L’altro obbedì. Eyezerkan accantonò i fogli e con un gesto invitò l’altro ad avvicinarsi. – Ci sono novità, maggiore? – domandò.– No, signor generale. I ribelli non hanno fatto nessuna confessione di rilievo – fece il soldato, indossando un’aria mortificata la cui sgradevolezza era amplificata dalla voce melliflua dell’uomo. Del resto, tutto in Pasha Cordellier era sgradevole, decise Eyezerkan.

– Se non ricordo male qualcuno di loro dovrebbe aver già superato i cinquanta giorni terrestri di prigionia – disse il generale.

– Sì – ammise il maggiore senza cambiare tono. – Sono in tre.

Eyezerkan colse nell’altro il leggero movimento di un angolo della bocca: il vagito di un sorriso beffardo soffocato alla nascita.

Il generale si abbandonò allo schienale della poltrona. – Mi dica una cosa – fece. – Lei crede che Plutone sia una delle maggiori potenze del Sistema Solare per caso, vero?

– Signore?

– Pensa che gli sforzi che fa il nostro esercito per rispettare il protocollo di carcerazione varato dal Consiglio Militare Superiore siano inutili, non è così?

Cordellier ebbe un momento di esitazione. Sapeva di trovarsi davanti ad un uomo dalle qualità spiccate quanto infrequenti. Algis Eyezerkan non era tipo da farsi ammorbidire da un po’ di buona dialettica, e la differenza tra le loro collocazioni sulla scala gerarchica dell’esercito di Plutone suggeriva al maggiore di non tentare di fare il furbo.

– Se mi è concesso, signor generale, trovo che il protocollo sia molto più dispendioso in termini di risorse di quanto i benefici ottenuti nel rispettarlo giustifichino.

Eyezerkan fissò Cordellier in silenzio. Ogni traccia di ghigno era stata spazzata via dal volto del maggiore come un mucchietto di cenere disperso dai venti siderali.

Bene così: al generale non interessava che l’altro si convincesse dell’opportunità delle direttive del Consiglio, gli bastava che si rendesse conto di doversene stare al proprio posto. E dal posto in cui stava, Cordellier non poteva permettersi di fiatare né di storcere il naso.

– Se non fosse stato varato il protocollo staremmo ancora cercando di arginare le insurrezioni degli indigeni – si limitò a replicare Eyezerkan. – Spero le sia chiaro.

– Non lo metto in dubbio, signore, però sono diversi mesi che con i nostri interrogatori non riusciamo a ottenere informazioni degne di nota.

– E quindi?

– Beh – azzardò timidamente il maggiore, – presumibilmente i ribelli sono stati annientati. Nessun uomo custodirebbe un segreto, se sottoposto al trattamento previsto dal protocollo.