Si parla di hard science fiction e si dice, tra gli altri, Greg Egan. Australiano di Perth, cinquantadue anni, matematico e ricercatore, ateo e vegetariano, dai tempi dell'esordio nell'ormai lontano 1983 con An Unusual Angle ha accumulato premi e successi, soprattutto con due romanzi: Permutation City (1994, premio Campbell) e Oceanic (1997, premi Hugo, Locus e Asimov's Readers). Da allora ha scritto numerosi altri romanzi e racconti, indipendenti tra loro oppure collegati a uno dei vari universi da lui immaginati (come quello di Axiomatic). In questi ultimi anni Egan si è concentrato su un progetto preciso, quello della trilogia denominata Orthogonal, e di cui sono già usciti due romanzi: The Clockwork Rocket (2011) e The Eternal Flame (2012).

Da poche settimane è uscito sul mercato americano il terzo e conclusivo volume della saga, The Arrows of Time, che verrà pubblicato nei prossimi mesi anche in quello inglese. Orthogonal è un ciclo ambientato in un universo composto, anziché da tre dimensioni spaziali e una temporale, da quattro dimensioni identiche tra loro. Da un punto di vista scientifico un universo così composto viene definito "a metrica Riemanniana", o anche "positiva", dal matematico e fisico tedesco Bernhard Riemann che nel diciannovesimo secolo introdusse i concetti di varietà dello spazio. A differenza di un universo come il nostro, descritto da una metrica "pseudo-Riemanniana". Da queste nozioni Egan ha tratto un ciclo di romanzi ambientati nell'universo in cui la luce non ha velocità massima, si può creare energia facilmente, e la vita si è evoluta secondo strade per noi impensabili.

Nel primo romanzo il protagonista Yalda deve vedersela con gli Hustlers, sciami di meteoriti dalle curiose caratteristiche che nel giro di pochi anni distruggeranno il suo sistema solare. Poiché la tecnologia necessaria per riuscire a fermare il disastro non è stata ancora sviluppata, Yalda elabora una strategia geniale: lanciare nello spazio la Pearless, nave generazionale destinata a viaggiare a velocità relativistica per molti secoli finché i suoi occupanti non scopriranno la tecnologia necessaria per scongiurare il disastro, tornando sul pianeta di origine quando, per chi è rimasto, saranno trascorsi solo pochi anni. Il secondo romanzo racconta le vicissitudini dell'equipaggio, divise tra crisi tecnologiche e problemi di fertilità a bordo. In The Arrows of Time, gli scienziati, dopo varie generazioni, hanno finalmente trovato il modo per evitare gli Hustlers, e iniziano il lungo viaggio di ritorno. Ma per queste persone, nate e cresciute a bordo della nave, il pianeta di origine è ormai solo poco più di un mito. Inoltre, l'invenzione di un rivoluzionario sistema di comunicazione attraverso il quale la Pearless potrà ricevere notizie sul proprio futuro, scatena tra gli scienziati scontri e rivalità, arrivando a mettere in pericolo la prosecuzione stessa della missione.

A dispetto della complessa premessa scientifica iniziale, che potrebbe spaventare un po', Egan sembra essere riuscito anche in questo ciclo (di grande successo oltreoceano) a mantenere la caratteristica principale della sua narrativa: ovvero quella di centrare la narrazione soprattutto sui protagonisti e le loro umanissime reazioni davanti a situazioni nuove e sconosciute. Una sorta di umanesimo scientifico di cui sono imbevuti tutti i suoi romanzi, e in cui l'invenzione di ardite teorie scientifiche fa da premessa e da sfondo costante, come in ogni buona storia di fantascienza. Per chi riesce a leggere narrativa in inglese, sul sito di Egan è disponibile un capitolo di ciascuno dei tre romanzi (il link è nelle Risorse in rete).