A proposito del cast tecnico e delle location scelte per le riprese, Fiorentino ha sottolineato che: “Come ogni film anche questo è fatto dell'apporto di un lavoro collettivo. Pandemia nasce all'interno di CaveCanem un gruppo di cineasti formato da me, Alessandro Abate (che firma la fotografia) e Adriano Casale (regista e musicista). Proprio Adriano, originario di quella zona, mi ha offerto la casa in cui il film è ambientato e mi ha fatto conoscere quei posti così affascinanti e adatti alla mia storia. Cercavo infatti una natura poco addomesticata e che ad un passo da casa ci portasse in un immaginario lontano e senza tempo. In fase iniziale mi sono ritirato in quei luoghi. La forza ancestrale scatenava di notte paure profonde e di giorno la fantasia. Lì ho scritto – ha continuato il regista - la struttura di base della storia che poi con l'apporto di Paolo Miorandi e Alessandro Scippa è diventata la sceneggiatura. Ma sempre obbedendo alla visione originaria: silenzio, poche parole, poco plot drammaturgico, atmosfere rarefatte, tempi dilatati. Volevo che lo spettatore più che guardare questi uomini che si muovevano tra le cose ultime, vivesse profondamente e nelle viscere l'esperienza della sospensione dal tempo, dell'immobilità, della mancanza di futuro, dell'annullamento.”Se lo spettatore vuole conoscere quali sono i riferimenti cinematografici che il giovane regista ha tenuto presente per Pandemia, Fiorentino è molto preciso nella risposta: “Il film è stato ispirato da cinema e letteratura. Penso a Tarkovskij, a Satantango di Bela Tarr, alla Trilogia della frontiera di Cormac McCarthy (e non a La strada, come potrebbe invece sembrare, perché è uscito dopo la stesura della mia sceneggiatura).”Un film da tenere d’occhio, perché in un mese in cui abbonderanno cinepanettoni e blockbuster potrebbe essere una gradita sorpresa.