Anche se il Natale pare aver conservato i suoi riti e la sua atmosfera, indubbiamente oggi questa festività appare ben diversa da quella che si viveva nei secoli scorsi, a partire dal 1200, quando – si racconta – nacque il Presepio. Meccanismi industriali e culturali spesso banalizzano, involgariscono e svuotano di significato etica, valori e riti. Inoltre oggi il Cattolicesimo è vissuto in modo diverso che nei tempi antichi. Con l’aggiunta, negli ultimi due secoli, di una nuova forza centrifuga, il miscuglio tecnologia e nuovi media. E non è banale, in questi giorni, domandarsi se anche il Natale ne stia venendo contaminato.

In verità la fantascienza, narrativa esploratrice non solo di galassie e universi paralleli ma anche di future mutazioni negli atteggiamenti e nel sentire dell’Homo sapiens, molto di rado ha avuto modo di occuparsi del “Natale”.

Il (purtroppo abbandonato) Catalogo Vegetti della Fantascienza e del Fantastico annovera più di 150 titoli in cui appare la parola “Natale”, ma si tratta in stragrande maggioranza di narrativa fantastica, spesso di firme notevolissime, a partire – è un esempio – dal celeberrimo Racconto di Natale di Charles Dickens.

Personalmente ricordo di aver letto, in 60 anni di fantascienza, solo 4 racconti “natalizi” (escludo qui la sf cinematografica e televisiva). Uno, scritto nel 1966 ma edito in Italia nel 1992, era a firma di Walter Ernsting, autore tedesco molto noto anche qui da noi negli anni Sessanta/Settanta: Albero di Natale 2000. Una sorta di “favola fantascientifica” ambientata su Ganimede, dove sono atterrate alcune famiglie di coloni terrestri, con bambini. Giunge il Natale e ahinoi, non è possibile avere un albero natalizio per i bimbi perché il pianeta non ha una flora, niente piante erbe o alberi… Ma alla fine il miracolo (tecnologico) riesce a creare un enorme abete (virtuale e di brevissima vita) ricco di giocattoli e stelline.

Di un altro racconto, letto a fine anni Settanta, ho in mente solo la trama, non il titolo e neanche l’autore (se qualcuno, leggendo, ricorderà è pregato di comunicarmelo!). Era ambientato più o meno nel 2030, con i bambini silenziosissimi, acquattati a occhi sgranati dietro la porta del corridoio buio. È la mezzanotte: c’è una luce che avanza dalla finestra in fondo e da quella luce emerge uno sgargiante Babbo Natale profumato di neve, con una ricca gerla sulle spalle… Sorridente, in punta di piedi, va sotto l’albero nella sala e lascia pacchetti variopinti. Poi torna alla finestra, la riapre: fuori, sospesa a mezz’aria, è in attesa una slitta bardata e innevata con renne scalpitanti dai musi umidi e gli occhi dolci. Babbo Natale salta su, sorridendo, la slitta parte a razzo in un allegro tintinnio di campanelli.

La mattina seguente i bambini troveranno i veri doni, depositati da papà e mamma. Ciò cui hanno assistito stanotte era un perfetto film di ologrammi, con le sue realistiche immagini tridimensionali, ed è questo il bel regalo natalizio:  l’olo-film. I bimbi l’avevano visto reclamizzato in tv e lo chiedevano al papà da tempo…

Ambientazione totalmente diversa quella di Natale su Miranda (1970), racconto di Gianfranco De Turris. Su Miranda – satellite di Urano – in una Base terrestre vive un uomo. Miranda è una distesa pietrificata senza fine, un enorme macigno gelido senza vita. Unica consolazione, la visione di uno straordinario cielo stellato. Miranda però rivela la presenza di un unica creatura locale, un essere quasi

etereo, forse immortale, e con doti telepatiche. Il calendario del terrestre segna l’arrivo del Natale: sarà questo evento, vissuto a miliardi di km. dalla Terra, a stimolare e coinvolgere l’uomo, afflitto dalla solitudine e da vecchie tristi memorie, in un inusitato dialogo tutto mentale tra due creature assolutamente diverse tra loro, su argomenti fondamentali che tuttavia ha numerosi punti di contatto.

Ancora diverso è il futuro Natale anticipato da Frederik Pohl nel suo corrosivo racconto Buon compleanno caro Gesù (1957; 1965 in Italia). Padre fondatore (con Kornbluth, Tenn, Sheckley, Reynolds e altri) della “social science fiction”, Pohl in questo racconto anticipava più di mezzo secolo fa una festività natalizia sprofondata nel maelstrom delle leggi di mercato e che imponeva al cittadino un Natale attivo commercialmente già da settembre/ottobre, attento minuziosamente a calcoli monetari, statistiche, percentuali etc., e con una pubblicità stordente (non andava molto lontano dall’attuale realtà...).

Forse nella sf il Natale non è tema particolarmente ricorrente perché il lettore o autore di fantascienza non è credente o comunque non è osservante? Oppure questo non è argomento che possa stimolare trame narrative interessanti? Personalmente penso proprio di sì. In sostanza è un tema religioso, e non lo si può trattare solo ponendo in scena il solito Babbo Natale. Eppure qualche domanda si può proporre. 

Per esempio, se dovesse tornare il desiderio (e il denaro) per le missioni spaziali con astronauti: oltre le porte del mondo, che potrà accadere?

Sotto le cupole argentate della Base Lunare, alcune persone - soprattutto tecnici e scienziati - si collegheranno con mogli e figli sulla Terra, attraverso gli schermi, e ciascuno di loro (astronauti da un lato, congiunti dall’altro) brinderà verso un’immagine.

Lontano, molto più lontano, nelle profondità nere e abissali dello spazio, a miliardi di miglia, tre o quattro astronauti in volo verso Marte o verso mondi sconosciuti - ormai quasi tagliati fuori dalle comunicazioni - si riuniranno malinconici, stureranno uno spumante e accenderanno candeline colorate.

Oggi, il Natale – per chi lo celebra – è soprattutto uno stato d’animo: riporta all’infanzia, al calore degli affetti primari, alla sorpresa, al mistero, alla famiglia. Se sarà ancora così, allora per gli uomini sarà Natale anche nei neri abissi di metano ghiacciato sul pianeta Plutone, o in viaggio verso la brillantissima stella Betelgeuse, o verso la grande Nube di Magellano.

Altrimenti, degradatosi il senso del “sacro” (nel significato più ampio); tramontati  molti dei vecchi valori; trasformatasi la “famiglia” per le vorticose spinte economiche e tecnologiche ed etiche, prevarranno altre istanze e altri valori. Cosa accadrà? E’facile intuire che insieme a tante anticaglie, a tanti superflui sentimentalismi, a tanti svuotati rituali, venga travolto anche il Natale. Ne soffrirà anche la sf? Si direbbe di no… Ma intanto: gente, buon Natale e/o buone feste a tutti!!!