Potete aver apprezzato o meno Interstellar, averne evidenziato pecche o incongruenze, espresso sul film un giudizio positivo o negativo, ma un merito va comunque riconosciuto a Nolan e al suo film, ha riportato un po' di sana discussione sugli argomenti della fantascienza.

Insomma il merito del film è stato proprio quello di spingere alla riflessione e alla discussione.

Su quest'onda ho deciso di rivedere altri tre film di Christopher Nolan: Memento, The Prestige e Inception, e, taccuino alla mano, ho avuto modo di notare come alcune tematiche siano in realtà ricorrenti sia in questi film che in Interstellar dandomi lo spunto per questo articolo. In particolare ho appuntato l'attenzione su: unicità e molteplicità, tempo, percezione della realtà ed emozioni.

Prima di proseguire nella lettura vi avviso che do per scontato che abbiate visto i quattro film quindi parlerò liberamente delle trame anche spoilerando se necessario.

Partiamo da Memento. Si tratta di un noir a tutti gli effetti, ma la particolarità, l'elemento se vogliamo “fantastico”, è rappresentato dalla patologia di cui soffre il protagonista in seguito ad un trauma: amnesia a breve termine. In pratica dimentica rapidamente tutto ciò che avviene nell'immediato, riuscendo però a trattenere ricordi più vecchi. L'emozione che lo spinge è il desiderio di vendetta nei confronti di chi (a suo dire) gli ha stuprato ed ucciso la moglie e lui, avvalendosi delle sue capacità di detective assicurativo, gli dà la caccia.

Ecco che qui: la molteplicità è rappresentata dai ricordi, quel flusso di numerose informazioni che determina le esperienze quotidiane e in definitiva la personalità dell'unico individuo e che potrebbero condurre il protagonista alla soluzione del caso.

Ma la domanda è: cosa succederebbe se questi ricordi si cancellassero nel giro di pochi minuti? L'unico individuo dovrebbe ricominciare da capo, ma sarebbe lo stesso individuo di prima o qualcuno completamente diverso, quindi un multiplo di se stesso (ed ecco che fa capolino la molteplicità dell'individuo)?

Il flusso di informazioni nel film è ben rappresentato dalle foto che il protagonista scatta, dai tatuaggi (interessante simbolo dei segni visibili e invisibili che la vita lascia su ciascuno di noi) che ricoprono il suo corpo, dai documenti e dalle annotazioni scritte (la scrittura è essenziale, tanto che il protagonista è perduto senza una penna ed un foglio). Il montaggio utilizzato da Nolan, poi, costringe a rivedere all'indietro la storia (la prima sequenza è in realtà cronologicamente l'ultima), ricominciando ogni volta da capo e dando l'impressione che il singolo protagonista sia in realtà non un individuo in evoluzione, ma più persone così come la sua storia diventa più storie a tal punto che la verità vera sulla sua storia risulterà non perfettamente conoscibile (ha ucciso lui la moglie con l'insulina, si è realmente vendicato?). Troviamo quindi un tempo non lineare, quasi svolto in contemporanea davanti agli occhi dello spettatore mentre il concetto di realtà è allo stesso tempo estremamente soggettivo, come dimostra l'incertezza del protagonista determinata dal dubbio su chi egli sia veramente, dubbio continuamente instillato dal personaggio di Joe Pantoliano e anche se il protagonista afferma di seguire ordine e metodo forse è solo una mera illusione perché viene guidato da altri che sfruttano la sua voglia di vendetta.

Passiamo a The Prestige. Sin dalla prima inquadratura la molteplicità è evidente con la sequenza dei tanti cappelli. Qui

Tutti i mondi di Nolan.
Tutti i mondi di Nolan.
l'emozione, il sentimento che spinge, è ancora la vendetta per una moglie morta con contrappunto di senso di colpa che si trasforma in rivalità accesa per la gloria nel prevalere agli occhi di tanti (il pubblico), per i quali risultare l'unico (Illusionista Migliore del Mondo). La concezione del tempo qui è più lineare, cronologica, anche se il prestigio cerca proprio di alterare il velo stesso del tempo e della realtà, mettendo in dubbio addirittura l'identità stessa dei due protagonisti/antagonisti.

Oltre alla molteplicità e all'unicità questo film parla del doppio, la base del prestigio del trasporto umano è costituita proprio dal doppio, e nella parte centrale del film entrambi gli illusionisti hanno un doppio, ma la differenza è che mentre per il personaggio di Hugh Jackman il doppio è un prezzolato che si rivolterà contro di lui, per quello di Christian Bale (come scopriremo solo alla fine) il doppio è il suo gemello, che non solo condivide con lui la gloria del palcoscenico ma addirittura la vita tanto che la mutilazione di uno diviene mutilazione dell'altro, la donna dell'uno quella dell'altro. Entrambi, insomma, vivono due mezze doppie vite per formarne una, in un tempo (stavolta) dimezzato e raddoppiato e in una realtà indistinguibile dall'illusione del prestigio.