Recensire un film dopo la sua uscita al cinema è facile: lo vedi, azzardi qualche opinione di seconda mano, la traduci in una sequenza di concetti più o meno comprensibile, se vuoi atteggiarti ti butti nell'ermeneutica o nella mitopoiesi, infine ammorbi la Rete con una delle innumerevoli opinioni non richieste, che nessuno leggerà.

Quello che sto per fare è più difficile, ma anche più divertente. E sebbene mi esponga automaticamente al pubblico ludibrio, non appena Star Wars: Il risveglio della Forza sarà su grande schermo, spero si apprezzerà, con il senno di poi, almeno il tentativo. Per tutto il resto, c'è il Lato Oscuro della Forza.

Ipotesi #1: Praticamente innocuo 

La sceneggiatura, questa sconosciuta; anzi, questa temuta. Quando gli investimenti economici sono importanti, come nel caso della maggior parte dei blockbuster fantastici contemporanei, e il mercato pretende, per una serie di meccanismi, che il botto al botteghino sia fatto già nel fine settimana di debutto, difficile non considerare comprensibile l'atteggiamento dei produttori.

Lo spettatore deve già sapere, al momento di scegliere il film, cosa andrà a vedere; e, al contempo, la vicenda deve passare attraverso una serie di tappe obbligate che soddisfino per intero le aspettative di adrenalina e spettacolarità, senza intoppi, senza sorprese, senza guizzi. Tutto ciò che devia dal prevedibile può scontentare l'utente-pagante, e magari pregiudicare la visione della capitolo successivo del franchise di turno. Ciò porta, e ha portato, a film per il grande schermo “corretti” sotto molti punti di vista, tecnicamente ineccepibili eppure totalmente vuoti.

La traccia del “viaggio dell'eroe” c'è, sempre vistosa; ma somiglia più a un'applicazione pedissequa di un canone, perennemente uguale a se stesso, che un utilizzo di quei meccanismi narrativi antichissimi, utili a una storia ma nient'altro che strumento (e non fine) per il contatto emotivo con lo spettatore. Le probabilità che Il risveglio della Forza aderisca a questo modello sono elevate. Si badi: la mia non è una critica di valore, quanto una constatazione. Le industrie si alimentano con ciò che permette loro di sostenersi economicamente. E in quanto tale, Star Wars è un prodotto (mi si perdoni il lessico commerciale) che parte con un appeal maggiore, e perciò ha aspettative maggiori. Chi, nella posizione di JJ Abrams, non sarebbe terrorizzato all'idea di sbagliare? E se la sceneggiatura è l'elemento più critico, nel successo di un film, meglio blindarla attraverso una serie di elementi precisi e condurla, il meno possibile, al di fuori del seminato. Abrams ha almeno un precedente, in questo senso: Star Trek – Into Darkness è una sequenza di avvenimenti spettacolari, un teorico remake-sequel-omaggio (vedi ipotesi 2), ma fa ben attenzione a non avere in nessun punto la vera complessità di un plot, che implica caratterizzazione complessa dei personaggi, sviluppi in base alle rispettive scelte e motivazioni, azione influenzata dal contesto in cui si svolge.

La modalità “praticamente innocuo” ha anche una conseguenza: lo spazzare via, per scelta, ogni minimo sottotesto politico. Han Solo è l'unico personaggio laico della trilogia classica, quello che mette in dubbio i Jedi e la Forza; c'è una evoluzione in questo senso, o forse un semplice annacquamento della sua caratterizzazione nei due capitoli successivi, certo. Eppure, vederlo predicare sui Jedi e sulla Forza nel trailer è un pericoloso precedente. Come direbbe lui: ho un gran brutto presentimento.

Ipotesi #2: Fanboy frenzy 

Ne ha fatto una vignetta persino Zerocalcare. Aggiungo che personalmente, Star Wars è l'unica cosa che riesce a farmi comprendere il tifo calcistico. Il legame con l'universo creato da George Lucas, per chi lo ha sperimentato per la prima volta all'età giusta, è talmente profondo da far saltare in aria ogni spirito critico. Semplicemente aspetto Il risveglio della Forza come, negli ultimi anni, ho atteso solo le nuove stagioni del Doctor Who di Russell T. Davies. Pura, semplice, onesta fanboyaggine. Ne voglio, mi ingozzo, ne voglio ancora. Poi, a mente fredda, ci penso su. E se sia negli Star Wars classici che nel Dottore di Davies trovo, sistematicamente, a ogni nuova visione qualche forma di piacere, e spesso nuovi elementi di riflessione, al contrario la maggior parte del “prodotto nerd” degli ultimi anni mi lascia soprattutto un retrogusto amaro.

