Andare per fumetti alla ricerca di sentieri poco battuti permette di riscoprire serial che possono riservarci sorprese, sconfinamenti artistici e inaspettati ritorni alla ribalta. La bande dessinée francese è uno di questi crocevia, un territorio così vasto da ospitare produzioni editoriali quasi sconosciute nel nostro paese, paradossalmente anche quando ne è uno dei realizzatori.

Da più di mezzo secolo a questa parte, un intreccio di collaborazioni unisce gruppi di professionisti italiani con il mercato d'oltralpe in un simbolico ponte fatto di carta e inchiostro di china. Tutto nasce negli anni Cinquanta attraverso le produzioni destinate alle Editions Lug di Marcel Navarro e Auguste Vistel, che da Lyon si rivolgono presso gli studi fumettistici di Roma e Milano. La casa editrice dal nome celtico a partire dal suo esordio attinge molto dall’Italia, sdoganando in Francia personaggi già rodati come Tex, Blek Macigno e Capitan Miki, a cui si aggiungono nel 1962 serie inglesi come Dan Dare e i comics americani della Marvel nel 1969.

Nel corso della crescita delle sue riviste, la Lug sviluppa poi una linea di serie autonome creando il proprio parco di personaggi, un mondo articolato e ricco, carico di sense of wonder, che dopo il passaggio alla Semic alla chiusura della casa editrice continuerà a prosperare fino ad oggi, confluendo nel syndacate internazionale Hexagon Comics.

Il ventaglio di produzioni in cui si misurano le agenzie italiane (insieme a quelle francesi e ispaniche) è vasto, l’offerta di intrattenimento della Lug tocca tutti i generi. Nel 1963 inizia con il tarzanide Zembla creato dal duo Pedrazza e Oneta, per arrivare nel 1970 al supereroistico Pilote Noir di Gazzarri e Casabianca, nel frattempo l’avventura è ben presente con indiani mascherati, corsari e cow boy esperti di arti marziali.

Dopo il debutto fantasy di Gun Gallon del 1968, la fantascienza diventerà anch’essa parte integrante delle testate e, cosa singolare, lo farà grazie a un protagonista del tutto negativo, Wampus.

Talmente fuori dai canoni da far intervenire la censura dopo appena sei episodi, il cattivissimo alieno scritto da Franco Frescura e disegnato da Luciano Bernasconi ha un solo programma nel presentarsi al mondo: polverizzarlo quanto prima.

Scordatevi ET e i visitatori benevoli di Incontri ravvicinati, Wampus giunge sul nostro pianeta come una nemesi proteiforme, inviata per pessimi scopi dall’entità malefica chiamata la “Grande mente”.

Nel suo aspetto originario l’alieno è rappresentato come un umanoide filamentoso, caratterizzato da pupille a forma di freccia e un gusto spiccato verso ogni tipo di crudeltà, che dispensa a piene mani tramite i poteri che lo rendono quasi

invincibile.

La capacità di emettere raggi incendiari dagli occhi e quella di assumere qualunque aspetto, umano o animale, discostano Wampus dalle similitudini con illustri villain come Fantômas, ma la sua psicologia di personaggio dedito al male assoluto, lo assimila allo stesso ruolo di antagonista (o diábolos) per eccellenza. È inevitabile che una figura così titanica debba trovare un personaggio speculare per creare dinamismo alle proprie storie. Questo ruolo equilibrante è affidato alla presenza di Jean Sten, un agente segreto francese, che fa da unico elemento di contrasto delle macchinazioni del mostro, di cui tenta di arginare gli effetti devastanti.

Mica facile. Tra i disordini provocati su scala planetaria dall’America al Giappone, l’Europa è quella che ne fa le spese peggiori e la città di Londra cadrà, spazzata via da un’esplosione nucleare.

Forse un po’ troppo per un fumetto destinato a un pubblico giovanile.

La mannaia della censura francese è più forte degli sforzi di Sten e interrompe la corsa di Wampus riducendolo al silenzio dopo l’episodio n. 6 - “Toilette du Bourreau”.

Intanto, le edizioni Naka di Giorgio Casarotti e dello stesso Marcel Navarro sul finire degli anni Sessanta propongono alle edicole italiane delle testate legate al fantastico come gli albi di Bob Lance (di Carpi e Bernasconi) e la rivista Psyco diretta da Carpi e Castelli. A cavallo di queste uscite ritroviamo i fascicoli dell’alieno carogna, per l’occasione affiancato da altre due serie disegnate rispettivamente da Leone Frollo e da Giorgio Trevisan, ;;;che ne completano l’albo.

Il mensile brossurato Wampus entra così a lasciare un segno nel nostro fumetto, rivolgendosi a un pubblico adulto e ricorrendo a copertine pittoriche originali, molto diverse da quelle dell’edizione francese. La prima e la settima sono opera di Alvaro Mairani, illustratore de L’Intrepido dal gusto e dalla tecnica vicine a Walter Molino, ma sul retro del numero uno e nei fascicoli dal due al sei entra inaspettatamente in campo un artista più che familiare ai cultori della SF. Si tratta di un apocrifo Karel Thole, che pure in assenza di firma, non ha nessuna difficoltà a farsi riconoscere al primo sguardo.