La produzione del film è stata tuttavia contrassegnata, all’esterno, da una feroce polemica scoppiata intorno allo stesso Orson Scott Card. Negli ultimi anni lo scrittore ha infatti preso più volte esplicita posizione contro i matrimoni omosessuali, attraverso la National Organization for Marriage, una lobby a

Ender entra in una Sala di battaglia
Ender entra in una Sala di battaglia
 difesa dei matrimoni eterosessuali tradizionali, di cui è attivo promotore. Nel 2008, in seguito alla storica sentenza della Corte Costituzionale americana che stabiliva il diritto al matrimonio tra persone dello stesso sesso, Scott Card aveva gridato al colpo di stato e alla fine della democrazia, proseguendo la propria campagna attraverso una serie di articoli che hanno ben presto provocato un’ondata di indignazione nei suoi confronti. Quando la DC Comics, intenzionata a cavalcare l’onda dell’uscita al cinema di Ender’s Games, ha annunciato che allo scrittore sarebbe stata affidata la realizzazione di un’antologia su Superman, di grande visibilità e spessore commerciale, si è comprensibilmente scatenato il putiferio. Una petizione online per chiedere all’editore di rescindere il contratto ha raccolto quasi diecimila firme, convincendo la DC a rilasciare una dichiarazione in cui si chiama in causa il diritto alla libertà di espressione e si sottolinea che le posizioni degli autori della propria “scuderia” non rappresentano quelle dell’azienda. Alla querelle si è aggiunto anche David Gerrold, che ha in pratica suggerito alla DC Comics di bilanciare il contratto a Scott Card con l’assunzione di uno scrittore gay (candidandosi di fatto, data la sua omosessualità dichiarata).

Inevitabilmente, la polemica ha investito anche il film, con una pubblica dichiarazione della GLAAD (Gay & Lesbian Alliance Against Defamation) che chiede al pubblico, di fatto, un boicottaggio di Ender’s Game. Una richiesta rilanciata anche da Geeks Out, un influente gruppo online che fonde la cultura geek con la difesa dei diritti omosessuali, attraverso una campagna intitolata Skip Ender’s Game con tanto di sito dedicato e petizione online che ha a sua volta superato le diecimila firme. Pur ammettendo che il film – come il romanzo – non prende alcuna posizione nei confronti dell’omosessualità, gli oppositori di Scott Card chiedono di boicottarlo per impedire che i proventi incassati dallo scrittore (che è anche co-produttore) vadano a finanziare campagne anti-LGBT. Lo scrittore, dal canto suo, ha ricordato che Ender’s Game è ambientato oltre un secolo nel futuro e non tocca nessun argomento di attualità politica, senza mancare tuttavia di criticare le organizzazioni pro-matrimoni gay per i loro attacchi che lederebbero la libertà di espressione. Sia Roberto Orci che la produzione del film hanno rilasciato dichiarazioni prendendo le distanze dalle opinioni di Scott Card, mentre Harrison Ford ha cercato di tagliare corto: “Lo stesso Orson ammette di aver perso la battaglia contro i matrimoni gay. Ma tutti noi abbiamo vinto, l’umanità ha vinto. E credo che questa sia la fine della storia”.

Uscito il 24 ottobre in Germania e il 25 in Inghilterra, quindi in Italia il 31 ottobre, negli Stati Uniti Ender’s Game ha debuttato il 1° novembre. A dispetto delle preoccupazioni della vigilia, il consenso di pubblico e critica è stato alto. Pur non candidandosi a entrare nell’olimpo del cinema di fantascienza, Ender’s Game rappresenta una solida e fedele trasposizione che inevitabilmente adatta i temi del romanzo alla sensibilità di questo decennio, mantenendo tuttavia inalterata la straordinaria forza del suo finale, che non mancherà di sorprendere anche una generazione di nuovi e più smaliziati appassionati.