Nel giugno di quell’anno l’editore di Milano Ponzoni vara una collana che intende diventare la concorrente de I Romanzi di Urania della Mondadori, a cominciare dalla testata: I Romanzi del Cosmo. Ma c’è di più. La collana è curata, con lo pseudonimo di Tom Arno, da Giorgio Monicelli, che è ancora il curatore della collana mondadoriana. I Romanzi del cosmo sopravvivrà per dieci anni (giugno 1957 - maggio 1967) e dopo il varo di Monicelli, a prenderne le redini è Luigi Rapuzzi, alias L. R. Johannis, già curatore della rivista Galassia. Il primo numero presenta il romanzo Piattaforma spaziale (Space Platform, 1953) di Murray Leinster, ma cosa ancora più interessante pubblicherà autori italiani, usando però il deprecabile rito dello pseudonimo straniero. La convinzione dell’editore, e di chi nel corso dei 202 numeri prenderà in mano la cura della collana, è che l’autore italiano di fantascienza non solo debba “copiare” modelli e stile del suo omologo americano o inglese, ma anche il nome e cognome, inserendo tutt’al più il vero nome dello scrittore come traduttore. Questa scelta, adottata come vedremo da molte altre pubblicazioni, renderà al lettore italiano ostico associare ad un romanzo di fantascienza il suono di un nome e cognome italiano. Sulle stesse orme di I Romanzi del Cosmo si proporrà Cronache del Futuro delle Edizioni Kappa per 24 numeri e poi diventata Le Cronache del Futuro per le edizioni Maya (altri11 fascicoli). Qui siamo al paradosso: romanzi tutti italiani con pseudonimi quasi sempre stranieri. Iniziativa interessante per vari motivi è invece la rivista Oltre il Cielo (“esse” Edizioni, dal settembre del 1957 al settembre del 1975, per 155 numeri), rivista creata da Armando Silvestri, l’editore, e da Cesare Falessi, il curatore. Si tratta di una rivista di Aeronautica, come sottolinea anche il sottotitolo “Missili e Razzi”, ma dove appaiono regolarmente sia racconti sia articoli di fantascienza. Sulle sue pagine hanno esordito o pubblicato racconti alcuni degli scrittori più importanti, senza usare pseudonimi stranieri se non per scelta personale, tra cui Vittorio Curtoni, Lino Aldani, Ugo Malaguti, Piero Prosperi, Renato Prestiniero e altri. Dal numero 149 fino alla fine la cura della rivista passera a Gianfranco de Turris, già assiduo collaboratore della rivista.

Non mancano sul mercato italiano anche tentativi di importare quasi tout court riviste americane all’epoca molto in voga, come Fantascienza (novembre 1954 per 7 numeri) della Garzanti, un editore importante che prova la carta della science fiction, rivista che è la versione italiana di The Magazine of Fantasy and Science Fiction o Galaxy (giugno 1958 - maggio 1964, per complessivi 72

 numeri, edita da Edizioni Due Mondi di Milano e in seguito Casa Editrice La Tribuna di Piacenza), versione italiana dell’omonima rivista americana, curata da Roberta Rambelli, una delle autrici e traduttrici italiane più prolifiche. Entrambe le pubblicazioni possono avvalersi delle opere apparse sulle loro versioni americane, introducendo il lettore a una fantascienza più matura e raffinata.

Il decennio dei Sessanta segna un piccolo boom dell’editoria di fantascienza, con l’apparizione di pubblicazioni che resteranno nella storia. Intanto Monicelli abbandona Urania, un po’ per i continui contrasti con lo zio Arnoldo Mondadori, un po’ per problemi di salute. Dopo una breve reggenza di Andreina Negretti della redazione, arriva Carlo Fruttero che insieme a Franco Lucentini curerà la rivista fino al 1985. I due scrittori svecchiano i gusti del lettore italiano, proponendo non solo testi che sono al limite della fantascienza, ma anche vere e proprie antologie o romanzi fantastici, proponendo di volta in volta autori anglosassoni e non solo di primissimo piano. Un nome su tutti: James G. Ballard. Purtroppo, però, i due curatori chiudono definitivamente le porte agli autori italiani che in precedenza avevano comunque trovato ospitalità, talvolta con pseudonimo americaneggiante talvolta con il proprio nome italiano. L’ultimo autore ad essere pubblicato e Franco Enna (pseudonimo dello scrittore siciliano Franco Cannarozzo) con L’astro lebbroso (numero 73, 10 marzo 1955); il lettore italiano dovrà attendere più di trent’anni per leggere sulla testata mondadoriana un altro autore italiano (per la cronaca Vittorio Catani con Gli universi di Moras, n. 1120 del 9 febbraio 1990).