Prologo

Se i popoli della Terra non erano preparati all’arrivo dei marziani, era soltanto colpa loro. Gli eventi del secolo precedente in generale, e quelli dei decenni precedenti in particolare, li avrebbero dovuti preparare.

Si potrebbe dire che i preparativi, in senso molto generico, erano andati avanti da lungo tempo, perché gli uomini, sin da quando avevano appreso che la Terra non era il centro dell’Universo ma solamente uno tra diversi pianeti in orbita intorno allo stesso Sole, si erano interrogati sulla possibilità che quegli altri pianeti fossero, come la Terra, abitati. Tuttavia tali interrogativi, a causa della mancanza di prove favorevoli o contrarie, erano rimasti su un piano puramente filosofico, come quelli sul numero di angeli in grado di ballare su una punta di spillo e sul fatto se Adamo fosse provvisto di ombelico.

Quindi, diciamo che i veri preparativi iniziarono con Schiaparelli e Lowell, e soprattutto con Lowell.

Schiaparelli era l’astronomo italiano che scoprì i “canali” di Marte, ma non affermò mai che fossero costruzioni artificiali. Il suo termine si riferiva a canali naturali.

A cambiare il senso della parola ;;;;fu l’astronomo americano Lowell. Fu Lowell che, dopo averli studiati e disegnati, infiammò prima la propria immaginazione poi quella del pubblico affermando che si trattava senz’altro di canali artificiali. Prova definitiva che Marte era abitato.

Certo, pochi astronomi seguirono Lowell; alcuni negarono del tutto l’esistenza di quelle tracce, oppure affermarono che si trattava solamente di illusioni ottiche; altri ne spiegarono la natura parlando di tracce naturali, non di canali artificiali.

Ma in gran parte il pubblico, che tende sempre a enfatizzare il lato positivo, eliminò quello negativo e si schierò con Lowell. Aggrappandosi all’aspetto affermativo, pretese e ottenne milioni di parole di congetture sui marziani, scritte nello stile della divulgazione scientifica e dei supplementi domenicali.

Poi fu la fantascienza a prendere il posto delle speculazioni. Questo accadde con una fragorosa esplosione nel 1895, quando H.G. Wells scrisse la sua superlativa Guerra dei mondi, il classico romanzo che descriveva l’invasione della Terra da parte dei marziani, che traversavano lo spazio all’interno di proiettili sparati da cannoni posti su Marte.

Il libro, che divenne tremendamente popolare, fu di grande aiuto per preparare la Terra all’invasione. E un altro Welles, chiamato Orson, fu autore del passaggio finale. Alla vigilia di Halloween del 1938, allestì un programma radio che drammatizzava il libro di Wells e dimostrò, anche se accidentalmente, che molti di noi erano già allora pronti ad accettare come realtà un’invasione proveniente da Marte. In tutto il paese migliaia di persone, sintonizzandosi in ritardo sul programma e perdendosi l’annuncio che si trattava di un racconto di finzione, credettero che si trattasse di un fatto, credettero che i marziani fossero davvero atterrati e ci stessero spaccando il muso. Seguendo l’istinto, alcune di quelle persone corsero a nascondersi sotto il letto, mentre altre corsero in strada col fucile in mano, alla ricerca di marziani.

La fantascienza era in piena fioritura, ma lo era anche la scienza, al punto che stava diventando sempre più difficile giudicare, nella fantascienza, dove finiva la scienza e dove cominciava la fantasia.

I razzi V-2 che sorvolavano la Manica raggiungendo l’Inghilterra. Il radar, il sonar.

Poi la bomba A. La gente smise di dubitare che la scienza non potesse fare tutto ciò che voleva. L’energia atomica.

Razzi spaziali sperimentali si stavano già spingendo al di sopra dell’atmosfera, a White Sands, New Mexico. C’era il progetto di una stazione spaziale in orbita intorno alla Terra. Presto sarebbe toccato alla luna.

La bomba H.

I dischi volanti. Certo, adesso sappiamo cos’erano, ma allora la gente non lo sapeva, e molti credevano fermamente che si trattava di extraterrestri.

Il sommergibile atomico. La scoperta della metzite nel 1963. La teoria di Barner che dimostrava l’errore di Einstein, provando che erano possibili velocità maggiori di quella della luce.