E quella, col senno di poi, è stata la seconda mossa sbagliata della serata.Cath si è schiantata sul bordo del tavolo ed è scivolata seduta sul pavimento. Il raggio le ha lasciato un cerchio bruciato al centro della fronte. Il viso rilassato come se il cane famelico che l’aveva posseduta fino a un attimo prima fosse fuggito guaendo.Mi sono resa conto di aver urlato, mentre la vedevo cadere. Conoscevo Cath da quando siamo partiti su questa nave, anni fa. Era una donna tosta, con cui era difficile discutere senza darle ragione su tutto. Generosa all’inverosimile con le persone che considerava amiche.Ho urlato di nuovo, quando il bubbone purpureo sul collo è esploso liberando un nugolo nero che ha oscurato il volto della donna.Da quel momento le immagini sono diventate confuse. Stretti sul divano, io, Alex, Franck e sua moglie siamo rimasti immobili a guardare mentre la nube nera ha assalito gli astanti. Sono riuscita a distinguere Brand, che continuava a sparare nell’aria, senza colpire nulla. Gente che fuggiva. Gente che cadeva. Gente che, come Cath, poco prima, aggrediva gli altri con occhi pallidi di follia e furia famelica.

Ero paralizzata dal terrore, la mano artigliata sul braccio di Alex, rigido e tremante al mio fianco. Con la coda dell’occhio ho scorto Franck, mentre urlava ordini al comunicatore. Lo sentivo sbraitare di sigillare l’area F, di impedire che qualcuno presente della sala conferenze riuscisse a raggiungere altri settori della nave.

Poi le immagini sul visore sono sfumate nel nero. Le grida, ammutolite nei diffusori, continuavano a echeggiarmi nella testa.

 

Rosario aveva bisogno di stringere la mano della donna. Ma lei non era sua madre e lui era grande: seppure colmo di paura, non poteva cercare quel contatto infantile. Si concentrò sul rimbombo dei passi lungo il corridoio, portando la concentrazione verso il motivo di quella passeggiata.

La voce della dottoressa Biur lo fece sobbalzare. — Possiamo tornare indietro, se vuoi.

— No — rispose Rosario, lottando contro la propria codardia. — Albert è mio amico.

— Probabile che ora non ti riconosca più. — Cristina tirò su col naso. — O forse sarai tu a non riconoscere più lui.

Rosario si bloccò. Guardò la donna proseguire per altri tre passi, prima di arrestarsi e guardarlo.

— Voglio sapere che succede — disse.

— Albert sta male e va tenuto in quarantena, lo sai. Non dovrei neanche fartelo vedere. Il comandante…

— Mi dica la verità! — la interruppe Rosario. Sentiva arrivare le lacrime e non sapeva se sarebbe riuscito a trattenerle. — Lei sa che malattia ha Albert. Ha a che fare con questa astronave, vero? Con il divieto di uscire, con tutti i misteri di voi adulti. Perché ci è vietato sapere queste cose?

Cristina tirò su col naso, più volte, prima di riportare gli occhi verso Rosario.

— Non ci sono misteri. Nessuno ci ha mai vietato di raccontarvi quello che è successo.

— E allora perché nessuno di noi sa perché non possiamo uscire dalla nave?

— Forse perché ricordare fa male a tutti noi. E non raccontarlo ci dà l’illusione che non sia mai accaduto.

— Accaduto… cosa?

Cristina fece segno a Rosario di raggiungerlo. Quando ripresero a camminare, gli poggiò una mano alla base del collo. Rosario percepì come un calore irradiarglisi lungo la spina dorsale. Non era come stringerle la mano, ma quel contatto lenì comunque in parte la tensione.

— Tu eri ancora molto piccolo quando arrivammo su Brandia, non avevi compiuto neppure un anno. La Colombo era una nave coloniale, costruita per viaggiare nello spazio alla ricerca di pianeti in cui stabilirsi, in grado di supportare migliaia di persone di equipaggio e passeggeri per intere generazioni. Vagammo per molti anni, finché avvistammo questo pianeta… un pianeta con atmosfera respirabile, il luogo ideale per stabilirsi… Almeno così ci era sembrato.

— L’aria esterna è velenosa?

— No… tutt’altro. Là fuori è tutto perfetto, o quasi. Non ci sono altre forme di vita, solo delle specie di zanzare.

— Quelle che hanno punto Albert?

— Sì — rispose Cristina scivolando su un sospiro.

— E la loro puntura è velenosa? È per questo che non possiamo uscire?

— I tre membri della squadra esplorativa che per primi visitarono Brandia avevano delle tute protettive. Una di loro, presa dalla foga del momento, si tolse il casco, per essere certa che l’aria fosse davvero respirabile, violando le procedure. Fu punta al collo da uno di quegli insetti, ma al momento non ebbe problemi.

— Quella donna… morì?

— Sì. Ma non fu la puntura a ucciderla. Il veleno delle zanzare… trasforma le persone. Le rende simili a bestie.

Rosario si bloccò. — Albert diventerà un mostro?