Delos 20: Pensiero Stocastico Pensiero Stocastico

di Roberto Quaglia

IL SILENZIO

DI INTERNET

OVVERO: SPERDUTI IN UN'ISOLETTA DI PAROLE NELL'ETEREO MARE VIRTUALE

Roberto Quaglia, ovvero il rappresentante della fantascienza del nostro Paese più famoso all'estero e più sconosciuto in Italia, continua a fare tante domande e a rifiutare tutte le risposte. Ugo Malaguti ha detto di lui: "è un genio".

E' curioso notare come ciò che più di ogni altra cosa consiste in rumore di fondo, sia così silenzioso. Internet è l'emergente regno del rumore di fondo. Chiunque abbia qualcosa da mostrare al mondo intero, da oggi lo può fare, grazie al magico World Wide Web. Poiché il livello dell'umanità è basso, gran parte di ciò che viene mostrato su Internet possiede già oggi un grado di significatività paragonabile al brusio di una fiera popolare, ma scenderà ancora. Nondimeno, Internet è incredibilmente silenzioso. I silenzi di Internet, hanno diverse nature.

Il più tipico dei silenzi, il silenzio acustico, non è destinato a durare. La dotazione, sempre più frequente, di schede audio per i computer domestici, unitamente all'incrementare delle velocità di calcolo dei processori, di memoria RAM e, soprattutto, di velocità di trasmissione dei dati attraverso le linee telefoniche, renderà presto il silenzio acustico di Internet un dolce ricordo. Già oggi esistono ciber-radio che trasmettono su Internet in tutto il mondo, permettendo al surfista di colmare i vuoti cerebrali con una costante erogazione di suoni. In futuro, quando il sottofondo acustico sarà la regola, il surfista raffinato potrà scegliere di disattivare il suono durante la navigazione, ma naturalmente l'ultra sofisticata versione di Windows che ci sarà per allora si opporrà energicamente a tale sano proposito, discretamente celando in luogo impossibile a trovarsi il sacrosanto menù di disattivazione del sonoro. Il Buon Gates, infatti, avrà i suoi buoni e segreti ma ovvi vantaggi da trarre dal fatto che gli sprovveduti navigatori su Internet patiscano l'ascolto coatto di pubblicità sonora durante le loro povere pellegrinazioni per i meandri della Rete.

Intanto, però, Internet è ancora acusticamente silenzioso. Quando navighi, il monitor ti guarda muto, centellinando i bit da mostrarti (è sempre tutto intasato dappertutto), concedendosi alle segnalazioni acustiche soltanto quando Netscape ogni tanto, ineluttabilmente, s'inchioda. E' sufficiente distogliere lo sguardo dallo schermo per fare cessare la penetrazione di Internet nel tuo cervello. Con la televisione, invece, complice un ottimo audio, i jingles della pubblicità t'inseguono anche quando per un po' di tregua vai a rifugiarti al gabinetto, così stampandosi per troppo tempo in qualche tuo incolpevole banco di neuroni remoti. E in questi casi non puoi neanche togliere l'audio, altrimenti come fai a sapere quando reinizia il film?

Ma altri e più curiosi sono i silenzi di Internet. Silenzi meno evidenti, tuttavia assai significativi e destinati a lievitare in futuro. Per illustrare tali silenzi, sono d'uopo un paio di esempi pratici.

Decidiamo di contribuire alla più grande biblioteca del mondo, allestendo alcune pagine HTML che quindi immettiamo nel Web, a disposizione di tutta l'umanità. Dotiamo le pagine di contatori, per contabilizzare la percentuale di umanità che visionerà il nostro lavoro, e attendiamo fiduciosi. Il silenzio assoluto è la prima solenne risposta dell'umanità. Giorni e settimane, e fors'anche mesi trascorrono invano, mentre i nostri contatori ostinatamente tacciono, fatta eccezione che per ricordarci quante volte noi stessi abbiamo inconsultamente ricaricato le nostre stesse pagine. E' incredibile! Abbiamo eventualmente infarcito le nostre pagine dei più interessanti temi, e delle più preziose informazioni, eppure il frenetico villaggio globale perennemente connesso ad esse non le degna neppure di uno sguardo. Essere nel centro della più colossale megalopoli del mondo, e non venire notati da nessuno. Ci si può immaginare silenzio maggiore? Certo che si può. Internet offre questo ed altri silenzi. Ricorriamo infatti al trucco dei motori di ricerca; segnaliamo le nostre pagine ovunque, investiamo settimane di lavoro per urlare ai ciberventi la nostra presenza in Rete. E, lentamente, il silenzio apparentemente s'incrina. I contatori iniziano a macinare i primi anonimi accessi. E qui scopriamo che la quantità dei visitatori è di solito inversamente proporzionale alla qualità e specificità delle nostre pagine. Per gioco creiamo una pagina intasata di sole parole volgari di stampo sessuale, nelle lingue che conosciamo, e l'immettiamo sul Web, al fianco delle altre. E in un baleno un contatore impazzisce. La nostra volgarpagina risulta frequentata da migliaia e migliaia di misteriosi esseri umani, che accedendo ad essa non trovano nulla che abbia il benché minimo senso. Il nostro precedente silenzio diviene così all'apparenza un immane frastuono, ma è un'effimera illusione. Il silenzio, in realtà, è più incalzante di prima. Il presunto frastuono è in realtà infatti solo la cifra di un contatore che sale. Tutto il feedback che riceviamo dall'interesse di migliaia e migliaia di solitari navigatori è la visione di un numero che cresce e, non trattandosi del nostro conto in banca, è subito chiaro che per noi nulla sta in realtà cambiando. I nostri sforzi, pur premiati dal risultato dei contatori che salgono, si risolvono in ciò che possiamo continuare a chiamare un immane silenzio.

