La sua narrativa, breve e lunga, ha influenzato non poco scrittori, come ad esempio Stephen King e John lansdale, e registi come David Cronenberg. Tra le sue opere più significative ci sono The Shrinking Man (Tre millimetri al giorno, 1956) e A Stir of Echoes (Io sono Helen Driscoll, 1958) e, soprattutto quello che da molti è considerato il suo capolavoro: I Am Legend (Io Sono Leggenda, 1954). Stiamo parlando di Richard Matheson che torna agli onori della cronaca fantascientifica grazie al film Real Steel di Shawn Levy. La storia è basata, infatti, sul suo racconto Steel, già portato sul piccolo schermo nel 1963 nella serie Ai confini della realtà.

In un futuro non lontano (2020), gli appassionati di  boxe sono ormai stanchi di assistere a match in cui semplici esseri umani si prendono a pugni. È un’epoca in cui il pubblico è sempre più assetato di violenza e di massacri, e non si accontenta più delle performance limitate di atleti in carne ed ossa. È un mondo in cui la boxe si è evoluta al punto tale  in cui non ci sono più uomini sul ring, bensì robot che si affrontano senza alcuna regola. Concetti come l’abilità, l’eleganza, il talento e la professionalità appartengono ormai al passato. I fan cercano ormai solo la potenza incontrollata di colpi fatali, allo scopo della totale distruzione dell’avversario.

Charlie Kenton, un pugile sul viale del tramonto, è così costretto a farsi da parte quando il mondo del pugilato è stato invaso da giganteschi robot d’acciaio. Privo ormai di qualsiasi prospettiva, Charlie è diventato un promotore di incontri di pugilato fra i robot e si guadagna a malapena da vivere assemblando robot scadenti e in disuso per cui organizza match nei vari ring clandestini. Ma proprio quando Charlie pensa che le cose non possano andare peggio di così,  nella sua vita improvvisamente riappare Max, il figlio che aveva da tempo perso di vista, un ragazzino pieno di risorse malgrado la sua giovane età.

Padre e figlio, dopo un’iniziale reciproca riluttanza, uniscono le loro forze per costruire e addestrare un robot malandato e trasformarlo in un pugile da combattimento. Sullo sfondo di un’arena brutale e priva di regole, Charlie, avrà finalmente l’occasione di un insperato ritorno.

Protagonista del film è Hugh “Wolverine” Jackman, mentre i produttori esecutivi sono nomi del calibro di Robert Zemeckis, Steven Spielberg, Jack Rapke, Steve Starkey, Mary McLaglen e Josh McLaglen. La sceneggiatura è di John Gatins.

Quando la DreamWorks gli ha presentato l’idea di Real Steel, Levy afferma di essersi interessato al progetto per via della partecipazione di Steven Spielberg e Stacey Snider. “Mi hanno convocato per parlarmi di questa idea che inizialmente sembrava assolutamente folle da realizzare in un film”, racconta Levy. “Ovviamente ero molto lusingato e quando ho letto la sceneggiatura ho pensato che poteva essere l’occasione di farne un film ambientato nel mondo dello sport, in cui viene esplorato con sentimento il rapporto fra un padre e un figlio. Questo mi ha galvanizzato”.

Il regista Shawn Levy ha al suo attivo successi come Una notte al museo e Notte folle a Manhattan e a proposito della sua bravura, Spielberg ha dichiarato che: “Shawn ha creato una realtà. Questo è forse il suo film più realistico, con cui Shawn si è completamente reinventato come filmmaker. Il film è bellissimo, le riprese sono ricche di dettagli e di immaginazione. Quando è finito, gli ho detto: Finora avevi raccontato tante belle storie, ma questo è il tuo primo vero film.”