Nel 1948 George Orwell è a Jura, nelle isole Ebridi (a largo della Scozia) e, nonostante la tubercolosi che di lì a due anni gli toglierà la vita, lavora alla prima bozza del testo destinato a segnare la storia della fantascienza e non solo. Si parla ovviamente di 1984, anche se una lettera appena pubblicata sul sito Letters of Note rivela che l’autore era piuttosto indeciso sul titolo, almeno al tempo. La lettera reca la data del 22 ottobre 1948 ed è destinata al suo editore Frederic Warburg, con cui aveva già pubblicato La fattoria degli animali nel 1945.

"Non sono soddisfatto del libro – si legge – ma nemmeno completamente insoddisfatto. L’idea mi è venuta nel 1943 e penso che sia buona, ma forse il risultato sarebbe stato migliore se non fossi afflitto da tubercolosi. Non ho ancora preso una decisione sul titolo. Sono indeciso fra 1984 e L’ultimo uomo in Europa."

Lettera di George Orwell
Lettera di George Orwell
La lettera contiene anche uno spaccato su suoi ultimi anni di vita. Come si è detto, la prima stesura del testo volgeva ormai al termine e Orwell si poneva problemi di natura pratica. "Mi vengono i brividi al pensiero di dovere battere a macchina il testo, un compito non facile stando a letto. Il libro è lungo, maledettamente lungo. Penso siano centomila parole, forse centoventicinquemila (per la cronaca, le parole sono circa ottantanovemila in lingua originale, NdR). Non posso spedire il materiale a qualcuno perché è tremendamente disordinato. D’altra parte, un abile dattilografo – sotto la mia supervisione – potrebbe sbrigare il lavoro velocemente. Conosci qualcuno che potrebbe venire qui? Ti manderei i soldi per il viaggio e tutte le istruzioni per arrivare. Faremo sì che lei si senta a casa (nel testo in inglese viene usato il termine her, segno evidente che all'epoca era ancora un mestiere per lo più femminile, NdR). E c’è sempre abbondanza di cibo qui."

Il finale della lettera invece è di tutt’altro tono e contiene un duro attacco a una figura di primissimo piano di quei tempi: "Ho appena ricevuto il saggio di Sartre sull’antisemitismo che tu hai pubblicato (il riferimento è a Réflexions sur la question juive, o Riflessioni sulla questione ebraica, pubblicato nel 1946, NdR). Penso che Sartre sia solo un pallone gonfiato. Adesso ci penso io a lui!”.