Nei pochi minuti che richiese il viaggio verso il quartier generale dell’Ufficio a Whitehall, Blackwood e Meddings si scambiarono qualche banalità sul tempo ma per il resto parlarono poco. Blackwood non era dell’umore giusto per conversare e il suo giovane compagno era abbastanza sveglio da accorgersene. Tuttavia, mentre voltavano su Parliament Street, superarono uno strillone all’angolo della strada che gridava a pieni polmoni: – Tutti i particolari! Jack il Saltatore colpisce ancora! Un’altra aggressione nell’East End! Tutti i particolari! Blackwood ridacchiò tra sé e Meddings si girò verso di lui. – Non date fede a queste notizie, signore? – Naturalmente no! Sebbene sia disposto ad ammettere che la faccenda è piuttosto interessante da un punto di vista socioantropologico.

– Non sono certo di seguirvi.

– Sapete qualcosa di folclore, signor Meddings?

– Non molto, signor Blackwood.

– La maggior parte della gente, ammesso che prenda in considerazione l’argomento, ritiene che il folclore sia poco più di una raccolta di singolari credenze del passato, che hanno ben poca pertinenza con il mondo moderno. Tuttavia non è così: il folclore — vale a dire i racconti e le credenze tradizionali di un popolo, ampiamente accettate ma false — è in continuo stato di sviluppo e modifica. Avviene tutto intorno a noi, se solo volessimo fermarci e prenderne coscienza. Questa faccenda di Jack il Saltatore ne è un esempio tipico.

– Come, se posso chiederlo?

Blackwood si voltò verso il suo compagno. – Avete mai visto Jack?

– No, signore.

– Conoscete qualcuno che lo ha visto?

Meddings scosse la testa. – Però – aggiunse – un amico della fidanzata del cugino della migliore amica di mia sorella afferma di averlo visto più o meno un mese fa, a Spittalfields, o così mi pare.

Blackwood ridacchiò di nuovo. – Mio caro ragazzo, siete voi a confermare le mie parole! Jack il Saltatore non è altro che una creatura del folclore moderno, priva di qualsiasi esistenza reale. È il protagonista di storie raccontate da coloro che vogliono aggiungere pepe alle loro vite monotone e ordinarie. Senza offesa per l’amico della fidanzata del cugino della migliore amica di vostra sorella, mi affretto ad aggiungere.

– Nessuna offesa, signore, ve lo assicuro.

– Grazie. Volevo solo puntualizzare il fatto che creature come Jack il Saltatore possono caprioleggiare tra le pagine dei penny dreadful, ma di certo non saltellano per le strade di Londra.

– Creature come Jack il Saltatore e Varney il Vampiro.

– Precisamente – sorrise Blackwood.

– E… Maléficus il Marziano?

– Ah! Intuisco la vostra linea di ragionamento: Maléficus il Marziano e Jack il Saltatore compaiono entrambi nelle pagine dei penny dreadful e, dato che i marziani esistono, deve esistere anche Jack.

– Non è la più solida delle argomentazioni, suppongo – disse Meddings un po’ mestamente.

– In effetti no – rispose Blackwood, sebbene il suo sorriso fosse sbiadito nell’udire il nome di Maléficus.

Fortunatamente il loro arrivo al Foreign Office gli risparmiò ogni ulteriore sgradevole riflessione. Scese dalla cabina mentre Meddings pagava il conducente, che si toccò il cappello prima di spronare il cavallo e allontanarsi nella nebbia; poi i due uomini superarono la grande porta ad arco ed entrarono nell’edificio.

Quasi subito dopo essere entrati, Meddings fece per congedarsi da Blackwood, che chiese: – Non vi unite a noi, signor Meddings?

– Ah, no, signore. I miei ordini erano solo di consegnarvi il messaggio.

– Molto bene. In tal caso vi auguro una buona serata.

– Altrettanto a voi, signore – rispose il giovanotto con un leggero inchino, prima di correre a occuparsi degli altri suoi doveri, di qualunque cosa si trattasse.

I passi di Blackwood echeggiarono in contrappunto al mormorio di molte voci, mentre si faceva strada attraverso l’immenso ingresso riccamente decorato. L’architetto del Foreign Office, George Gilbert Scott, aveva descritto l’edificio come “una specie di palazzo nazionale o di salotto per la nazione”, e Blackwood, che ammirava le cose antiche, tradizionali e permanenti, non mancava mai di apprezzare l’eleganza senza tempo delle linee classiche dell’edificio, neppure in un giorno come quello, in cui si trovava lì per faccende urgenti. Ora si muoveva rapido tra gli impiegati e gli altri funzionari che parevano risiedere permanentemente sul luogo, alcuni che portavano grossi fascicoli da un dipartimento all’altro, altri riuniti in gruppi di varie dimensioni, a discutere delle questioni del momento.

L’investigatore speciale procedette senza indugio fino a una porta priva di orpelli in un angolo remoto della stanza e la aprì servendosi di una chiave scelta da un piccolo mazzo estratto da una tasca interna del soprabito. Attraversò in fretta la porta e la richiuse dietro di sé, poi discese l’antica scala di pietra che si snodava nelle profondità del terreno.