Le pantere della polizia inseguivano una Jaguar verde metallizzata rubata. Dentro, un concitato guidatore badava sia a guidare, facendo correre l'auto ben oltre qualsiasi limite di velocità, sia a un cofanetto semplicemente appoggiato sul sedile del passeggero. Le rombanti pantere avrebbero presto raggiunto la Jaguar. Il differenziale energetico era troppo a favore delle auto della polizia.

Il guidatore, ignaro che le leggi della fisica sono contrarie a qualsiasi movimento, tentò improvvidamente di svoltare l'angolo a velocità troppo elevata. Il risultato fu che la Jaguar si rovesciò su un fianco. Andò a sbattere con violenza contro altre auto che le fecero da trampolino; infranse la recinzione di un cantiere, e precipitò giù verso le fondamenta di un palazzo in costruzione. Un caterpillar stava proprio in quel momento sollevando la sua pala meccanica. Il muso della Jaguar vi si accartocciò sopra, e l'auto fermò la sua corsa trasformandosi in un groviglio di rottami.

Le pantere arrestarono la loro corsa proprio a ridosso della recinzione, e i poliziotti trasmisero l'esito dell'inseguimento alla centrale. Il suono inconfondibile di un'ambulanza era già distinguibile in sottofondo. Non male come inizio di mattinata.

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Mi chiamo Nicola, detto Nick, e sono un meccanico. Non è che sappia di molto altro, oltre che di meccanica. Adoro riparare le automobili. I vecchi motori a ciclo Schroendiger, con dentro dei felini propulsori, rinchiusi fin da piccoli, sono tutto quello che posso capire. Non sono portato per le scienze, sono un praticone! Riconosco le marche dal miagolio, o dal ruggito. Non posso confondermi. Quando all'officina si avvicinava una macchina, non posso sbagliarmi, è come ascoltare musica. Certe volte c'è da cambiare la ciotola, altre l'isotopo. Altre volte è la sigillatura che non va. La sigillatura della scatola è importante. Se la scatola non è a perfetta tenuta è impossibile lo scatenarsi del paradosso quantistico energetico che fa muovere la macchina. Il gatto rinchiuso dentro non deve essere né vivo né morto. Mi pare che gli scienziati chiamano la cosa “incertezza quantistica”, e solo se c'è la macchina si muove.

Quel giorno ero tutto sommato di buon umore. Avevo persino vinto un vero caffè alla macchinetta del brodo casuale. Dopo molti anni, e molte ricerche scientifiche in tal senso, era stata data una nuova definizione dei distributori del caffè: macchine distributrici di brodo casuale, talvolta di caffè. La possibilità che talvolta da quegli aggeggi uscisse qualcosa di paragonabile a un caffè era la stessa che una cosa chiamata “singolarità quantica” si mostrasse al centro di Roma a mezzogiorno, senza preavviso. Bassa ma c'era. Quel giorno avevo vinto un caffè, però.

Ero molto soddisfatto del mio caffè zuccherato, bevuto il quale tornai al lavoro su una vecchia Fiat 44. Il motore di questo modello era sviluppato sul principio dei quarantaquattro gatti in fila per sei. Ne rimanevano due. Il “momento angolare della distorsione quantistica” delle due scatole disallineate dava alla propulsione quella marcia in più, tipica di una auto sportiva. Mentre smontavo la scatola difettosa pensai all'invito di Tecla. Finalmente la sarta della bottega proprio di fronte all'officina, aveva attaccato bottone.

“Cosa banale forse, visto il mestiere che fa.” pensai ad alta voce.