Questa non è una recensione cinematografica. Quella l'abbiamo già pubblicata nei giorni scorsi, firmata da Luca Morandi, dove ci si occupava della recitazione degli attori, dell'efficacia della regia, della credibilità dei dialoghi.

Questa è una recensione prettamente fantascientifica; in sostanza, vorrei spendere due parole dal punto di vista del semplice appassionato di fantascienza.

Un appassionato di fantascienza che ha anche visto migliaia di film ha una sorta di personalità bipolare. Guarda un film con una parte di lui che dice "questo attore ha sempre la stessa espressione", e "ma c'è proprio bisogno di fare infodump in questo modo?" e cose del genere, mentre l'altra parte del suo cervello sgrana gli occhi e dice "figata!"

Diciamo quindi che questa parte del mio cervello si è divertita parecchio a vedere Terminator Genisys. Chiariamo, è vero che mi basta sentire il motivetto "tututu-tutu" per accendere il dispositivo di esaltazione, ma è anche vero che Terminator Salvation e quel film che ho rimosso uscito tra T2 e Salvation mi avevano lasciato con l'amaro in bocca.

Genisys invece no. Perché Genisys è  un film fatto per i fan di Terminator, e assomiglia, come ho scritto nel sommarietto, all'operazione che era stata fatta con Ritorno al futuro II; solo che in più qui ci sono i robot assassini.

Riferimenti, citazioni? No, il discorso qui è ben diverso. L'idea è rifare il film originale con le modifiche portate dalla linea temporale modificata. Il film comincia, come il Terminator originale, con scene della guerra post giorno del giudizio con voce narrante. Le cose poi si svolgono un po' diversamente, ma arriviamo allo stesso risultato: Skynet manda indietro un T800, gli umani mandano indietro Kyle Reese.

Da questo punto quasi tutto il primo tempo è uno spettacolare e ben riuscito incastro di scene di Terminator e Terminator 2 ricreate e modificate. Gli eventi sono quasi gli stessi, ma si svolgono in modo diverso. Kyle Reese ruba i pantaloni allo straccione e si rifugia nel magazzino di vestiti, si mette le stesse scarpe Nike, ma non sta scappando dai poliziotti ma da un terminator T1000 che assomiglia dannatamente a quello di T2.

C'è persino una piccola scena presa quasi di peso dal pilot di Sarah Connor Chronicles. Non sono in grado di dire, purtroppo, se ci siano riferimenti a quel film venuto dopo T2, perché come dicevo, l'ho rimosso. Non c'erano terminator donne né inseguimenti con le gru, che sono gli unici vaghi dettagli che mi affiorano alla mente.

Una recensione fantascientifica però deve anche fare i conti con i conti che non tornano. Quando si parla di viaggi nel tempo mi viene l'emicrania, come dice Kyle Reese, e ci sta che, insomma, non tutto torni o abbia senso.

Alcune cose sono discutibili: per esempio, avendo a disposizione un solo viaggio nel tempo e dovendo decidere se andare nel 1997, quando era previsto il Giorno del giudizio, o nel 2017, seguendo il "nuovo ricordo" di Kyle, il buon senso direbbe: andiamo nel 1997, male che vada aspettiamo vent'anni, ma niente, nessuno ci pensa.

Ci sono però due grossi punti interrogativi che restano aperti. Chi ha mandato "papà" indietro nel tempo a proteggere Sarah Connor, e perché Skynet è stata "spostata" dal 1997 al 2017. Magari ce lo diranno in Genisys 2

Una spiegazione però posso proporla, anche se non è probabilmente quella "pensata" dai produttori. Questo "collasso" delle trame di Terminator 1 e 2 una dentro l'altra dà l'idea di una continuum temporale messo in crisi dalle continue riscritture. È diventato una sorta di loop temporale, con Skynet e ribelli che continuano a modificare il passato e a riviverlo sempre diverso. Può starci allora che ci siano "pezzi" rimasti da modifiche precedenti, magari dimenticate perché parzialmente riscritte.

In fondo Terminator è la metafora di se stesso. È una saga che può continuare a fare reboot e remake di sé stessa semplicemente con dei sequel. Volendo si può anche immaginare che qualche modifica temporale in epoche ancora precedenti abbia alterato i geni della famiglia Connor trasformando Linda Hamilton in Lena Heady e in Emilia Clarke, perché no.

E a questa battuta potete sorridere alla maniera di "Papà", se volete.