Siamo nel lontano 1940 e la National Allied Publications, meglio conosciuta in seguito con il nome Dc Comics, stava cominciando a godersi il successo dovuto alla creazione dei primi due veri supereroi del mondo del fumetto, Superman, pubblicato appena due anni prima, e, naturalmente, Batman, uscito solo l'anno precedente. L'editore Sheldon Mayer, passato alla storia per aver tolto proprio il primo numero di Superman dal cassetto degli indesiderabili da cestinare, e lo scrittore Gardner Fox, uno dei creatori dello stupendo Sandman, decidono di inventare qualcosa per promuovere tutti quei vari ed affascinanti personaggi secondari che si stavano accumulando sulle loro testate e che non avrebbero potuto, a breve, permettersi di apparire in solitario su di un fumetto dedicato; decidono di creare un contenitore, un modo per raccontare in un'unica soluzione le vicende di più supereroi: un supergruppo a tutti gli effetti. Nasce così la Justice Society of America, il primo supergruppo nella storia del fumetto.

Dopo quasi vent'anni sempre la Dc Comics, percependo un cambiamento nel periodo di crisi appena affrontato ed essendo riuscita a rilanciare una grossa parte dei personaggi creati nella Golden Age, pensa di riproporre l'idea di un supergruppo, già ben rodata e funzionale agli inizi della sua storia editoriale nel mondo dei supereroi. Viene richiamato Gardner Fox con lo scopo di rifondare la Justice Society per un gusto più in sintonia con i tempi, ma l'autore rimette in discussione la sua stessa idea e decide stavolta di giocare pesante. Non sarà la Justice Society of America a prendere vita ma la Justice League of America, nome derivato dalla Football e Baseball League in quel momento profondamente apprezzate dal grande pubblico, un gruppo di supereroi completamente diverso dalla filosofia iniziale, non solo nel nome. Se infatti la Justice Society era nata per promuovere personaggi secondari, nella Justice League, allo scopo di attirare la completa attenzione dei lettori, entrano in gioco i grossi calibri pronti ad affrontare sfide altrettanto epiche.

Questa volta però la Dc Comics non gioca sola sul panorama dei fumetti e la neonata Marvel Comics, sotto la guida di Stan Lee e di Jack Kirby, risponde al fuoco con il fuoco cercando di cavalcare a sua volta il successo arriso ai supergruppi della rivale. Verso la fine del 1963 sarà infatti pubblicata una testata con il titolo The Avengers (I Vendicatori) destinata ad ospitare, a detta degli autori, gli eroi più potenti della Terra.

Il perfido Loki, Dio asgardiano dell'inganno, è sempre alla ricerca di un nuovo modo per far soffrire il fratellastro Thor: quando percepisce l'esistenza di superesseri in grado di dargli del filo da torcere il gioco è fatto ed il piano malvagio in atto. Con un'illusione riesce ad irretire la debole intelligenza di Hulk convincendolo a scatenare la sua immane furia su di un povero tratto di ferrovia; quando il fedele compagno ed amico Rick Jones chiamerà aiuto via radio, a Loki non rimarrà altro che far arrivare la trasmissione alle orecchie di Thor per poi godersi il terribile scontro fra i due titani in presa diretta. Forse tratto in inganno dalla tecnologia umana, di cui è ancora poco esperto, o forse distratto dall'anticipazione di un esito fragoroso per il tiro mancino appena congegnato, Loki non si curerà di escludere chiunque altro in ascolto dalla trasmissione di aiuto, gettando così, inconsapevolmente, le fondamenta della sua sconfitta e di innumerevoli sconfitte future. Oltre al possente Thor arrivano infatti sulla scena del misfatto altri singolari personaggi: Ant-Man, lo scienziato Henry Pym in grado di prendere le dimensioni di una formica e comandare gli insetti, la sua compagna Wasp, sempre minuscola ma capace di emettere scariche di forza, e l'ipertecnologico Iron Man, al secolo il playboy miliardario Tony Stark. Dopo l'incomprensione di rito e le botte da orbi seguenti, i quattro cominciano a subodorare la mano malvagia di Loki dietro al singolare evento che li ha portati tutti nel medesimo luogo ed arruolato anche Hulk pongono fine alla minaccia con un abile gioco di squadra. Alla fine della vicenda sarà proprio Ant-Man a suggerire la creazione di una vera e propria squadra, considerato quanto gli eroi hanno lavorato bene assieme e quanto ognuno ha contribuito a salvare la giornata; Wasp battezzerà subito l'attonito gruppo, ancora frastornato dall'evento, come Avengers (Vendicatori) perché secondo lei è un nome dal suono decisamente drammatico.