Cosa possiamo aspettarci da Alcatraz, la nuova serie televisiva creata da Elizabeth Sarnoff, Steven Lilien e Bryan Wynbrandt e prodotta da JJ Abrams? A svlearcelo è lo stesso regista/produttore, in una chiacchierata con Hollywood Reporter, dove racconta un aneddoto avvenuto anni addietro: era andato a casa di un amico e si erano messi a guardare un episodio di Alias: “Ho guardato l’episodio per quattro minuti e mi sono chiesto, ma che cacchio sta succedendo?”

La situazione gli fece capire che Alias era un telefilm che non era aperto a nuovi spettatori: se non lo seguivi sempre non eri in grado di capire gli eventi di un singolo episodio. Ma abrams non rinnega la struttura narrativa seriale: “Dopo la terza stagione l’emittente ci chiese di fermare l’arco narrativo e noi eseguimmo l’ordine, ma penso che il telefilm soffrì molto per questa scelta.”

Ma con Alcatraz la scelta è stata ambivalente: “Se guardi un solo episodio non sarai deluso, in quando contiene una storia autoconclusiva; se lo segui in modo frammentario sarai comunque in grado di capirlo e se lo segui consecutivamente sarai in grado di leggere tra le righe.”

Per Abrams Alcatraz è molto diverso anche da Fringe, che definisce: “un telefilm emozionale fin dall’inizio. Fringe è più basato su una condizione che su una premessa, ma con Alcatraz abbiamo l’opportunità di avere contemporaneamente sia la struttura episodica che il lungo arco narrativo.”

Abrams dice anche di avere imparato una lezione da Lost: “Non puoi aspettarti che il pubblico si sieda lì e si ponga domande fondamentali per anni. È ingiusto ed è sbagliato. Noi vogliamo fare in modo che gli spettatori non diano testate contro il muro, ma non possiamo nemmeno dare tutte le risposte alla fine della prima stagione, non è una buona cosa per nessuno telefilm.”

Ma seguire Alcatraz sarà più facile: “Il cuore del telefilm è l’inseguimento dei fuggitivi. Ogni settimana prenderemo o non prenderemo uno dei prigionieri di Alcatraz. La mitologia sarà lì se vorrai seguirla, ma non sarà un fattore critico nella visione di un episodio.”

Riguardo alla struttura temporale, che alterna il passato al presente, il regista ha dichiarato che: “Quello che vediamo nel passato ci informa su quello che accade nel presente, ma non è necessariamente qualcosa che i nostri protagonisti scopriranno. Così abbiamo questa incredibile opportunità di girare questi piccoli corti ambientati nel passato che aiutano gli spettatori ad avere una più profonda comprensione di quello che accade nel presente. È una deliziosa miscela di crimine, emozione e fantasia, perché la mitologia gioca il suo ruolo nel passato. Amo questa dinamica, raccontare storie parallele che non necessariamente si incrociano se non agli occhi del pubblico.”

Altra parte fondamentale sono le motivazioni del team dei protagonisti: “Questo è l’incubo peggiore e un sogno che diventa realtà per Diego Soto. Lui ha studiato Alcatraz per motivi molto personali, che scopriremo durante lo svolgimento della storia ed è anche un disegnatore di fumetti, oltre al fatto che li vende nel suo negzio. Così si ritrova a vivere in un mondo quasi fumettistico, in cui i cattivi prendono vita. Da una parte Diego vuole sapere tutto su di loro, dall’altra ne è assolutamente terrorizzato. Inoltre ha le  sue teorie, che vanno daai wormhole alle dimensioni parallele al congelamento criogenico. La sua funzione è di porre le domande del pubblico: come sono tornati? Come mai non sono invecchiati? Chi c’è dietro?”

Ma il centro della storia è sicuramente la protagonista: “La storia sarà raccontata per la maggior parte dal punto di vista di Rebecca Madsen, lei ha una connessione con Alcatraz incredibilmente forte e ogni fuggitivo che insegue può potenzialmente portarla un passo più vicino a scoprire i misteri che circondano la sua vita. L’uomo che noi conosciamo come suo nonno è anche la persona che lei insegue con più determinazione, non solo perché è un suo parente, ma perché è responsabile della morte del suo collega. Questo le rende impossibile non impegnarsi totalmente a dare la caccia ai fuggitivi, perché ognuno di loro può darle un indizio che la porti più vicino al nonno e a risolvere il crimine più importante della sua vita.”