Quello che è da spiegare, semmai, è la strana frenesia che mi era presa, la stessa frenesia che mi ha spinto a incontrare davvero una ragazza, pensando di desiderare veramente di poterla toccare, carezzare, baciare, leccare dal vivo. Ecco, questa sì che è una vera aberrazione, per la quale dovrei accettare di farmi curare dal dottor Morini. A questo punto comincio a essere convinto che sia proprio questo il mio problema misterioso.E se invece ci fosse qualcosa di vero in quello che raccontava quel robotaxi? Forse ho una minuscola ricetrasmittente nel cervello, e una microcamera dentro l'occhio. Se fosse così, allora l'impulso a incontrare dal vivo le donne deriverebbe in realtà da un comando esterno. In questo caso, il fatto che io non lo senta più potrebbe avere a che fare con un momentaneo black-out nelle comunicazioni satellitari, insomma con quella faccenda dello sciame meteoritico.No, no, non devo farmi prendere dalla paranoia. Accidenti, il dottor Morini ha ragione. Ho davvero bisogno di essere aiutato. È inutile, allora, che io aspetti la prossima ragazza. Mi conviene andarmene via da qui. Tanto, non credo che riuscirò a combinare niente. Però non voglio andar via alla chetichella, senza dire niente e senza aver pagato. Non mi sembrerebbe un comportamento corretto. Anche se non ho usufruito della merce, per così dire, ho tuttavia assistito a una esibizione notevole della merce stessa, che era tutta di prim'ordine, a onor del vero. Quindi intendo pagare. Al massimo, potrei provare a chiedere uno sconto.Siccome non me la sento di aspettare ancora, mi avvicino alla porta da cui sono entrate e uscite tutte le ragazze che hanno sfilato finora. La oltrepasso, e mi ritrovo in una stanza di media ampiezza, non particolarmente illuminata se non in un angolo, dove c'è una specchiera. Davanti alla specchiera c'è la sagoma di una donna seduta, che mi dà le spalle. Tuttavia, c'è qualcosa di strano.Sì, c'è veramente qualcosa di molto strano. Mentre la guardo, mi accorgo che la donna è priva della testa! Resto impietrito. Di colpo mi viene in mente quel maniaco omicida, Hot Bird, quello che uccide le prostitute e le taglia a pezzi. Possibile che quell'assassino sia lì dentro, proprio nello stesso momento in cui ci sono anch'io?Lentamente, recupero il mio coltello dalla tasca e faccio scattare la lama. Lo schiocco fa sussultare la donna seduta. La poltroncina girevole ruota su se stessa e la ragazza mi si mostra dal davanti, così mi accorgo che le sue mani reggono la testa, tenendola all'altezza dello stomaco.

Mentre guardo, senza riuscire a muovermi né a parlare, le mani della donna si sollevano, fino a posare la testa sul collo. Si ode un lieve clic, poi la testa sembra animarsi. La ragazza, di nuovo completa, apre gli occhi e sorride, come per uno scherzo da prestigiatore, mentre io tento affannosamente di riprendere a respirare.

- Ah - dice la donna, - sei qui. Stai diventando impaziente. Sarei venuta io da te, come ho fatto in precedenza.

La mia mente non riesce a connettere. È come se fosse pervasa da stridii al limite della banda ultrasonica, un po' come quelli che si sentono quando un pezzo di gesso viene strofinato su una lavagna.

- Ma tu chi sei? - balbetto infine, cercando di ritrovare una parvenza di senso in ciò che sta succedendo.

Lei mi sorride, guardandomi con grandi occhi castani, dall'espressione dolce e mansueta.

- Io sono Babette - dichiara. - Però sono anche Samantha, Pamela, Soraya e Francesca.

- Eri sempre tu - balbetto. - Ma com'è possibile?

- Sì, certo, sono sempre io. Mi basta cambiare qualche pezzo, ecco tutto.

- Qualche pezzo? Altro che pezzi, addirittura la testa! Ma come fai a vedere quello che stai facendo, con la testa staccata?

Lei mi indica con il dito un punto alla base del suo collo. Guardando, scorgo il lieve baluginio di quello che potrebbe essere un sensore. Allora, finalmente, comincio a capire.

- Tu non sei umana - dico, come se fosse un'accusa.

- Fisicamente no. Sono una Simtec. Ma la mia personalità umana è stata interamente riversata qui, nelle mie unità di memoria - dice lei, toccandosi il petto all'altezza del seno sinistro, nel punto dove dovrebbe esserci il cuore.

- Sei un androide - dico, con un'improvvisa illuminazione.

Guardandomi intorno, scorgo qua e là quelli che sembrano arti e membra umane, come se veramente Hot Bird fosse stato lì, e si fosse sbizzarrito con le ragazze che hanno sfilato per me. Però, in realtà, non c'è traccia alcuna di sangue.

Babette si alza in  piedi, completamente nuda, e mi si avvicina, finché è proprio di fronte a me. Mi posa una mano sul braccio, la fa scivolare delicatamente fino al gomito, e poi sento che il suo pollice sta esercitando una pressione su un punto preciso, come se volesse comprimere un nervo. Forse vuole farmi male perché l'ho offesa, non so.

Di colpo, sottopone il mio braccio a una torsione, quasi come per un atemi di judo. Sento un lieve schiocco, ed ecco che il mio avambraccio le rimane in mano! Prima che mi sia ripreso dallo shock, me lo piazza proprio sotto gli occhi, in modo che io lo veda bene. Io lo guardo, attonito. Sulla sezione che combacia con il resto dell'arto vedo dei microcircuiti e delle piastrine di contatto, oltre agli incastri di una calettatura. Leggo anche una piccola scritta, che sembra un marchio di fabbrica: CyClone Company.

Lei mi guarda con i suoi dolci occhi castani, continuando a sorridere.

- Perché, tu cosa sei? - dice.