Quando la Sony annunciò il ritorno di Spider-Man al cinema, chiunque si aspettava di veder campeggiare il numero quattro vicino al nome del nostro supereroe preferito o un qualche sottotitolo che facesse molta impressione ma che in fondo nascondesse solo il fatto che si trattava della quarta, attesa, puntata, delle avventure dell'Uomo Ragno (Protocollo fantasma ad esempio).

La doccia gelata, almeno per chi aveva apprezzato la saga fino al numero tre, arrivò poco dopo: addio Sam Raimi (il regista, per chi non lo sapesse), addio Tobey Maguire, addio Kirsten Dunst. In breve, addio a tutto il mondo fin lì creato. Un colpo di spugna e la Sony decise che era tempo di ricominciare da zero.

Così, per evitarvi mal di testa (escluso quello dovuto al 3D, non vi possiamo aiutare purtroppo) e dubbi quando entrerete in sala, vi riportiamo la spiegazione data da Screen Rant, che di fatto si divide in due parti. La prima parte è legata alla natura intrinseca dei fumetti sui supereroi: in questo mondo esiste il concetto di continuità retroattiva, ovvero quando un autore torna alle origini del personaggio ed effettua una revisione dei canoni precedentemente stabiliti. In altri termini, si reinventa l'inizio e la storia riparte da lì.

Gli autori che hanno creato Superman o Batman negli anni '30 avevano una sensibilità diversa rispetto a coloro che sarebbero venuti dopo, ma questo vale anche per personaggi come Spider-Man o gli X-Men, comparsi negli anni '60. Nel corso dei decenni sono stati cambiati i loro poteri, le origini, i costumi, in casi come quello di Robin la sua stessa identità.

I vantaggi sono duplici: da una parte si mantiene la storia fresca e coinvolgente, connessa con il periodo corrente; dall'altra si può aggiornare una storia ormai datata e insostenibile, perché ad esempio il personaggio è nato in un periodo storico che ormai è lontano e in cui il pubblico (più giovane) fa fatica a riconoscersi.

Nel 2000 la Marvel lanciò la collana Ultimate, partendo proprio con Spider-Man e gli X-Men. Lo scopo era semplice: creare una realtà alternativa in cui le origini dei personaggi venivano raccontate in un contesto moderno, liberi da decenni di storyline che ormai si erano incartate senza possibilità di salvezza. In questo c'era un vantaggio evidente: i lettori che seguivano i loro personaggi da tempo immemore avevano ancora la serie classica, quelli più giovani avevano personaggi in cui riconoscersi.

Non a caso i film recenti prodotti dalla Marvel stessa prendono le loro mosse più dal mondo Ultimate che dalla serie classica o, nel caso del prossimo The Avengers, per stessa dichiarazione del regista Joss Whedon, la storia prende elementi da entrambi gli universi, come ben esemplificato dal Nick Fury che ha le fattezze di Samuel Jackson. O come il principale imputato di questo articolo, ovvero il film The Amazing Spider-Man, che si ispira dichiaratamente al mondo Ultimate.

Fin qui la parte edificante, nonché quella che le case di produzione vogliono usare come spiegazione. Ma ricominciare daccapo dopo solo cinque anni da Spider-Man 3 è comunque un po' eccessivo, no?

E infatti ecco entrare in scena un elemento molto più pratico: per tornare a indossare il costume dell'Uomo Ragno, Tobey Maguire poteva chiedere e ottenere cinquanta milioni di dollari, per altri tre film, sia chiaro. Con lui anche Kirsten Dunst non si sarebbe accontentata di briciole e il regista Sam Raimi, oltre a un assegno di un certa rilevanza, aveva già richiesto una maggiore libertà creativa per Spider-Man 4, dopo che la Sony gli aveva imposto di inserire così tanti elementi narrativi nel capitolo tre da averlo reso il meno amato dai fan (che in molti casi sono stati meno gentili di così).

Quindi cosa poteva fare la casa di produzione con un aumento di un centinaio di milioni nel budget e una rapporto poco piacevole con il regista in pectore? La risposta l'hanno trovata con un nuovo casting, ovvero Andrew Garfield e Emma Stone, esordienti di successo certo, avendo l'uno The Social Network e l'altra The Help nel curriculum, ma pur sempre esordienti e quindi con richieste economiche più ragionevoli.

Lo stesso vale per il nuovo regista Marc Webb, che arrivava dal piccolo film 500 giorni insieme, e con Spider-Man fa il salto nei film a grosso budget. Con un nuovo cast e un budget più basso, l'idea migliore poteva essere solo premere il tasto reset della storia.

Senza contare un elemento ancora più importante: se la Sony non realizza un film su Spider-Man con una certa cadenza, i diritti cinematografici ritornano alla Marvel, che avendo ora una consolidata casa di produzione propria, non vede l'ora di riaverli indietro, dopo che negli anni '90 vendette i suoi personaggi a varie case di produzione, quando stava per andare a gambe all'aria e aveva bisogno di liquidità.

L'ultima parte su cui fare chiarezza è: quindi il prossimo film si rifarà del tutto all'universo Ultimate? Sì e no. L'idea alla base è di prendere alcuni elementi del mondo Ultimate, ma anche di raccontare le origini da una prospettiva diversa, con dettagli diversi, confidando nel fatto che il pubblico abbia già una certa familiarità con il personaggio e su come si è comportato sullo schermo. In questo modo, si vuole approfondire la familiarità di base, esplorando idee (ancora) più moderne su chi è questo supereroe come persona, com'è la sua vita, come vede il mondo, in cosa crede.

Se volete scoprire il valore del nuovo corso di Spider-Man, l'appuntamento è per il 3 luglio negli Usa e il 4 nel resto del mondo.