C'era qualcosa, in quei personaggi o in quell'universo narrativo (e qui possiamo parlare del primo Jurassic Park come della serie Andromeda) che mi aveva stimolato, interessato, coinvolto. Una scintilla che poi non riesco a ritrovare, e che mi fa rivolgere altrove. Nessun dramma: sono un adulto, e ho imparato a mie spese che l'unica conseguenza fisica, quando ti ingozzi di qualcosa che adori, è l'indigestione; e che la dieta mediterranea è salutare e soddisfacente proprio per via della sua varietà. Il risveglio della Forza potrebbe essere pura, semplice, luccicante fuffa nerd. Niente di utile, nessun contenuto, solo una reiterazione, in proporzioni maggiori oppure ricontestualizzata (ma la ricontestualizzazione, nel caso, sarebbe intrigante: non succede quasi mai) di elementi noti e “risonanti” quell'universo.

C'è da dire che George Lucas, con i prequel, un po' di metadone ce l'ha fornito. Quindi, forse, siamo in grado di fruirne con distacco e non compiangerci se, nel buio della sala, non riproveremo quelle esatte sensazioni. (A latere: occhio che la nostalgia è comunque canaglia). Il metadone lucasiano sono state spade laser e Jedi, che ci facevano sbavare nell'incipit di La minaccia fantasma – eh, sì, è capitato – sono state poi reiterate nei due capitoli successivi a proporzioni sempre maggiori: un Sith con una spada laser doppia; un'intera arena piena di Jedi; Obi-Wan adulto che combatte e fa a cazzotti con Boba Fett, o meglio, la matrice originaria del cacciatore di taglie; Yoda che combatte; un cacciatore di Jedi con 4 spade laser; l'Imperatore che combatte; l'eternamente annunciato duello finale tra Obi-Wan e Anakin che culmina nella metamorfosi, di quest'ultimo, in Darth Vader. Quindi? La reiterazione degli elementi, alla lunga, annoia. Ed è stato saggio, in questo, JJ Abrams a creare aspettativa con il trailer tornando a mostrare due “elementi” attesi ma mancanti dai prequel, ovvero Han Solo, in coppia con Chewie, e il Millennium Falcon.

Il rischio è che il film sia essenzialmente una parata di già noto/atteso, nella giusta confezione di coolness. Ma con, al di sotto, un contenuto del tutto fatuo e insignificante. Il precedente anche in questo caso c'è, ed è il già citato Star Trek – Into Darkness: operazione teorica eccezionale nel creare un film che ribalta, riscrive e in parte reinventa L'Ira di Khan, blockbuster spettacolare con tutte le tappe al punto giusto, ma in fondo sceneggiatura dozzinale, caotica, con dialoghi terribili e caratterizzazioni sciatte e meccaniche. Soprattutto, è evidente l'intento di non inserire nessun elemento nuovo, ma piuttosto di ricostruire un puzzle a partire dagli stessi tasselli di partenza, al limite resi un po' più sberluccicanti. L'eccesso di coolness ha contagiato anche lo Steven Moffat attuale showrunner di Doctor Who: le sue stagioni con Matt Smith nella parte del Dottore abbondano di momenti “wow” per i fan. Dall'assalto a una stazione spaziale cybermen, con distruzione dell'intera flotta, all'intrappolamento di un Dalek per estrarvi informazioni non ben precisate; fino alla visione di uno stralcio della famigerata, immane e mai mostrata (forse, non mostrabile), Guerra del Tempo. Quasi sempre si tratta di passaggi narrativi introduttivi che non hanno nessun legame con l'effettivo conflitto del singolo episodio. Il loro scopo, appunto, è quello di strizzare l'occhio ai fan, mostrare loro ciò che da tempo aspettano.

