Quando lo scontro del secolo tra il giustiziere di Gotham e l'Uomo d'Acciaio comparirà sugli schermi cinematografici italiani il suo regista, Edward Zack Snyder, avrà superato la soglia dei 50 anni e potremmo dire che da circa dodici lo stiamo frequentando attraverso i suoi film.

Prima di ripercorrere la sua cinematografia, però, una piccola curiosità: quanti di voi ricordano lo spot pubblicitario di un salume italiano con Sylvester Stallone che salvava i passeggeri di una crociera dall'attacco di alcuni terroristi e che si concludeva con Sly che diceva di chiamarsi Bubi?

Ecco quello è stato uno dei primi lavori di Zack Snyder.

Ma torniamo alla vera filmografia.

Il primo film di Snyder, uscito nel 2004, è stato il remake di un film di George Romero: L'Alba dei Morti Viventi, tanto che questo percorso potremmo anche intitolarlo “da un alba all'altra” visto che Batman v Superman ha come sottotitolo in inglese Dawn Of Justice (l'Alba della Giustizia). A questo sono seguiti: 300, tratto dall'omonimo fumetto di Frank Miller, Watchmen, stavolta tratto dal fumetto di Moore e Gibbons, Il Regno di Ga' Hoole, adattamento dei primi tre romanzi di un ciclo fantasy per ragazzi della scrittrice Kathryn Lasky, Sucker Punch, unico film scritto diretto e prodotto da Snyder e, infine, The Man of Steel, la nuova versione di Superman.

È evidente che fino ad ora Snyder ha quasi sempre scelto di mettere in scena storie altrui, remake o adattamenti manifestando una notevole propensione ad occuparsi maggiormente di come rendere visivamente una storia già scritta (o addirittura già disegnata) piuttosto che seguire il percorso creativo di un film sin dalla ideazione.

Se mi fate passare il paragone con il mondo del fumetto, Snyder è stato perlopiù un disegnatore e poco o per nulla uno sceneggiatore.

E che sia un ottimo disegnatore nessuno può metterlo in dubbio, I suoi film sono caratterizzati da una fotografia nitida, quasi iperrealistica, come è evidente già dal suo primo film che, proprio nella sua particolarità di essere l'unico girato tutto con attori in carne ed ossa, presenta già una accuratezza estrema della fotografia insieme all'utilizzo (parco in questo caso in altri film invece un po' troppo intrusivo) del ralenty.

Con il suo zombie movie Snyder dimostra dunque di essere un buon artigiano dell'immagine e passa quindi a confrontarsi con un paio di sfide progressivamente più difficili: Il 300 di Miller e i Watchmen di Moore e Gibbons. Se per il primo film il placet dell'autore è stato totale e Snyder ha potuto dare sfogo alla sua maniacalità perfino nelle evoluzioni dei mantelli degli opliti spartani, per Watchmen (romanzo a fumetti che vinse il premio Hugo nel 1988 nonché vera pietra miliare del revisionismo dei supereroi) il rapporto con gli autori è stato più complesso. Infatti all'epoca per la sceneggiatura Snyder andò a scontrarsi con la precisa intenzione di Alan Moore di non riconoscere come propria creatura alcuno dei film tratti dai suoi lavori e quindi di non volerci avere nulla a che fare, mentre sul versante disegnatore Gibbons fu ben felice di collaborare allo storyboard e alla produzione. Su Watchmen Snyder ebbe quasi una battuta di arresto poiché i risultati al botteghino non furono quelli attesi (anche se, a onor del vero, vi consiglio di vedere la Ultimate Version disponibile in DVD/Blu Ray che rende giustizia a ciò che Snyder voleva portare sullo schermo). Il film seguente, però, il Regno di Ga Hoole, animazione a produzione USA-Australia e tratto dai primi tre romanzi di una saga fantasy per ragazzi dove Snyder diede ancora una volta prova di perfezione scenica, riportò il nome del regista tra quelli affidabili al botteghino. Forte di questa riaffermazione Snyder fece ciò che prima o poi tutti i buoni disegnatori fanno: tirare fuori dal cassetto la storia che hanno sempre sognato di realizzare. Nel suo caso: Sucker Punch. Un film costituito da tre diversi livelli di narrazione: una giovane donna si trova ad essere sia la vittima di un patrigno molesto che la interna per farla lobotomizzare sia una delle ragazze di un bordello/burlesque dove dovrà donare la propria verginità ad un misterioso Giocatore sia l'eroina armata come una ninja da videogioco che insieme alle sue tre amiche deve superare livelli di gioco/lotta in scenari che vanno dalla prima guerra mondiale ad una città del futuro. Da qualunque parte guardiate questo film e qualsiasi sia la vostra reazione ad esso non potrete però negare che è un film di immagini potenti nel quale potete perdervi, esattamente come i fumetti Image di Jim Lee o Rob Liefeld degli anni 90. A questo punto, con un incasso totale che supera di poche migliaia di dollari quelli messi per la produzione, Snyder ha avuto la fortunata occasione di incrociare la strada dei fratelli Nolan ed essere coinvolto nel reboot di Superman, operazione così riuscita da consegnare nelle mani del nostro regista cinquantenne sia il secondo episodio della saga che il futuro del cine-universo DC Comics.

