sì, l’astuzia non gli manca: se riesce a sconfiggere la morte, ancora più facile per lui è coprire di ridicolo gli altri Dei, specie se sono permalosi e, come Brhama, si vergognano del proprio passato. Brhama, infatti, un tempo era una lesbica e ora è un uomo attraente circondato da donne bellissime che, però, non si innamorano di lui. Questo lo tormenta e lo rende vendicativo e, al contempo, vulnerabile.

Lo scontro più pericoloso Siddharta lo affronterà nella cava dei Demoni. I Demoni sono pura energia, imprigionati in un profondissimo pozzo infernale (simile all’Inferno dantesco). Sono loro i primi abitanti del pianeta. Quando secoli prima i terrestri lo colonizzarono, si scontrarono violentemente contro queste forme di vita aliene e riuscirono a sconfiggerle, confinandole nella Cava proprio grazie all’aiuto di Siddharta. Adesso è proprio lui, il nemico per antonomasia, che si rivolge ai Demoni per chiedere il loro aiuto nella battaglia contro gli Dei.

E l’aiuto gli verrà concesso, ma a quale prezzo!

Divertenti questi Demoni! Hanno imparato i vizi terrestri e, quando vengono lasciati liberi di scorrazzare invisibili per il pianeta, si impossessano dei corpi umani per provare i piaceri della carne (a loro preclusi in quanto pura energia). Inoltre impazziscono per le scommesse e i giochi d’azzardo. L’unica morale a cui sono fedeli è il rispetto per i debiti di gioco.

Come non sentirsi a proprio agio in una società che, per riscuotere le imposte, ha posizionato fuori dei Templi induisti una “ruota della preghiera” che incassa le “offerte dai fedeli” e ha la forma di una slot machine?

Roger Zelazny costella il suo romanzo-capolavoro Signore della luce di ironia e di brillanti intuizioni intrise di filosofia buddista.

Un esempio: il sogno in cui Yama affronta i quattro Reggenti del Mondo venuti a difendere il Buddha e riesce a sconfiggerli tutti tranne uno: l’Angelo del Sud, l quale non attacca, ma si limita a difendere. Lo scudo è la sua forza.

Indimenticabile anche lo scontro con Mara, il subdolo Signore delle Illusioni, che si rende conto troppo tardi che l’uomo che sta cercando di ingannare è in realtà il Dio della Morte e, per evitare di essere ucciso, muta continuamente aspetto, nel tentativo di impietosirlo.

Memorabile, però, è il dialogo fra la Morte e la sua vittima, che non è frutto dell’immaginazione di Zelazny, ma è ricalcato sulle parole della Katha Upanishad.

La vittima, prima di morire, chiede a Yama di chiarirgli un dubbio che lo attanaglia e questi gli concede la grazie di un’ultima risposta.

Quando un uomo è morto – chiede – alcuni dicono “Egli esiste ancora” e altri dicono “Egli non esiste più”: qual è la verità?

Yama gli risponde che anche gli Dei hanno dubbi al riguardo, e invita la vittima a scegliere un’altra domanda: “Non mi angustiare con questa, liberami da questo impegno!”.

Ma la vittima non desiste e Yama, impotente, gli concede la grazia: “Conserva la tua vita e vai per la tua strada. Ti libero dalla tua condanna.”

Tuttavia la vittima rifiuta l’effimera generosità di Yama e insiste: “Parlami, o Morte, di ciò che giace al di là della vita, di ciò su cui dubitano gli uomini e gli Dei.”

Yama, allora, sferra il suo colpo e la vittima cadrà, come prima o poi sarebbe comunque accaduto. La domanda resterà senza risposta.