Wolverine, il film che in pratica ignora il precedente capitolo e rappresenta un nuovo inizio, ha avuto la sua bella dose di ostacoli lungo la strada, fino ad arrivare in mano al regista James Mangold, conosciuto per Walk the Line, Quel treno per Yuma e Innocenti bugie (ovvero Knight and Day, con Tom Cruise e Cameron Diaz). Dal momento in cui prese in carico un capitolo su cui la produzione aveva grandi aspettative, il regista mise in chiaro che il film non sarebbe stato il solito cliché sui supereroi, ma che avrebbe avuto un tono e un carattere molto personali.

Cosa intenda è apparso chiaro dalla sua intervista con Joblo, quando ha spiegato: "È ambientato dopo X-Men 3, ma non lo definirei un sequel, per via di alcuni elementi presenti nel fumetto originale". Vedremo un Logan molto diverso da quello a cui siamo abituati al cinema: "Era importante per me vedere Logan quando è stato spogliato dei suoi doveri verso gli X-Men, dalle sue alleanza, persino dal suo motivo di esistere".

E Mangold aveva un'idea precisa: "Ero affascinato dall'idea di rappresentarlo come un Ronin, un samurai senza padrone, senza scopo, un soldato disperso. La guerra è finita, cosa gli resta da fare? Cosa deve affrontare? Di chi si può fidare? Chi sono i suoi amici?  In cosa può credere? Qual è il motivo per cui si trova qui? Penso siano domande particolarmente interessanti quando hai a che fare con un personaggio che è fondamentalmente immortale".

L'inizio del suo viaggio è cominciato dalla pagina scritta: "Quello che ho scritto dietro la sceneggiatura, la prima volta che l'ho letta, è Tutti quelli che amo muoiono. Logan entra nella storia con questo pensiero in mente. Vive in uno stato di isolamento e viene attirato in Giappone da un vecchio amico, per ritrovarsi immerso in un labirinto di tradimenti, incastrato nei piani di mafiosi, persone potenti e di altri poteri che arriveremo a capire".

C'era un aspetto che lo attirava. "Mi sembrava mancasse, come appassionato di fumetti, un senso di oscurità. Volevo vedere Logan e la sua rabbia. La libertà concessami per questo film si è tradotta nella ricerca del vero Logan, ed è stata un'esperienza emozionante. Vedere la sua vicenda, il suo senso di perdita, la sua ambivalenza sui poteri e talenti. Entra in un labirinto di intrighi, ma la storia è molto semplice: parla del suo desiderio di proteggere le persone che ama da un destino che sembra per lui ineludibile. Era questo aspetto ad interessarmi maggiormente."

Il regista aveva un ispirazione precisa per la sua storia: "Uno dei modelli a cui mi sono ispirato è il film Il texano dagli occhi di ghiaccio (con Clint Eastwood): incontri Logan quando il suo amore è andato, i suoi mentori sono andati, così come molti dei suoi amici, il suo motivo di esistere. È esausto, ha vissuto molto a lungo ed è stanco di soffrire".

Il film, che si intitolerà solo Wolverine, è previsto in uscita il 26 luglio di quest'anno. Vi attira questa versione del più famoso mutante Marvel?