Insomma Snyder è un buon confezionatore di storie, ha un buon occhio registico e sa come presentare personaggi e storie al pubblico cosa che dimostra, sempre, nei primi dieci minuti di ciascun film. I suoi incipit sono spettacolari, un vero distillato di montaggio e ritmo. La caratteristica è già evidente nell'Alba dei Morti Viventi, raggiunge il suo apice in Watchmen (che secondo me a tuttora ha i migliori titoli di testa di un film di supereroi) e si potrebbe definire la sua firma stilistica. Però il suo sguardo “da disegnatore” non sempre riesce a oltrepassare la dimensione del vedere per entrare in quella del sentire. Voglio dire che raramente nel corso dei suoi film si parteggia fino in fondo per un personaggio, emozionandosi e temendo per la sua sorte. Succede un po' nell'Alba dei Morti Viventi, altrettanto pochino in 300, per nulla in Watchmen, un po' di più in Ga Hoole (se ci si mette nell'ottica del giovane pubblico per il quale è stato prodotto) e per niente in Sucker Punch dove nemmeno il twist finale emoziona. In Man of Steel, poi, la scena più “emozionante” è quando Superman uccide il suo avversario (cosa mai accaduta prima nemmeno nel fumetto).

Diciamo, dunque, che l'incontro Nolan/Snyder ha fatto si che un buon disegnatore incontrasse un buon sceneggiatore e da qui dovrebbero essere gettate le basi per il cineuniverso DC che andrebbe ad affiancarsi al Marvel per contendersi gli appassionati di supereroi. Se a questo aggiungiamo il diverso approccio produttivo che DC ha rispetto a Marvel riguardo film e telefilm (la DC ha attualmente in corso le serie di Flash, Arrow, Gotham, Legends of Tomorrow senza nessun legame con il cine-universo, mentre Marvel ha Agents of SHIELD, Daredevil, Jessica Jones ed Agent Carter tutte comunque legate ai film) permettetemi di avere qualche dubbio che la DC possa davvero avere tutto il successo che spera con questa squadra produttiva.

Non sono un maniaco della continuity e soprattutto tendo ad irritarmi parecchio quando per seguire una storia mi costringono a seguire dodici testate di fumetti (o quattro serie di telefilm più i film annessi) quindi non sono un oltranzista Marvel o DC a priori ma a mio giudizio la più profonda differenza tra Marvel e DC è rappresentata dai personaggi chiave che quest'ultima mette in campo.

Batman e Superman restano comunque i supereroi iconici ai quali si sono ispirati tutti gli altri personaggi del genere e se interpretati non solo da un buon disegnatore ma anche da un ottimo sceneggiatore possono fare la differenza nel panorama dei supereroi. Ecco perché non mi sorprenderebbe un fondo di verità nelle voci del web riguardo una pausa momentanea alla lavorazione dei film della Justice League (affidati a Snyder) a favore di un nuovo film su Batman che si leghi a quello che attualmente è il film di supereroi forse più interessante e fuori dagli schemi: Suicide Squad (che annovera tra i produttori esecutivi Snyder ma che ha al timone David Ayer, scrittore di film come Training Day).

Non è mia intenzione aprire un dibattito su cosa voglia dire essere un regista o quanto un regista debba essere considerato autore del proprio film, ma mi auguro che accanto a un buon disegnatore come Snyder vengano messi ottimi sceneggiatori per aiutarlo nel compito non semplice di portare sullo schermo uno degli universi supereroistici più difficili da gestire: quello della DC comics, un compito che se affrontato solo con belle immagini rischierebbe di affondare sia Snyder che la stessa DC.