- Come mai in giro a quest'ora, signore? - chiede, sfoggiando un'indiscrezione quasi umana. La voce proviene da una piccola griglia davanti a me.- Una visita improcrastinabile - spiego, tenendomi sul vago.- Capisco, signore. Posso chiederle che lavoro fa?Non c'è dubbio, questi robotaxi sono degli impiccioni.- Scrivo articoli specialistici per le riviste. Sono un free-lance.- Molto interessante, signore. Articoli specialistici, dice? E di che genere, se mi è consentito chiederlo?

- Di qualsiasi genere. La mia specialità è di non avere nessuna specializzazione particolare. Posso spaziare su qualsivoglia argomento, all'occorrenza. Mi basta documentarmi. Sono un eclettico.

Il robotaxi tace. Forse la parola "eclettico" lo ha confuso. Prima che riprenda a parlare, il mio cellulare squilla. È il dottor Morini.

- Ancora lei - sbuffo. - Glielo hanno mai detto che è un gran rompiscatole, dottore?

- Molte volte - ammette lui. - Noi dobbiamo parlare, signor Carena.

- Non adesso, ho un appuntamento - dichiaro in tono asciutto.

- Un appuntamento, a quest'ora?

- Sì, perché, c'è qualcosa che non va?

- È un po' tardi. Rischia di...

- Di essere arrestato, lo so. Sono affari miei, va bene?

- Sia ragionevole. La sua evidente insofferenza nei miei confronti...

- È davvero così evidente?» ironizzo.

- La sua insofferenza è un sintomo legato alla rimozione di qualcosa che lei non vuole accettare. Tutti gli elementi connessi al contenuto rimosso vengono a loro volta rifiutati.

- Non so di cosa diavolo stia parlando, dottore.

- Lo so. È proprio questo il punto. Lei è affetto da amnesia retrograda, in conseguenza di uno shock che la sua mente non è riuscita ad assorbire. In altri termini, lei soffre di un grave disturbo da stress post traumatico.

- Senta, dottore - dico, in tono esasperato. - O lei mi dice chiaramente che cosa mi è successo, oppure è meglio che se ne vada al diavolo. Mi ha capito?

Il dottor Morini esita per qualche istante.

- Posso dirle soltanto che lei è stato sottoposto a un trapianto. I suoi problemi attuali sono una conseguenza di questo intervento.

- Vuole dire che mi è stato trapiantato l'organo di qualcun altro?» chiedo. «Che tipo di organo, dottore? Me lo dica. Se vuole aiutarmi me lo dica, per favore.

- Le ho già detto fin troppo. In questo modo rischiamo di peggiorare la situazione, mi creda.

- Va bene, dottore. Ci risentiamo un'altra volta. Adesso ho altro da fare. Arrivederci.

Il dottor Morini sta per protestare, ma io interrompo la conversazione.

Il robotaxi, che era rimasto educatamente in silenzio durante tutta la telefonata, si rifà sentire.

- Le chiedo scusa, signore, ma senza volere ho ascoltato parte della sua conversazione telefonica. Sa, con l'impianto acustico acceso non posso evitare di sentire tutto quello che viene detto. Il termine "trapianto" mi ha fatto venire in mente un'interessante teoria che forse potrei esporle.

- Lasci perdere - replico. - In questo momento non sono molto interessato alle teorie. Preferisco andare sul concreto, se lei mi capisce.

- Certo, signore. Tuttavia, se lei è stato in qualche modo coinvolto in un trapianto, potrebbe esserle utile sapere che girano certe voci...

- Che genere di voci?

- Ecco, signore... pare che in alcuni casi nelle persone sottoposte ai trapianti vengano inserite delle piastrine di controllo.

- Piastrine di controllo?

- Sì, signore, precisamente. Sono come delle minuscole ricetrasmittenti neurali, che permettono di indurre i soggetti a compiere determinati comportamenti, a loro insaputa, beninteso. Il soggetto non si accorge affatto di essere controllato, insomma.

- E tutto ciò, a quale scopo verrebbe fatto?

- Gli scopi possono essere innumerevoli, signore, come può immaginare. Una delle possibilità è che si voglia ottenere una registrazione di un determinato evento, appositamente provocato.

- E come si otterrebbe, questa registrazione?

- Ero sicuro che avrebbe trovato interessante l'argomento, signore. Per poter registrare ciò che si vuole, viene impiantata una microcamera direttamente dietro l'occhio del soggetto. La microcamera riprende la scena, dopodiché il soggetto viene indotto a dimenticare completamente ciò che è successo.

- Una teoria interessante» ammetto. «Ma direi che si tratta di una tipica leggenda metropolitana, come ne circolano tante.

- Sì, signore, può anche darsi, ma non ne sono affatto sicuro. Magari c'è un fondamento di verità, dopotutto.

- Magari sì. Però lei mi sembra un tantino credulone, sa?

- Crede, signore?» replica il robotaxi, in tono vagamente offeso. «A me piace pensare di avere una mentalità aperta.

Per un intero minuto, smette di parlare. Probabilmente si è davvero offeso. Be', se non altro sono forse riuscito a zittirlo. Passa un altro minuto, poi torna alla carica.