– In nome degli dèi… – Cercai di protestare io, ma lui mi bloccò.– C’è una sola divinità che io conosco e onoro, Apollodoro, ed è Ananké, la Necessità. – Mi disse allora, in quel tono secco che adotta ogni tanto quando vuole concludere una conversazione. – La vita è governata dalla Necessità, e ogni uomo, io compreso, fa ciò che è necessario.Ecco, anche questo è Caio Giulio Cesare. ;; ;;(lettera inviata in codice, via telegrafo, su una linea riservata, con precedenza assoluta. L’operatore precisa che la lettera è stata recapitata da un ragazzino campano che ha detto di chiamarsi Caio Pullio, il quale tuttavia conosceva i codici d’emergenza di Lucio Vezio. Per questo gli è stata accordata la priorità richiesta)Magister,quanto è successo qui è davvero incredibile, davvero incredibile. Ti scrivo questa lettera di getto, senza nemmeno rileggerla, e te la invio con precedenza assoluta. Devi leggerla subito, Magister, perché ciò che sta succedendo è troppo importante!Questa mattina, due giorni dopo la mia prima visita sul posto, sono tornato alle pendici del Vesuvio, con due paesani spaventati, un mulo e l’attrezzatura per scendere in una delle buche. Abbiamo cominciato a piantare i pali per l’attrezzatura, io e i due contadini che si guardavano attorno, preoccupati. Avevano ben ragione di esserlo: la puzza era insopportabile, e gli occhi bruciavano per il fumo acre proveniente dalle buche, ancora più denso di quanto l’avevo già visto, e che formava strane e inquietanti figure. Io però pensai che fosse soltanto la mia immaginazione, e ordinai di fare in fretta. Questo però non è importante, non devo divagare. Ciò che importa è quanto è accaduto dopo.Perché, improvvisamente, abbiamo sentito un sibilo, fortissimo. Sembrava che mille arpie ci urlassero nelle orecche, un suono acuto e straziante, che durò soltanto un istante, ma sufficiente a terrorizzarci.E poi è accaduto.Dalle buche sono uscite le creature! Magister, io proverò a descrivertele, ma le cose che ho visto non sono esseri del nostro mondo, sono creature uscite dall’immaginazione di una qualche divinità irata con Roma.Ascoltami: dalle buche sono usciti esseri alti forse una pertica, dinoccolati e sottili come gru. Il loro corpo pare essere rivestito di metallo, o forse è tutto di metallo, non lo so. Il primo appoggiò una zampa metallica sul margine della buca, e poi sollevò con incredibile agilità il resto del corpo, fino ad arrivare in superficie.Giove Ottimo Massimo mi punisca se mento, Magister, lo so che sembra incredibile ma hanno tre zampe, e tre braccia, lunghe e snodate, che si concludono con mani con tre dita. In cima al corpo hanno una testa sola, ma con tre occhi. E che occhi, Cesare, che occhi! Sono tutti rossi come il fuoco, mobilissimi e sembrano guizzare verso di te, quando ti guardano. E non respirano, queste cose, non soffiano, non fanno rumore quando si muovono! Sono silenziose come la morte!Io e i due campani eravamo paralizzati dal terrore. La prima cosa arrivata in superficie ci guardò, per un solo, lunghissimo istante. Poi l’occhio che teneva puntato su di noi sembrò mutare di colore, dal rosso virare al giallo. E una lingua di fuoco ne uscì, raggiungendo l’uomo che era più lontano da me. Un’altra, da un altro occhio, bruciò il mulo che era con noi.