Parliamo di Samuel R. Delany, uno degli scrittori di fantascienza più originali e "difficili" usciti dal panorama statunitense, che pure di autori controversi ne ha prodotti parecchi. Poco tradotto in Italia, Delany è stato ed è tuttora un autore di frontiera, in grado di scrivere romanzi che etichettare come solo fantascientifici è difficile, tanti sono i temi, anche scabrosi, che affronta. Come nel suo ultimo libro, appena uscito negli USA e che sembra stia già provocando accese discussioni. Through the Valley of the Nest of Spiders, questo il titolo del romanzo, ampliamento del racconto In the valley of the nest of the spiders che Delany pubblicò nel 2007 sul magazine letterario Black Clock, e che costituisce una citazione di Il sentiero dei nidi di ragno (The Path to the Nest of Spiders in inglese), romanzo d'esordio del grande Italo Calvino.

Protagonista del romanzo è il giovane Eric Jeffers che nel 2007, poco prima del suo diciassettesimo compleanno, viene lasciato dal patrigno nella località turistica di Diamond Harbor, sulle coste della Georgia, dove vive la madre cameriera. Qui conosce il quasi coetaneo Morgan "Shit" Haskell e la sua compagnia, fatta di ragazzi gay che vivono e lavorano in una comune. Quasi subito Eric e Morgan diventano una coppia e nei successivi decenni vivranno insieme nella comune, lavorando alla pulizia delle spiagge e stabilendo quotidianamente le regole di una relazione basata sulla completa apertura sessuale. Successivamente gestiranno in una località rurale un cinema specializzato in film porno e si dedicheranno alla diffusione della cultura gay, per poi concludere la loro avventura in una colonia di artiste lesbiche sulla Gillead Island, mentre intorno a loro l'America cambia, vivendo nei decenni un futuro affascinante e terribile.

Come detto, Delany è stato uno scrittore difficile fin dagli esordi, nel 1962 con il romanzo I gioielli di Aptor. Ma è dalla seconda metà degli anni Sessanta che si impone definitivamente come uno degli autori più attenti e ispirati, tra l'altro, dalla corrente britannica del New Wave. Prima con i racconti Sì, e Gomorra, vincitore del premio Nebula nel 1967, e Il tempo considerato come una spirale di pietre semipreziose, vincitore dello Hugo l'anno successivo. Poi con i romanzi, il grandioso Babel-17, in cui mette la sua passione per la linguistica, materia di cui negli anni successivi diventerà docente universitario, e con cui vince il Nebula per il miglior romanzo, doppiato l'anno successivo dalla vittoria con Una favolosa tenebra informe, noto in Italia anche come Einstein perduto. Negli anni successivi continuano i successi e le nomination ai premi letterari con libri come Nova e lo sperimentale Dhalgren, attraverso i quali Delany esplica i temi principali della sua narrativa, come la percezione, il linguaggio, la memoria e la sessualità estrema, ispirata dalla sua aperta bisessualità.

E anche in questo libro Delany, a settant'anni suonati, non si smentisce, proponendo una cavalcata nel futuro in cui descrive l'evoluzione delle comunità gay e lesbiche rurali, in contrapposizione agli stili di vita metropolitani che impongono una certa visione della sessualità. Senza risparmiare incursioni nella sessualità estrema, a base di violenza, incesto, pedofilia, coprofagia, "pioggia dorata" e quant'altro, a ribadire la sua visione di sessualità completamente libera e priva di schemi, nonché il suo modo di intendere lo scorrere del tempo, basato sulla percezione soggettiva. Sul magazine online Locus c'è una recensione (purtroppo tutta in inglese) a opera di Paul Di Filippo, il cui link è tra le Risorse in rete. Insomma, Delany non ha perso lo smalto e nemmeno la voglia di provocare, confermandosi come un autore ancora sulla breccia e sempre in grado di scandalizzare con la sua fantascienza di difficile interpretazione.