Tre anni dopo la scomparsa del 2% della popolazione mondiale (circa 140 milioni di persone) coloro che sono rimasti cercano in qualche modo di superare il trauma e continuare la loro vita quotidiana, ma non è una cosa facile. Kevin (Justin Theroux, Mulholland Drive), a capo della polizia della cittadina di Mapleton, al momento dell’Evento stava facendo sesso con una donna conosciuta poco prima e da allora il suo equilibrio mentale non è affatto stabile. 

A complicare le cose vi sono le non facili relazioni familiari sia con i due figli Tommy (Chris Zylka) e Jill (Margaret Qualley), sia col padre (Scott Glenn), ex poliziotto lui stesso ora rinchiuso in un istituto psichiatrico. La moglie Laurie (Amy Brenneman, Giudice Amy), che in relazione all’Evento ha subito un profondo shock emotivo del quale Kevin non è al corrente, ha rotto con la famiglia e fa oggi parte di un’inquietante setta i cui adepti non parlano, vestono solo abiti bianchi e fumano ininterrottamente (Fumando proclamiamo la nostra fede, è il loro motto). 

A capo della setta dei Colpevoli Rimasti c’è Patti (Ann Dowd, Masters of Sex) che alla vigilia della scomparsa aveva confidato a Laurie di sentire che un qualcosa di apocalittico stesse per accadere. L’ex reverendo Matt (Christopher Eccleston, Doctor Who) ha preso malissimo il fatto che la Dipartita non l’abbia interessato, lui buon cristiano, mentre molti ‘peccatori’ sarebbero stati tra gli inclusi. La questione lo ossessiona, al punto che passa le sue giornate stampando dei volantini nei quali svela peccati e vizi degli scomparsi. (Nota di contesto: secondo le credenze di certe sette cristiane evangeliche di oltreoceano coloro che hanno abbracciato la fede in Gesù Cristo sarebbero degli eletti che verranno ‘rapiti’ e portati nell’alto dei cieli a incontrare il Signore, lasciando invece tutti i non convertiti sulla Terra ad aspettare l’Apocalisse.) 

Nora (Carrie Coon), la sorella dell’ex reverendo, non se la passa affatto meglio: tre anni prima infatti sono scomparsi sia il marito sia i due figli piccoli, e lei vive ormai tra assurde paranoie e sensi di colpa, il che però non le impedisce di sviluppare un legame col poliziotto Kevin. Tutte queste relazioni interpersonali e altre ancora si intrecciano mentre la setta dei Colpevoli Rimasti, che rinfaccia al resto della popolazione di aver dimenticato gli scomparsi, prepara un’azione forte per costringere tutti quanti a ricordare...

Per la prima volta la pay-tv HBO, diventata nel corso degli anni una vera e propria fucina di serie cult di altissima qualità (I Soprano, Six Feet Under, True Blood, Il trono di spade), si allea con una major come la Warner Bros. per la produzione di una nuova serie. I creatori sono Tom Perrotta, autore del romanzo di partenza (pubblicato in Italia dalle Edizioni E/O), e Damon Lindelof, co-autore di un’altra serie culto come Lost. Il tono tuttavia è lontanissimo da quello della serie prodotta da JJ Abrams. In The Leftovers c’è poca azione e lunghi - o pochissimi - dialoghi, l’atmosfera è straniante, quasi allucinata, onirica, come un sogno inquietante dal quale non si riesce a svegliarsi. Del resto Lost era un prodotto destinato ad una TV generalista (la ABC), mentre in questo caso il marchio HBO garantisce se non altro la possibilità di poter uscire dagli schemi rigidi che dettano legge nel mondo dei grossi network televisivi. 

Questo essere, come prodotto di intrattenimento televisivo, molto al di fuori dei soliti canoni della tv commerciale è uno dei principali punti di forza di questa serie, nella quale il disagio esistenziale si traduce anche in una specie di ‘spiacevolezza’ durante la visione. Nell’ottimo cast spicca una straordinaria Ann Dowd in un ruolo niente affatto facile ma anche l’attore e regista Justin Theroux (che tra le altre cose ha anche scritto la sceneggiatura di vari film, tra i quali Iron Man 2) è perfetto nel ruolo del tormentato protagonista, ben lontano dall’essere l’integerrimo role model di tanti personaggi al centro di serie tv americane. La colonna sonora del compositore tedesco Max Richter alterna vaste sezioni di sonorità dissonanti e disarmoniche con un potente e struggente tema principale. 

Stephen King recensendo nel 2011 per il New York Times il libro di Perrotta scrisse che “The Leftovers è semplicemente il migliore episodio che non si è mai visto di Ai confini della  realtà, non I mostri in Maple Street ma I mostri di Mapleton”. Tutto sta poi vedere quale sia la definizione di mostruosità che si vuole adottare. Sono più mostruosi nella loro (perlomeno apparente) indifferenza coloro che hanno cercato di continuare al meglio la loro esistenza o coloro che si sono trasformati in fanatici religiosi convinti di poter dare lezioni a tutti gli altri?  

Ancora una volta comunque la HBO ha fatto centro, proponendo un solido dramma esistenziale nel quale i personaggi principali si trovano a dover gestire, non solo dal punto di vista emotivo ma anche da quello razionale, la scomparsa improvvisa di persone care e sul conseguente bisogno di dare un significato anche alla propria vita. Mistero iniziale a parte nel corso dei dieci episodi che compongono la prima stagione l’aspetto prettamente fantastico è mantenuto al minimo, sebbene una sensazione quasi di costante irrealtà pervade tutto. Vi sono comunque anche altri enigmi da risolvere: il protagonista principale vede strani bagliori nel bosco e tombini che esplodono improvvisamente, ma è tutto successo davvero o solo nella sua immaginazione?  

Il fascino risiede nelle domande che il racconto solleva. Dare una risposta a tali quesiti da un lato potrebbe apparire necessario ma al tempo stesso è un grosso rischio. I produttori della serie potrebbero anche compiere l’ardita scelta di non fornire necessariamente allo spettatore una risposta chiara e univoca (come Perrotta del resto fa nel suo libro) ma lasciare ad ognuno una propria interpretazione. Naturalmente c’è il fatto che Lindelof stesso come co-sceneggiatore ha sulla coscienza il famigerato episodio finale di Lost, approdato dopo varie stagioni di misteri, stimolanti invenzioni ed eccellenza di scrittura ad un deludentissimo finale, con tanto di chiesetta con annessa Porta Santa per il Paradiso, luce dell’aldilà e tutto il resto. Vedremo se stavolta se la caverà in maniera meno banale. Lo spettatore medio come reagirebbe di fronte a un non-finale? Il fatto che non tutte le domande che ci poniamo nel corso della nostra vita possano necessariamente avere una risposta sarebbe accattabile dal grosso pubblico? Vedremo. Nel frattempo la serie è stata rinnovata per una seconda stagione per cui l’enigma, per il momento, continua.