Mai una sola parola è stata tanto calzante per una pellicola: deludente. Ma, del tipo che a District 9 non gli lustra nemmeno le scarpe.

Il problema è che rispetto alla pellicola precedente di Neil Blomkamp, questo sembra aver fatto non uno, ma dieci passi indietro rispetto quanto aveva mostrato di aver assimilato in termini di linguaggio cinematografico classico ibridato con quello televisivo e videoludico… consegnandoci una sorta di telefilmone da Italia Uno degli anni '80, solo fatto con molti più soldi.

E lo sta scrivendo uno che trovò District 9 la cosa migliore (e di gran lunga) che si era potuta vedere sul grande schermo quattro anni fa, una pellicola che vinceva a mani basse sul piano dell'emozione e del coinvolgimento prima ancora che su quello degli effetti speciali (tra i più convincenti che possiate mai avere visto in un film di fantascienza, e, sì, pure meglio di Pacific Rim).

Elysium è un film imbarazzante nella sua povertà di idee, nella messa in scena che puzza di già di visto in ogni singola inquadratura, prevedibile nello svolgimento (sul serio, alzi la mano chi non riesce a prevedere cosa ne sarà con esattezza di ogni personaggio man mano introdotto), bollito nel design, vecchio nello script, fastidioso nella sua galleria di stereotipi, artificiale nei suoi meccanismi di coinvolgimento emotivo che vorrebbe innescare nello spettatore.

La storia è presto raccontata: nel futuro, i ricconi vivono su una stazione orbitante fighissima (Elysium), i poveracci sulla Terra a rompersi la schiena in fabbrica o a fare i fuorilegge da poco (e già qui lascio a voi i millemila rimandi alla cinematografia di genere e non).

Matt Damon è il poveraccio buono. Che da piccolo era in un orfanotrofio dalle suore e aveva un'amichetta, ma cresce, ruba qualche auto poi mette la testa a posto e finisce a fare l'operaio e abbozza dalla mattina alla sera. Ovviamente, visto che il mondo è piccolo, reincontra l'amichetta, che intanto è diventata una ragazza madre e – eccolo, il caso umano che dovrebbe intenerirci tutti – ha una figlioletta malata. Che però su Elysium, che dispone di tecnologie che manco Gesù in persona che resuscita Lazzaro, potrebbe guarire.

Serve davvero che vi anticipi il finale?

Mettiamola così: se siete tra quelli che per godervi un film di fantascienza una storia solida e magari un pelo originale è meno importante che non sparatorie e scazzottate con esoscheletri potenziati nobilitate da un paio di grossi nomi sparati sul cartellone e condite dalla solita CGI da centomila dollari al minuto… allora sarete accontentati, ed Elysium vi divertirà e vi intratterrà.

Il problema vero è che il film non c'è.

Al suo posto c'è una lunga sequela di scene, prive di pathos proprio perché già viste, decodificate e digerite in centinaia di produzioni cinematografiche, videoludiche e televisive, tenute assieme con ingenuità, senza un'idea che sia una ma – in compenso – con una punta di pretesa di denuncia sociale di terz'ordine.

Manca il sentimento che Blomkamp aveva sapientemente imposto alla prima pellicola e manca pure una coerenza e una logica in tante delle svolte narrative che il film imbocca per arrivare alla sua prevedibile, buonista conclusione.

Insomma, migliore della spazzatura vera come After Earth, ma lontanissimo dall'opera prima che mi aveva fatto così ben sperare e identificare in Blomkamp uno tra i primi esponenti di una nuova generazione autoriale, assieme Duncan Jones (Moon) e Josh Trank (Chronicle).

So che tanto andrete comunque a vederlo... quindi mi piacerebbe sentire la vostra.