La sua vita ha un punto di svolta quando acquista un nuovo sistema operativo che promette un salto evolutivo: a interfacciarsi con il proprietario sarà una intelligenza artificiale, concepita per adattarsi al suo utente di riferimento. Le domande dell'installazione saranno fondamentali per dare il via alla interazione uomo/macchina, sin da quella che poi cambierà tutto: voce maschile o femminile?

Quello che accadrà è che la scelta della voce non sarà solo un dettaglio, ma darà una vera e propria vita digitale al sistema, che tecnicamente si chiama OS1 ma che alla domanda di Theodore "qual è il tuo nome?" deciderà di chiamarsi Samantha. Samantha, che non ha volto ma solo una voce, doppiata in originale da Scarlett Johansson attingerà alle informazioni che raccoglie dallo stesso Theodore in lunghe chiacchierate, nonché dai suoi dati personali per conoscere meglio colui che, da semplice utente di un sistema, diventerà per lei un amico, un compagno, un amante.

Il sentimento è ricambiato, pur se con qualche riluttanza, da Theodore.

Anzi, scopriremo pian piano che anche altri esemplari di questa nuova generazione di software stanno sviluppando personalità simili. Scopriremo che scelgono i loro amici e compagni e che cominciano anche ad aggregarsi in comunità composte sia di altri SO che di altri umani. Inoltre molti umani considerano "fico" avere come partner o amico un SO. Chiave narrativa importante di ogni storia d'amore è la difficoltà che si oppone al suo concretizzarsi. Su questa linea narrativa, quello che emerge è che la faccenda non cambia molto rispetto al rapporto tra umani. La qualità dell'intelligenza artificiale di Samantha, la sua grande capacità di calcolo e di raccolta informazioni, la rendono sempre nuova e frizzante, ma è una euforia tipica di ogni rapporto al suo inizio, dopo il quale il confronto con la quotidianità è il vero momento di prova. Passata l'euforia, Theodore non si comporta diversamente da altre storie d'amore nelle quali i partner sono restii a dare tutto di se stessi, nella paura di restare feriti.

Per ammissione dello stesso regista, la speculazione sul rapporto tra intelligenza artificiale ed esseri umani, tra questi e le nuove tecnologie è sullo sfondo. Jonze è più interessato a farci comprendere che la storia tra Theodore e Samantha non è, da un punto di vista emotivo, diversa da quella tra un uomo e una donna. Gli ostacoli sono gli stessi, in particolare Jonze ritiene che il più difficile da sormontare sia il naturale cambiamento, l'evoluzione continua che ci porta oggi a essere diversi da ieri e da come saremo domani.

Ostacolo portato all'estremo nel caso di una intelligenza artificiale che cresce con velocità superiore a quella umana.

Non manca il confronto tra ciò che naturale per Thedore e quanto lo è per Samantha.

Il concetto di fedeltà è valido per una intelligenza che può parlare in multitasking con migliaia di persone? Jonze non dichiara apertamente un'affinità con il concetto turinghiano di intelligenza artificiale, però è difficile, alla luce di quanto scrisse Turing (1912-1954) nel suo già citato articolo, "Può una macchina pensare?" del 1950, non trovare delle incredibili coincidenze. Gli OS supererebbero il test di Turing? È molto interessante un momento di confronto tra Theodore e Samantha, quando lui le rinfaccia di imitare il respiro.

Se un umano ricevesse una telefonata da un OS così adattivo, riuscirebbe a distinguerlo da un umano? Forse no.

Certo è che le dinamiche di apprendimento di Samantha ricordano gli articoli di Turing sulla possibilità di creare intelligenze artificiali in grado di apprendere e crescere. Jonze però non sembra interessato a descrivere i processi cognitivi dell'intelligenza artificiale, ma quelli emozionali e i problemi che gli umani affrontano nel doversi confrontare con soggetti che assurgono a loro pari. Anche se con qualche battuta a vuoto e qualche lungaggine, per non parlare di un incomprensibile salto logico sul destino finale degli OS (vanno verso la singolarità tecnologica o spariranno in un limbo? Chi lo sa).

C'è però una speranza, sembra dirci il finale di Her. Il coraggio che una delle parti ha di mettere punto, quando comprende che la diversità è insormontabile, e fa l'unica cosa che col senno di poi è intelligente: lascia l'altro/a.La risposta alla citata obiezione "la creazione di macchine pensanti sarebbe troppo terribile”, trova una replica.