Improvvisamente se li trovò tutti attorno, una folla vociante di uomini, donne, bambini, soprattutto tanti bambini che schiamazzavano. Per un istante, si sentì gelare il sangue, era come il rinnovarsi di un incubo che credeva di essersi lasciato alle spalle. Poi capì, non erano ostili, solo curiosi, la normale curiosità della gente di un villaggio sperduto e quasi privo di contatti con il mondo esterno, al raro arrivo di un forestiero.E parlò, nel suo spagnolo smozzicato raccontò quella parte della sua vita di cui poteva dire.

- Hombre, Griffin ingles, tu es loco -, commentò un paesano. - Se vuoi venire a vivere in questo posto dimenticato da Dio.

- Zitto Luis!

Una ragazza, una giovane donna si era fatta largo in mezzo alla folla. Si avvicinò a Griffin e gli passò una mano sul viso.

Lui la guardò con attenzione: le era giovane, molto bella, di una bellezza statuaria se non fosse stato per gli occhi bianchi privi di sguardo, ma aveva qualcosa, come la saggezza di una divinità millenaria, una di quelle deità i cui lineamenti scolpiti non sono scalfiti dal trascorrere dei secoli. Gli sembrò che quelle dita sondassero sotto la sua pelle, dentro di lui, fino a raggiungere le profondità dell'anima con un senso misterioso sconosciuto ai vedenti.

- Tu sei un hombre bueno -, sentenziò la donna che più tardi Griffin seppe chiamarsi Isobel. - Ma hai molto sofferto, la vita non è stata tenera con te.

Dopo quelle della donna, altre mani sfiorarono il suo volto. Griffin lasciò fare: pareva un modo normale di comunicare e riconoscersi fra persone cieche; era quasi ironico pensare che anche se avessero avuto una vista perfetta, nessuno di loro avrebbe potuto guardarlo in faccia.

Passato il primo momento di curiosità, la folla cominciò a diradarsi. Uno dopo l'altro i paesani tornavano alle loro incombenze, e Griffin non poté fare a meno di sorridere: trovarsi in mezzo a una folla e non doversi nascondere, e non rischiare un linciaggio, era una novità per lui.

Dopo un po' di tempo, era rimasto solo con Isobel.

- Hai un posto dove riposarti e da mangiare? -, chiese la donna.

- Ho una tenda che potrei montare in qualsiasi spazio libero -, rispose Griffin. - E ho del cibo in scatola.

- Così potrai dire malissimo della nostra ospitalità -; disse lei. - Non mi sembra proprio il caso, vieni a casa mia.

- Ma la tua famiglia...

- Non ho famiglia, vivo da sola.

Fu lei a prenderlo sottobraccio e a fargli strada. Una volta di più, Griffin notò con stupore quanto poco la loro menomazione sembrasse essere di impedimento a quella gente. Lei si muoveva con passo sicuro come se ci vedesse, o come se conoscesse a memoria ogni ciottolo della strada.

La casa della donna era forse più dimessa delle altre, ma Griffin non ci fece caso: mangiarono dividendo le provviste dello zaino di Griffin e il pasto che Isobel aveva già preparato per sé: tortillas e patate bollite. Isobel commentava entusiasta ogni boccone di carne in scatola: per lei, era una prelibatezza esotica.

Poi lei gli fece posto sul suo giaciglio per la siesta: un saccone riempito di foglie secche di mais, ma Griffin non si accorse certo della scomodità. Quanto tempo era che non stringeva una donna al suo fianco?

Nel pomeriggio passò un ragazzo ad annunciare che gli anziani del villaggio volevano parlare con “Griffin, el ingles”.

La stanza era in penombra, e Griffin che stentava a orientarsi, incespicò e dovette essere aiutato a non cadere: era paradossale che dei ciechi dovessero prestare un simile aiuto a una persona vedente, ma per loro evidentemente le condizioni di illuminazione non avevano importanza.

Erano una dozzina di persone, uomini e donne, dai volti e dalle mani rugose, vestivano gli stessi abiti che portavano i segni di infinite rattoppature degli altri campesinos, ma a Griffin parvero quasi degli antichi senatori romani; le orbite degli occhi senza iridi accentuavano la somiglianza con antiche statue e busti.

- Abbiamo saputo -, disse un uomo. - Che intendi stabilirti qui da noi. È vero? È questa la tua intenzione?

- Si -; rispose Griffin. - Se siete disposti ad accettarmi.

- Posso chiederti il perché? -, aggiunse l'uomo. - Questo è un posto dimenticato da Dio dove gli stranieri arrivano piuttosto mai che di rado. Hai forse problemi con la legge?

- Ho un brutto passato alle spalle -, replicò Griffin. - Io non ho fatto del male, ma molto male è stato fatto a me.

Il vecchio sospirò, e gli altri anziani si strinsero attorno a lui, come se in mancanza della vista si svolgesse fra loro una conversazione telepatica, ma sicuramente avevano già discusso il suo caso prima di convocarlo.

- Il tuo passato ti appartiene -, disse l'uomo. - È solo tuo. Noi ti giudicheremo da come ti comporterai d'ora in poi. Sappi però che siamo gente povera, non abbiamo nulla da offrirti tranne quello che ti guadagnerai col tuo lavoro.

- Mi sta bene -, rispose Griffin.