L'esercito delle 12 scimmie è un cerchio perfetto, per quanto non felice nella sua risoluzione, motivo per cui, quando Syfy ha annunciato la realizzazione di una serie basata sul plot del film, la prima domanda che i media si sono fatti era: come espandi una storia fondamentalmente autoconclusiva in un arco narrativo che, potenzialmente, può durare più stagioni?

La risposta è arrivata dai tre showrunner Natalie Chaidez, Terry Matalas e Travis Fickett, che hanno ammesso di essersi trovati davanti a una sfida: "Il nostro primo istinto è stato Non farlo" spiega Matalas, aggiungendo che lo script originale non nasceva come adattamento di 12 Monkeys (il titolo originale del film).

"Ma esplorando l'aspetto thriller/mistery della sceneggiatura di David e Jenna People" spiega Fickett "abbiamo visto la potenzialità di una serie sporca e realistica sui viaggi nel tempo."

Per farlo hanno dovuto allontanarsi dalla struttura originale e fare alcuni cambiamenti chiave alla mitologia affinché gli sceneggiatori al lavoro sulla serie avessero nuove strade da esplorare.

"Per esempio" racconta Matalas "Abbiamo passato più tempo in quel futuro che Cole chiama casa. Nel film lui viene strappato da questa prigione e non sei sicuro del perché sia lì. Per cui, anche se il nostro spunto iniziale è simile, il suo background e il suo arco narrativo è fondamentale per la storia di redenzione che stiamo cercando di raccontare."

Anche per la Chaidez questo è stato uno degli aspetti più piacevoli dell'adattare il film: "Quando vedi il mondo in cui vive il Cole di Bruce Willis pensi Wow, è fantastico. La prigione, tutte le ambientazioni, siamo stati in grado di ampliarli e visitarli. E Detroit (location principale della serie) ha aiutato molto per quell'atmosfera post-apocalittica. Che forse è triste per la città, ma eccezionale per il team della scenografia."

Senza contare che anche grazie a Batman V Superman: Dawn of Justice, Detroit sta vivendo una nuova vita come sorta di gigantesca location a cielo aperto.

Gli aspetti importanti del film verranno portati avanti, ma solo se funzionano nella storia del telefilm. Un esempio arriva dall'impossiibilità di cambiare gli eventi, come spiega Matalas: "Non puoi farlo in un telefilm con un lungo arco narrativo. In realtà, se puoi effettuare cambiamenti al tempo e alla Storia, gli effetti possono essere anche più devastanti del disastro che stai cercando di fermare."

E la posta in palio è altissima per Cole: "La sua missione può salvare sette miliardi di persone, ma per riuscirci deve fare delle cose orribili. Ma il suo scopo è salvare sé stesso: se cambia gli eventi cancellerà circa 30 anni di una vita orrenda."

I viaggi nel tempo offrono anche la possibilità di una narrazione non lineare, in cui i personaggi possono incrociarsi prima che tecnicamente uno abbia incontrato l'altro:

"Il pubblico è sofisticato e sveglio abbastanza ormai. Dopo Ritorno al futuro, Doctor Who e Star Trek, è in grado di capire questa timeline frammentata e divertirsi nel rimettere insieme i pezzi del puzzle."

Matalas aggiunge che chi vedrà la serie tutta di fila (il cosiddetto binge watching, ovvero la maratona di una intera stagione)  godrà appieno della struttura narrativa.

La Chaidez, il cui curruculum include The Sarah Connor Chronicles e Heroes racconta quanto siano precisi nella realizzazione della storia: "Abbiamo una enorma e complessa timeline legata a viaggi nel tempo nella serie. L'abbiamo letterlamente mappata, sul muro nella stanza degli sceneggiatori."

Ma per dare corpo a una struttura così complessa, ci vogliono attori in grado di reggerla e gli sceneggiatori ci tengono a lodare Aaron Stanford il cui Cole "è un eroe non tradizionale in ogni senso del termine, pieno di dolore e intensità; Amanda Schull, che interpreta una versione re-immaginata del personaggio che aveva il volto di Madeleine Stowe. Qui il nome è stato cambiato (non casualmente) da Kathryn a Cassandra Railly, un personaggio dalla forte personalità; e infine Kirk Acevedo, il cui Ramse mostrerà un aspetto di sé come non lo si era mai visto."

Senza contare Emily Hampshire, che interpreta Jennifer Goines, la versione femminile del personaggio che aveva il volto di Brad Pitt e che come spiega la stessa Hampshire: "Lei è la wild card del telefilm. Incontra Cole in un istituto per malattie mentali e non sai se sia parte della cospirazione che distruggerà il mondo o se ne è vittima, perché è pazza!"

E racconta "A volte i pazzi vedono la realtà molto più chiaramente. Io credo che Jennifer abbia molti segreti chiusi nella sua mente. Se c'è qualcuno che sa cosa sta succedendo, quella è lei. Ma devi entrare nella sua testa per scoprirlo."

La Hampshire precisa che Jennifer farà una comparsa veloce nel pilot, acquisirà spessore nel secondo episodio, ma il quarto sarà un vero e proprio punto di non ritorno: "è dove tutti i personaggi si ritrovano in questo posto chiamato Night Room, una location fondamentale per la mitologia del telefilm nonché laboratorio di suo padre Lelan Goines."

Riguardo alle chance di vedere flashback sul suo passato, l'attrice dice "Non credo di avere il permesso di dirlo", per poi annuire silenziosamente. Aggiunge poi che la possibilità di interpretare Jennifer in punti diversi della storia rappresenta il principale vantaggio della serie rispetto al film, ovvero la possibilità di approfondire ogni singolo personaggio.

La Chaidez conclude dicendo che, malgrado la prima stagione sia composta di soli 13 episodi, sono già pronti i piani per il futuro: "Parleremo solo dei tentativi di fermare l'epidemia per sette anni? Non credo proprio. Ci stiamo aprendo a raccontare una mitologia più profonda per le 12 scimmie. Sono esistite solo nel 2015 e nel 2043? Probabilmente no."

E Fickett aggiunge "Quello che scoprirete alla fine della prima stagione è che l'epidemia e il virus non sono la cosa peggiore che accadrà all'umanità. C'è qualcos'altro in arrivo."

12 Monkeys arriverà in onda il 16 gennaio 2015, vi lasciamo con il trailer più recente, che ci mostra una storia molto più complessa di come la ricordavamo: