Brillante e di difficile classificazione, l'inglese Ian Watson occupa un posto di rilievo nella schiera di autori che hanno raccolto l'eredità della scuola fantascientifica britannica a partire dagli anni Settanta. Il suo debutto sulle pagine di Urania risale al lontano 1979, da allora un discreto numero di sue opere sono state ospitate dalla rivista nel corso degli anni, tra queste è doveroso citare i tre romanzi del ciclo Black Current (Il libro del fiume, Il libro delle stelle e Il libro delle creature).

Ora è il turno di Gli dei invisibili di Marte, romanzo scritto ai tempi della corsa allo spazio tra gli Stati Uniti e il blocco sovietico. Watson racconta di come i marziani arrivino sul nostro pianeta: non con una flotta di minacciose astronavi, ma grazie a un passaggio gentilmente fornito da una sonda terrestre.

Mentre strani avvenimenti accadono sulle Ande, una spedizione americana sbarca su Marte ed entra in contatto con gli abitanti del pianeta rosso: gli effetti di tale incontro saranno stupefacenti, dato che la forma di vita dominante su Marte è microscopica e altamente infettiva. La storia è infatti incentrata sugli effetti che la vita marziana ha sugli umani, che vengono sorpresi da una minaccia insidiosa e difficile da controllare.

Unitamente alla pubblicazione di I giardini della delizia da parte di Elara, questo numero di Urania potrebbe essere il segnale della riscoperta di un autore forse un po' sottovalutato nel nostro paese.

L'autore. Nato nel 1943, è diventato famoso per aver scritto la sceneggiatura del film di Steven Spielberg e Stanley Kubrick A.I. Intelligenza artificiale. Urania ha pubblicato numerosi suoi romanzi, fra i quali Il mistero dei Kyber (n. 1431) e L’anno dei dominatori (n. 1496).

La quarta di copertina. “Le più piccole e umili creature di Dio”, i batteri, avevano salvato il mondo da un’invasione marziana ai tempi della Guerra dei mondi di Wells (1897); ora, misteriosi microrganismi dalle straordinarie capacità di propagazione infettano una sonda russa nello spazio. Quando la sonda, programmata per tornare sulla Terra, sbaglia rotta e si schianta sull’Altopiano boliviano, un contadino delle Ande subisce una straordinaria metamorfosi e decide di restaurare l’Impero degli Incas. Nel frattempo, gli astronauti americani che hanno raggiunto il pianeta rosso sperimentano un definitivo “allargarsi dell’area della coscienza…”. È all’opera una civiltà più antica e perfetta della nostra, e una razza invisibile sta muovendo i primi passi in un ambiente nuovo e ospitale: l’interno dell’uomo.

Ian Watson, Gli dei invisibili di Marte (The martian inca, 1977) traduzione di Salvatore Proietti, Mondadori, Urania 1581, pagg. 240, euro 4,50