Cesare, cacciato da Roma, si ritrovò in gravi difficoltà. Era privo di sostanze, poiché la sua famiglia, pur se si diceva discendesse da Enea e Venere, non era ricca, ma anzi da tempo impoverita. Grazie agli aiuti di alcuni parenti, e soprattutto a quelli di un giovane amico chiamato Caio Mazio, si sistemò ad Alessandria d’Egitto. Qui, in attesa che a Roma la situazione migliorasse, e quindi di potervi rientrare, animato da insaziabile curiosità com’era, cominciò a frequentare la Biblioteca e il Museo, ove conobbe e divenne amico di Erone il Vecchio. Era costui un matematico della scuola di Archimede, famoso soprattutto per le sue macchine a vapore, con cui divertiva le corti e suscitava l’impressione dei devoti nei templi. Cesare divenne suo discepolo ma in breve superò con le sue invenzioni il suo stesso maestro. Fu in questo periodo che cominciò a essere soprannominato Machinarum Magister.

Plutarco, Vita di Cesare

(lettera inviata in codice, via telegrafo, su una linea riservata)

Da qualche parte alle pendici del Vesuvio, tre giorni alle Idi di Aprile.Magister,come da tue disposizioni, ti invio il mio primo rapporto relativo al fenomeno accaduto alle falde del Vesuvio.

Ho raggiunto ieri la zona interessata, dapprima in treno, poi ho dovuto noleggiare un mulo. Ho affittato una locanda in un villaggio tanto piccolo da nemmeno avere nome (a parte segue il dettaglio delle spese sostenute per il loro rimborso).I paesani di qui sono tutta gente molto umile, italici di stirpe sannita, per lo più contadini e qualche piccolo artigiano e commerciante e vivono in maniera molto semplice e primitiva, come cent’anni fa. Le res novae da te portate a Roma qui non sono ancora arrivate.L’atmosfera che ho trovato in paese è tesa e preoccupata, anzi direi spaventata. Considera che questo è un tipico villaggio del Mezzogiorno, assolato e sonnolento, con le case imbiancate, e i vecchi che siedono sulla porta e osservano con aria scontrosa gli sconosciuti, a cui nessuno rivolge la parola. In particolare, nessuno voleva parlare di quanto è successo, delle cose cadute dal cielo, perché ne sono tutti terrorizzati. Hanno iniziato a rispondere soltanto dopo molte insistenze e bisbigliando, impauriti come se temessero che qualcuno li ascoltasse. Qualcosa infine ho saputo, ma è difficile farsi un’idea concreta di quanto è successo, perché i più preferiscono riferire le loro ipotesi piuttosto che raccontare quello che hanno davvero visto.Tutti sono comunque convinti che gli dèi c’entrino in qualche modo, chi parla di Giove Ottimo Massimo irato, chi di Castore e Polluce, chi di Vulcano, chi di divinità locali di cui non ho mai sentito parlare. Ogni paesano con cui ho parlato sa con certezza che c’entrano gli dèi, e che quanto è successo è un segno nefasto. Si attendono tutti disgrazie, e sono in attesa che succeda qualcosa.Le descrizioni più chiare sono riuscito a ottenerle dai bambini, che sembrano invece più incuriositi che spaventati. In realtà, non è che avessero granché anche loro da raccontare: hanno sentito una serie di grandi esplosioni, che sembravano provenire dall’alto; poi hanno visto dei globi luminosi, chi dice cinque, chi dieci, cadere velocissimi dal cielo; infine hanno sentito la terra tremare, alle prime pendici del Vesuvio, come per un terremoto.Alcuni bambini coraggiosi sono persino riusciti a sfuggire ai genitori per andare sul posto, e dicono di aver visto una serie di profondi crateri. Sono tornati tanto agitati e spaventati che le loro madri li hanno chiusi in casa, e non li lasciano più uscire.