È pur vero che esiste molta narrativa di genere nella quale la componente introspettiva assume

 proporzioni e importanza di primo piano, ma essa si configura essenzialmente in una riduzione della distanza tra i due tipi di letteratura. Incidentalmente, è stato così affrontato in prima battuta un argomento che si sarebbe rivelato ricorrente all’interno del Fanta Festival Mohole 2012: l’abbandono da parte del fantastico dei propri stilemi per confluire nei crismi del mainstream. La risposta di De Matteo all’interrogativo di Gazzola sull’attitudine del fantastico a sviluppare pensiero è che il fantastico ha proprio come caratteristica intrinseca quella di analizzare e far riflettere su ciò che sono il nostro mondo, la nostra società e le nostre problematiche attraverso un cambiamento di coordinate, secondo una diversa prospettiva. Uno degli strumenti più importanti per poter realizzare questa trasfigurazione è il linguaggio. È proprio sul linguaggio, e in particolare sulla parola e sulla semantica, che si è focalizzato l’intervento di Domenico Mastrapasqua: la parola e la semantica intese come esteriorizzazione di uno schema mentale artificioso e quindi a loro volta vuote e illusorie. Un intervento destrutturante, quello di Mastrapasqua, curiosamente costruito come il foglietto illustrativo di un medicinale. In ossequio allo spirito di Mohole (che, come si diceva, vuole coniugare varie forme di espressione artistica), al Festival è stato destinato uno spazio affatto trascurabile anche al cinema. Si è cominciato con la proiezione di “Silenzi”, cortometraggio realizzato durante il workshop di cinema dagli allievi della Scuola Mohole, per poi proseguire con una tavola rotonda incernierata sulle fasi di un progetto cinematografico, dalla sceneggiatura alle scelte formali di realizzazione.

Il discorso cinematografico è stato proseguito con il promoclip[iii] del progetto “Like Icke”, progetto di serie tv di fantascienza scritta da Danilo Arona, Francesco Cortonesi e Federico Greco, basata su misteri italiani realmente esistenti. Si tratta della storia di una troupe  televisiva intenta a realizzare un mockumentary su presunti misteri e complotti da montare ad arte e riarrangiare secondo un’ottica sensazionalistica per dare origine a prodotti cialtroneschi e affabulatori, dietro una scia trash tristemente nota alle nostre latitudini (basti citare pietre miliari della televisione peninsulare come Voyager o Mistero).

In Like Icke (il cui titolo si riferisce al telegiornalista britannico David Icke, principe degli autori cospirazionisti) il mistero che i ciarlatani vogliono cavalcare si colloca sulle Alpi carniche, dove risiederebbero degli alieni fin dai tempi del fascismo, i quali sarebbero celati al mondo con dei metodi tutt’altro che diplomatici (per esempio internando gli autori di avvistamenti).