Ma guarda te, devo essere proprio matto se mi metto a fare a me stesso battute idiote. Ma mi è venuta spontanea. Lei mi aveva chiesto di andare a giocare al minigolf di Lorenz. Ho sbavato per Tecla per mesi, anni. Finalmente era stata lei a prendere l'iniziativa. Esattamente dopo tre anni, tre. Si, sono più che timido. Sono proprio un imbranato. Ma entro la serata dovevo installare quarantaquattro soriani nel motore. Questo poteva ritardarmi. Metti un gatto nel motore. Era lo slogan della Fiat. Mi concentrai su questa “divertente” attività.  

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Verso le undici del mattino un carro attrezzi portò il groviglio di una Jaguar.

Chiesi all'autista cosa diavolo fosse successo alla macchina. Lui non seppe dirmi molto. Pare che la macchina fosse inseguita dalle Pantere della Polizia e abbia infranto la recinzione di un cantiere precipitando giù verso le fondamenta di un palazzo in costruzione, dritta verso la pala meccanica di un caterpillar. Era stata la stessa Polizia a chiamarlo per raccogliere l'auto dopo aver fatto tutti i rilievi.

Era necessario recuperare con urgenza il giaguaro all'interno. Guardai l'aggrovigliato gruppo di lamiere e pensai che rischiavo di non riuscire a estrarre in tempo il felino per la serata. Proprio oggi doveva capitarmi una cosa così. Il lavoro con i soriani era stato complicato, non difficile in sé, solo complicato. Difficile è risolvere un sistema di equazioni differenziali alle derivate parziali, ammesso di sapere cosa siano, a scuola non ero un asso in matematica; complicato è risolvere cento equazioni di secondo grado: ognuna in sé è facile, ma è la ripetitività dell'operazione che lo rende complicato. Estrarre un giaguaro da un’auto accartocciata era difficile. Una di quelle operazioni che sai quando cominci ma non quando finisci. Ma mi dimenticai di avere fretta. Il risultato fu che la legge di Murphy sulla fretta non si verificò. Estrassi il giaguaro, un po' spaventato ma senza grossi patemi. Lo chiusi in una gabbia, non prima di averlo nutrito. Quello che non m'aspettavo era di trovare un cofanetto di plastica, intatto, ermeticamente chiuso.

La custodia si rivelò essere di materiale infrangibile e resistente ai miei tentativi di aprirla.

Nessuna traccia di aperture. Strana in effetti, non avevo la più pallida idea di cosa farmene. Pensai che forse avrei dovuto darla alla Polizia. Magari era un corpo del reato. Decisi che l'indomani l'avrei portata al commissariato, e la misi dentro l'armadio degli attrezzi.

Così all'orario stabilito andai all'appuntamento con Tecla. Prima una cena carina, poi una divertente partita al minigolf Lorenziano, degna di essere ricordata. Giocare contro le probabilità contrarie è sempre stato tipico del minigolf. Ma se al posto di asperità e ostacoli si aggiungono attrattori di Lorenz, che portano la pallina in direzioni caoticamente imprevedibili, il divertimento è raddoppiato. Le traiettorie delle palline arrivavano a essere sufficientemente vicine alle buche, così vicine da finirci anche dentro talvolta, nonostante il moto leggermente perturbato dagli attrattori.