Mi collego a Internet, navigando in cerca di siti pornografici. La Rete offre davvero di tutto e di più. Ci sono foto, filmati, web-cam puntate 24 ore su 24 su tutti i tipi di soggetti o, se si preferisce, di oggetti sessuali: donne, uomini, ragazzi, ragazze, adolescenti di entrambi i sessi o di sesso incerto, travestiti, transessuali, ermafroditi prodotti chirurgicamente o geneticamente, individui spuri dotati di qualsivoglia anomalia vi salti in mente: donne con tre seni, uomini con due membri, oppure con tre o anche quattro testicoli, androgini dal corpo efebico privi di organi genitali... per non parlare di alcune mostruosità assortite decisamente ripugnanti, tranne che per alcune persone provviste di una fantasia sessuale particolarmente bizzarra.In realtà non sono affatto interessato a tutto questo. Quel che mi serve è un annuncio che lasci intravedere la possibilità di un incontro, un vero incontro, un incontro dal vivo, insomma. La ricerca è piuttosto frustrante: viene offerto assolutamente di tutto, in termini di varietà, ma si tratta sempre e comunque di contatti a distanza. Contatto a distanza: una bella contraddizione in termini, mi pare. Sesso virtuale, se non proprio virtuoso.Continuo a smanettare, ma senza troppa convinzione. Sto quasi per lasciar perdere, quando la mia attenzione viene improvvisamente attirata da un sito che sembra un po' diverso dagli altri. Ci sono foto di molte ragazze diverse, con le caratteristiche fisiche più disparate: bionde, brune, rosse, castane, snelle, formose, piccole, slanciate, nere, bianche, orientali, con tette grandi, con tette piccole, tonde, a pera, a meloncino. Sono tutte nude, oppure indossano biancheria di vario genere e colore: bianca, nera, rossa, trasparente, velata, di microfibra, di pizzo, di cotone, di seta, di pelle, di tessuto sintetico, di maglia formata da scaglie metalliche.La cosa che mi ha colpito, però, è il messaggio che accompagna tutte le immagini. Si tratta di una domanda, che in realtà è un chiaro invito. Dice: “Ti va di toccarmi?”Adesso devo cercare di capire se è come penso, o se invece il messaggio è fuorviante, puramente metaforico, come al solito. Vado in modalità interattiva e comincio a chiacchierare con una delle ragazze, un bruna dal sorriso particolarmente accattivante. Quando le dico che voglio incontrarla di persona, replica che non c'è nessun problema: posso andare a trovarla quando voglio. Anche subito? chiedo. Sì, certo, anche subito. Why not?Le domando l'indirizzo, e lei me lo fornisce senza alcuna difficoltà. Quasi non credo alla mia fortuna. Mi collego con l'Assessorato al Traffico, per sapere qual è il sistema più rapido e più sicuro per raggiungere il posto dove si trova la ragazza. L'operatrice di turno mi dice che a quest'ora non mi conviene uscire di casa.

- A mezzanotte scatta il coprifuoco volontario - mi ricorda.

- Coprifuoco, addirittura -, commento, piuttosto sorpreso. - E che vuol dire "volontario", poi?

- Vuol dire che non viene imposto d'autorità, ma che è semplicemente consigliato. Le conviene aderire, comunque.

- Ah, davvero? E perché?

- Sa, con questa faccenda del maniaco omicida... La polizia è piuttosto in allarme. Se trovano qualcuno in giro a quest'ora... insomma, lei rischia di essere arrestato, o comunque fermato per accertamenti.

Chiudo il collegamento. Ci mancava pure quella testa di cazzo di Hot Bird. Cerco un servizio privato di trasporto urbano. Mi dicono che il sistema migliore per raggiungere quell'indirizzo è un taxi notturno.

- Un elitaxi sarebbe ancora meglio - ammette l'operatrice. - Però temo che le costerebbe troppo.

- Va bene - dico. - Vada per il taxi notturno. L'autista è umano?

- No, i taxi notturni sono completamente automatizzati. Non si preoccupi, sono efficientissimi. È più sicuro anche per lei.

- D'accordo, allora.

- Molto bene. Mi dia il numero del suo cellulare.

- A cosa le serve, scusi?

L'operatrice ride, ma in modo simpatico.

- Non sia sospettoso. È un modo per controllare le chiamate. Inoltre, ne ho bisogno per avvertirla quando il taxi è in arrivo, perché adesso devo staccare il collegamento.

Riaccendo il cellulare, verifico di avere con me la carta di credito e la chiave magnetica dell'appartamento, poi esco e vado giù con l'ascensore. Raggiungo il pianerottolo proprio quando il cellulare mi avverte che il taxi è arrivato. All'esterno, il taxi è un ovoide scuro con i vetri oscurati. Mi infilo dentro senza guardarmi intorno. La città, di notte, mi fa un po' di paura, a essere sincero. Forse anche di giorno, in realtà. La mia lieve agorafobia, del resto, è condivisa dalla maggior parte della popolazione, credo.

Il taxi è robotizzato, come già sapevo. Ciò nonostante, o proprio per questo, viene guidato in modo impeccabile. Tenta perfino di fare conversazione con il cliente, come ogni tassista che si rispetti.