Una giovanissima ragazza vede la sua vita distrutta da un'ingiustizia e decide di ribellarsi dando vita ad una moderna Rivoluzione Americana.

I più smaliziati conosceranno Brian Michael Bendis per la bellissima serie poliziesca e supereroistica Powers o per la sua gestione della collana Daredevil, tutti lo avranno  sentito nominare almeno una volta per i suoi lavori nel fumetto mainstream ed in particolar modo per la Marvel Comics. La creazione dell'universo Ultimate o la sua visione della testata Avengers, i megacrossover estivi come Secret War o Secret Invasion, magari un piccolo gioiello come la miniserie Alias sono tutti farina del suo sacco. Splendido nei dialoghi e nella costruzione a tutto tondo dei personaggi, bravissimo nella struttura narrativa e nei colpi di scena, gli si potrebbe contestare quasi esclusivamente lo scarso tempo dedicato al fumetto indipendente ed ai suoi progetti personali rispetto a quanto investito per i progetti più commerciali. La linea Icon della Marvel, definibile come una scheggia di fumetto indipendente all'interno di uno dei colossi del fumetto di mercato, nasce per evitare che i suoi autori più talentuosi escano dalla casa editrice per cercare altrove un elemento, un'ispirazione estranea alle regole della grande produzione e, soprattutto, per sfruttare al meglio la genialità creativa di scrittori che non potrebbero mai concentrarsi esclusivamente nella gabbia intellettuale rappresentata a volte dai grandi personaggi come Spiderman e soci.

Come Powers prima di lei, la miniserie Scarlet nasce proprio in questo ambito e si inserisce su quella linea di fumetto iper-realistico che ha di recente regalato il successo ad opere come il Kick-Ass di Mark Millar. Siamo a Portland, città nel nord-ovest degli Stati Uniti, famosa per il suo fervente attivismo politico e per le frequenti proteste popolari nonchè città di adozione per lo stesso Bendis. Una giovane ragazza senza nulla di eccezionale o eclatante è al parco con i suoi amici ed il suo compagno quando un poliziotto sotto l'effetto di stupefacenti le mette le mani addosso fingendo una perquisizione. Il suo ragazzo reagisce in modo diretto e quella che potrebbe, in un altro momento o in altre circostanze, chiudersi al massimo con una notte di galera finisce con un giovane innocente morto e la protagonista in rianimazione a causa dei colpi sparati dal poliziotto in questione. La vita di Scarlet è distrutta e la società non solo non le fornisce alcuna via di giustizia ma sembra chiudersi di fronte a lei in un fitta rete di bugie e mezze verità atte solo ad insabbiare l'accaduto. Scarlet si trova di fronte ad una delle numerose crepe dei tempi moderni, con solo due opzioni a disposizione: dimenticare quello che è successo tentando di ricostruire una parvenza di vita dai cocci che le sono rimasti in mano oppure una reazione di rottura, una vendetta destinata a farle esplorare un sentiero completamente differente da quanto si immaginava solo qualche mese prima. Una ragazza normale, con scarse risorse a disposizione a parte un buon cervello ed una determinazione incrollabile, metterà in moto un meccanismo che la farà diventare un simbolo di rivoluzione per una popolazione stanca di dover subire costantemente le angherie di sovrastrutture marce, incapaci di garantire anche solo un minimo di giustizia o di equità sociale.

Una narrazione concitata ma allo stesso tempo lineare e pulita traghetta il lettore dalla normalità quotidiana ad una realtà da incubo: ci si trova di colpo proiettati nei meccanismi di una società che distrugge qualunque cosa finisca fra i suoi ingranaggi senza nessuna ancora di salvezza a parte la voce della protagonista. Abbattuto il quarto muro infatti Scarlet parla ai suo spettatori direttamente, con una dignità ed una poesia pacate, mettendo in luce non quello che è il bene assoluto ma le uniche possibilità, anche se scomode, rimaste a sua disposizione per non arrendersi. Da una parte si troveranno gli assoluti di un sistema scintillante e perfetto, in precario equilibrio sulle sabbie mobili, mentre dall'altra l'autore metterà la voce ragionevole di una ragazza normale, delle sue paure, dei suoi interrogativi e dei suoi dubbi di fronte alla necessità di dover ricostruire qualcosa sulle macerie della sua vita, qualcosa possibilmente di pulito e giusto. Mentre il Kick-Ass di Millar era quasi più improbabile dei fumetti che scimmiottava, mentre il suo realismo non si incastrava con il mondo reale sferragliando e stridendo per cercare un equilibrio, a Bendis riesce perfettamente l'operazione. La sospensione dell'incredulità viene applicata al lettore in modo così delicato e sapiente, tramite una struttura così elegante e raffinata che quasi non si percepisce il passaggio dalla descrizione di un mondo normale ad una fantascienza sociale fatti di attimi, di impressioni, di minuzie, di quei particolari in grado di realizzare una vera Rivoluzione partendo dal semplice sogno di giustizia di una giovane donna.

Stupende le matite di Alex Maleev, già al lavoro con Bendis su Daredevil, perfettamente azzeccate per l'opera in questione. Lo stile elegante ma fotografico di Maleev è infatti l'ideale per rendere il giusto impatto narrativo voluto dallo sceneggiatore. Quasi ci si trovasse a dover seguire una ripresa fatta con una telecamera a mano, il disegnatore riesce a far entrare lo spettore in scena, a farlo sentire parte di un'azione a volte confusa ed a volte con momenti di una stupenda limpidità cristillina. I personaggi e le loro espressioni sembrano parlare direttamente al lettore aggiungendo realismo a scene costruite ad arte per sembrare, anche nella luce, riprese giusto nei pressi di casa propria. Un'ottima opera, quindi, di una coppia di autori che dovrebbe dedicarsi, visti i risultati, decisamente più spesso a seguire i progetti personali.