It in versione X-Files. Se volessimo riassumere in quattro parole l'ultimo romanzo di Stephen King, sarebbe questo il modo migliore per farlo. Perché se da un lato la storia di Henry, Jonesy, Pete e Beav, quattro amici d'infanzia che, ormai adulti, si ritrovano per la consueta battuta di caccia nei boschi autunnali del Maine, ha molte situazioni simili, suggestioni ed esplicite citazioni nei confronti dell'epico capolavoro horror di King, dall'altro, quando troviamo una nave spaziale "naufragata" nel bosco con un equipaggio di "grigi" dai grandi occhi neri alle prese con un manipolo di soldati in stile Apocalypse Now pronti a massacrarli, non ci si sorprenderebbe di veder spuntare da dietro un albero Mulder e Scully con il tesserino FBI ben esposto ai potenti riflettori che illuminano a giorno la fitta boscaglia innevata immersa nella notte. A ben vedere, però, la parte "alla X-Files" funge soprattutto da catalizzatore narrativo, poco più di un pretesto insomma, mentre la vera storia, quella che King ci vuole raccontare e che lo scrittore nella postfazione afferma di aver scritto completamente a mano (!), è, proprio come It, un viaggio nella memoria, un percorso scandito dall'amicizia adolescenziale dei quattro protagonisti per Duddits, un ragazzino con la sindrome di Down, ma con il "dono" speciale di "vedere la riga"... E dunque è proprio questa amicizia straordinaria, insieme con il "dono" che Duddits ha fatto anche a loro, che tiene legati tutti insieme ancora oggi, quando si svolgono gli eventi del libro, e che si trasforma in un inseguimento fisico e mentale, a ritroso verso il passato, per capire qualcosa di se stessi, capire il ruolo dell'acchiappasogni, qualcosa che da ragazzini non avevano compreso fino in fondo e che, contemporaneamente, li porterà a trovare le risorse per sconfiggere il male e l'orrore e salvare il mondo. Ne L'acchiappasogni, dunque, King sceglie di far sconfinare l'horror nella fantascienza per parlarci ancora una volta del doloroso passaggio dall'adolescenza alla maturità, dei cambiamenti (in peggio) che intervengono nostro malgrado, dei legami che restano e delle cose che invece senza volerlo si dimenticano, e che forse tutti dovremmo sforzarci di recuperare. Come sempre il suo scrivere è impeccabile e la trama adeguata, ma la vera forza del libro sono, come sempre accade quando si tratta di King, i suoi personaggi. In Mucchio d'ossa, l'autore faceva affermare al suo protagonista (scrittore) che i personaggi dei libri, per quanto ben caratterizzati e definiti, non sono mai veramente "vivi", ma restano sempre come dei "mucchi d'ossa", appunto. Tuttavia Henry, Jonesy, Pete, Beav e soprattutto Duddits respirano emozioni vere. E le fanno respirare anche al lettore, che ride, trattiene il fiato, inorridisce e si commuove con loro, grazie alla consueta cristallina semplicità e al mirabile equilibrio del linguaggio. Con pietre miliari come i già citati It e Mucchio d'ossa e altri titoli leggendari come Shining e L'ombra dello scorpione, L'acchiappasogni non può essere considerato il miglior libro di King, ma giacché questo è il suo primo romanzo dopo il suo terribile incidente (e non è un caso che uno dei protagonisti sia proprio stato investito e se la sia cavata per il rotto della cuffia proprio come lui), scritto durante i lunghi mesi di convalescenza, vale certamente doppio, non solo perché non delude le aspettative, ma perché ci dice che anche il "Re" è tornato. Ed è ancora lui.