Per fortuna ci sono i guestbook, i registri degli ospiti, sui quali chi passa può lasciarci un riscontro più definito rispetto al mero scatto del contatore di turno. La qualità del risultato si misura nella seguente osservazione: confondete il vostro personalissimo guestbook assieme ad una decina di guestbook di perfetti sconosciuti, e poi provate a distinguerlo. Probabilmente, non ci riuscirete, a meno di esservi voi stessi preventivamente lasciati su di esso un messaggio, o avere indotto qualche amico o parente a fare così. L'omogeneità dei messaggi che si ritrovano sui guestbook equivale a un ulteriore indistinto brusio e quindi, intrinsecamente, l'ennesimo implacabile ineludibile silenzio.

Il silenzio, infatti, emerge come la categoria di ciò che - potendo essere - non è. Una potenzialità abortita. Un'aspettativa elusa. Una promessa mancata.

E ancora! Il silenzio di Internet si propaga anche al cosiddetto mondo reale. L'attenzione chiusa su ciò che ci pare apparire sul monitor, il nostro udito si disinteressa dei suoni che per milioni di anni hanno costantemente permeato i timpani di tutti gli esseri umani. Il vociferare della gente, che a tal modo c'informa e s'informa che c'è. I suoni della natura (categoria già dismessa per l'ipertrofia dell'agglomerazione urbana). Il fastidioso rombo del traffico, che ha la sola virtù di evocare in noi l'idea e il desiderio che esso cessi. E inoltre, quando Internet ci tiene avvinghiati al suo terminale, tace anche il nostro telefono, poiché di solito stiamo utilizzando la linea per collegarci via modem. Il silenzio dei nostri amici, dunque, che non possono neppure telefonarci. E infine, il silenzio totale del mondo reale, rappresentato dal fatto che quando siamo collegati ad Internet, tutto il resto scompare alla nostra attenzione, e quando vogliamo navigare per una decina di minuti, invariabilmente siamo risucchiati via da qualche riflusso e non ci stacchiamo prima che troppe ore dopo, lasso di tempo nel quale ci ritroviamo del tutto sordi rispetto al cosiddetto mondo reale.

E Internet è la cartina di tornasole ove meglio si rappresenta, e sempre meglio si rappresenterà, in futuro, senza trucchi, la reale essenza dell'umanità. Un luogo che non è un luogo dove persone che non sono persone compiono azioni che non sono azioni che sortiscono effetti che non sono effetti. Una cosa che sarebbe molto zen, se lo zen fosse davvero lo zen, ovvero qualcosa che nessuno sa cosa sia. E su Internet le regole di comportamento si autogenerano, autoorganizzano, autoaggiornano ed autodistruggono spontaneamente, così come è sempre stato nel mondo reale, inseguite a stento e invano da presuntuosi tentativi di legge che nessuno rispetta. Anche la legge non riesce a farsi udire, su Internet, come evidentemente è naturale che sia. Un altro silenzio, dunque. Internet è un ecosistema in evoluzione, e l'evoluzione segue le proprie regole naturali, scrollandosi di dosso con noncuranza le vane briglie di qualche presuntuosa legge scaturita dall'insignificante microcosmo di uno zelante ma impotente legiferatore.

Il silenzio di Internet, in definitiva, non è che una ben percepibile manifestazione del Gran Silenzio dell'umanità.

Per fuggire il silenzio, probabilmente, bisogna appartarsi dall'umanità.

Quanto detto sinora, comunque, è per intuibili motivi già da domani mera archeologia.

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