Di elementi di questo tipo, i trailer de Il risveglio della Forza circolati possono già vantare, oltre al citato Millennium Falcon, la presenza di uno Star Destroyer schiantato sul pianeta, varianti delle truppe imperiali e dei caccia dell'Alleanza Ribelle, persino un villain mascherato che promette, di fronte alla maschera bruciata di Darth Vader, di proseguire quello che lui ha iniziato. Certo è che, come dimostrato nel secondo Star Trek, Abrams padroneggia con sufficiente abilità la materia nerd da essere in grado, anche all'interno di un contesto di riutilizzo pressoché esclusivo del materiale originario, di regalare qualche sorpresa. È la nostra ultima speranza? No, ce n'è un'altra.

Ipotesi #3: E ora qualcosa di completamente diverso 

La verità è che Star Wars non è un puzzle che puoi rifare, permutando gli elementi noti, per ottenere qualcosa di efficace e durevole. Questo capitolo, e la Walt Disney lo sa benissimo, è un Alfa e un Omega. La stagione dei sequel, rebook e remake è a un passo dalla saturazione. In questo, un nuovo capitolo della saga creata da Lucas non può che essere un Omega: si doveva passare attraverso un reboot di Star Trek, un tentativo di reinvenzione di Terminator, un reinnesco di Jurassic Park, la trasformazione dei supereroi Marvel (e, per ora in teoria, dei concorrenti DC) in un multiverso multimediale stratificato di proporzioni inedite, e innumerevoli altre operazioni tra narrativa e fumetto, prima che lo scrigno si aprisse e qualcuno desse finalmente accesso alla madre di tutti i franchise. La saga a cui, per buona parte, dobbiamo l'esistenza stessa delle saghe cinematografiche, con il relativo successo economico.

Ma Il risveglio della Forza è anche un Alfa; deve esserlo, a livello commerciale, a fronte dell'investimento Disney e dei progetti in cantiere, alcuni già in corso (la serie animata Rebels, il videogame Battlefront), altri già annunciati (il film standalone Rogue One, autonomo ma nello stesso universo, e quello ventilato sul giovane Han Solo).

Le avventure della famiglia Skywalker hanno il vantaggio, a monte, di un corpus narrativo potenziale sterminato, ma anche la possibilità, iniziando ora, di spingersi oltre facendosi forza degli errori già fatti da altri. Però tutto, o quasi, dipenderà dal successo de Il risveglio della Forza, e in senso metaforico dalla fiamma che riuscirà a riaccendere. Può permettersi, la Disney, che si tratti di un film praticamente innocuo? Forse no. Può permettersi che sia una semplice sperimentazione autoreferenziale, destinata a far urlare sulle poltrone i fan della saga, ma solo quelli? Probabilmente, neanche questo.

Fa ben sperare, in questi termini, la presenza degli eroi della trilogia classica solo in modo parziale. A fianco, tra l'altro, dell'introduzione di due nuovi, giovani eroi, e di almeno un villain iconico – meno ingombrante, tra l'altro, di un Darth Maul, che in effetti aveva più design che utilità narrativa. Dei personaggi storici nei trailer abbiamo visto Han Solo, preponderante; c'è Leia, brevemente; di Luke Skywalker è noto il look barbuto, da maestro Jedi “Kenobi-style”, ma allo stesso modo è spiccata la sua assenza dal poster ufficiale. Le speculazioni a cui questa scelta ha dato il via sono note.

C'è chi ipotizza che Luke sia passato al Lato Oscuro, e sia lui a nascondersi sotto il casco di Kylo Ren. L'ipotesi è suggestiva, perché costringe a rileggere, in tutt'altra direzione, l'abbigliamento tendente al nero e il conflitto finale del giovane Skywalker ne Il ritorno dello Jedi. Inoltre, Mark Hamill ha un oggettivo vantaggio: essere la voce del Joker in molte serie animate di Batman, ruolo per cui serve un notevole talento vocale, di cui lui sembra essere pienamente in possesso. Una versione decaduta e negativa di Luke trarrebbe senz'altro beneficio da questa sua peculiarità d'interprete. Ma che il rumor sia vero oppure no, la vicenda ha un oggettivo vantaggio: aver costretto a rivedere la trilogia classica, prima ancora che il film sia uscito, sotto un'ottica diversa. Ed è proprio l'arricchimento di un universo già stratificato la carta migliore che Abrams può giocarsi, per fare in modo che la saga viva “happily ever after”, almeno dal punto di vista della profittabilità economica. Insomma, dipenderà anche dall'abilità del nuovo capitolo di essere… qualcosa di completamente diverso.