Nel freddo mondo di critica e cosiddetti intellettuali, i supereroi non sono visti con alcun riguardo, malgrado il mondo intero negli ultimi anni si sia divertito e appassionato con le loro avventure, che si tratti del mondo freddo e solitario di Batman o dell'universo creato al cinema dalla Marvel e la Fox.

La difesa del valore intrinseco di questo mondo, l'ha comunicata al Guardian il loro ultimo e letale avversario: l'attore Tom Hiddleston, ovvero Loki sia in Thor che nel nuovo The Avengers, ha spiegato perché il mondo ama e ha bisogno di questi eroi.

"All'inizio di quest'anno, mi è stata raccontata una storia. Quando Christopher Reeve accettò di interpretare Superman, venne totalmente deriso dalla comunità di attori di cui faceva parte: era vista come una scelta ignobile, per un attore di impostazione classica, abbassarsi a un ruolo del genere."

Le cose erano però diverse al di fuori del mondo ovattato del teatro inglese: "Io sono cresciuto guardando Superman. Quando ero piccolo e nuotavo in piscina, in realtà stavo volando come lui, sognavo di salvare la ragazza per cui avevo una cotta (la mia Lois Lane), dal bullo di turno (il mio generale Zod). Superman è stato il mio primo supereroe".

Se per il compianto Reeve la sua scelta fu una sfida alla mentalità dell'epoca, le cose sono per fortuna cambiate: "Da allora alcuni dei più grandi attori hanno trasformato i supereroi in qualcosa di serio: Michael Keaton e Jack Nicholson nel Batman di Tim Burton, Ian McKellen e Patrick Stewart, i primi venerabili cavalieri degli X-Men, che hanno ora passato il testimone a Michael Fassbender e James McAvoy. E a dispetto del talento mostrato in Chaplin e Kiss Kiss Bang Bang, è stato il carattere da rockstar mostrato in Iron Man a far scoprire al pubblico l'enorme talento di Robert Downey jr".

Ovviamente, visto che Hiddleston interpreta pur sempre un cattivo, il suo riferimento primario arriva da un esempio unico e indimenticabile: "La performance di Heath Ledger in Il cavaliere oscuro ha semplicemente cambiato le regole, ha alzato il livello qualitativo non solo per gli attori nei film sui supereroi, ma per i giovani attori in generale. La sua recitazione era cupa, anarchica, vertiginosa, libera e totalmente, elettrizzantemente, pericolosa".

È questo che in fondo spinge chi fa il suo mestiere: "Ogni attore o artista è ispirato dalla sua curiosità, dal desiderio di esplorare ogni angolo dell'umanità, nella luce e nell'oscurità, per poi riflettere quello che hanno scoperto nel loro lavoro".

Di base quello che si cerca è la verità: "Riesco a sentirvi dire che sono parole grosse per degli sciocchi film sui supereroi. Ma questi film offrono una moderna mitologia, in cui la verità può essere esplorata. Nella nostra società sempre più complessa con tante fedi e divinità diverse, i film sui supereroi rappresentano un canovaccio su cui le nostre speranze, i sogni e gli incubi apocalittici vengono proiettati e e incarnati. Le società antiche avevano dei antropomorfi, un enorme pantheon che si espandeva in secoli di drammi e dinastie: padri e figli, martiri ed eroi, amanti uniti dal destino, la morte dei Re. Storie che insegnavano il pericolo dell'arroganza e il valore dell'umiltà".

Lo stesso vale per i protagonisti: "I supereroi possono essere soli, vanitosi, arroganti e orgogliosi, spesso devono superare le loro fragilità umane per un bene supremo e la possibilità della redenzione è dietro l'angolo, ma dobbiamo guadagnarcela".

Proprio uno dei personaggi degli Avengers rappresenta benissimo questo esempio: "Hulk è una metafora perfetta della nostra paura della rabbia: le sue distruttive conseguenze, il suo fuoco che brucia tutto. Tutti hanno desiderato almeno una volta un Hulk spacca qualcosa nella loro vita. E quando la rabbia svanisce ciò che rimane è vergogna e rimorso. Bruce Banner, l'umile alter ego del mostro verde, è spaventato dalla sua rabbia tanto quanto lo siamo noi dalla nostra".

Senza dimenticare un altro famoso Bruce: "L'altro supereroe, Bruce Wayne, è un moderno Amleto: un'anima inquieta, fraintesa, sola, per sempre condannata a vendicare l'ingiusta morte dei genitori".

Dall'altra parte ci sono gli idealisti: "Captain America e il poster dell'eroismo militare in combattimento, l'eroe naturale, il leader. Spider-Man è l'eterno adolescente, mentre la sua controparte in costume rappresenta il suo segreto ben nascosto: il suo bisogno di indipendenza e potere".

E in quanto forma cinematografica: "Penso che i Lumiere si sarebbero entusiasmati dall'inseguimento tra le strade di Gotham in Il cavaliere oscuro o dell'incredibile corsa sull'ottovolante attraverso i palazzi di Manhattan nella parte finale degli Avengers. È l'apice del concetto di immagini in movimento, cominciato con l'arrivo del treno del 1895. Adesso i treni si muovono molto più velocemente, così come i camion, le moto, le Bat-mobili, gli uomini che volano e le armature scintillanti. Lo spettacolo è parte del divertimento, parte dell'arte, parte della nostra gioia condivisa".

E conclude il suo elogio dicendo: "Siamo molto lontani dai tempi in cui Christopher Reeve è stato giudicato. Dice Samuel Jackson/Nick Fury negli Avengers Io credo ancora negli eroi. Anch'io signori, anch'io".

Quale invito migliore per andare a scoprire il mondo degli Avengers, di quello inviato dal loro nemico?