E' sempre molto difficile offrire una valutazione onesta del reboot di una franchise, perché è sempre in agguato il pericolo che la preferenza per un film del passato o l'effetto nostalgia limitino le possibilità di una valutazione più 'fresca' e senza pregiudizi.

Soprattutto quando il remake in questione è legato ad una serie di titoli "iconici" e di grande valore come quelli interpretati ormai trenta anni fa da Arnold Schwarzenegger che, alle loro spalle, avevano il talento creativo di John Milius, di Oliver Stone e - ovviamente - del nostro, grande Dino De Laurentiis.

Un allineamento di astri e di talenti sensibilmente assente in questo film violentissimo, grottesco, banale, con donne che sembrano modelle di Victoria's Secret in topless e vestite di pellicci.

Il problema è che Conan il Barbaro 3D  è soprattutto molto noioso.

Hollywood, nel corso degli anni, ci ha abituato ad un involgarimento di certe storie e di alcune modalità di racconto: Conan, produzione dove gli Europei hanno grande peso, prende l'immaginario di Robert E. Howard e ne trae ispirazione per battaglie e barbarie senza fine, ma soprattutto, senza un afflato che convinca davvero lo spettatore che quanto vede sullo schermo abbia un senso.

L'impressione generale che si ha guardando a questo Conan è la stessa che si potrebbe ricavare dinanzi ad un videogioco molto spettacolare di cui non capiamo bene il senso narrativo e, soprattutto, di cui non riusciamo a trovare "i comandi" per immedesimarci. 

Lo spettatore non viene mai coinvolto nella narrazione, perché a parte i momenti di violenza più trucidi (il padre deve ammazzare la madre di Conan per farla partorire dopo che è stata ferita gravemente dai nemici, Conan deve 'bruciare' il papà per motivazioni di carattere pratico bellico...) l'arma più letale del film è la sua trama meccanica, interpretata da un cast in cui manca una vera amalgama e in cui è assente il fascino epico e carismatico della narrazione epica alla Stone e alla Milius.

Alla fine per Conan il Barbaro 3D diventa sempre più forte il sospetto essere un film non riuscito di per sé che, in più, soffre anche lo sfavorevole paragone con una pellicola che per quanto imperfetta resta senza dubbio un classico del cinema di genere.

Il più lontano possibile, dunque, dai pregiudizi derivanti dal passato, questo film è un tentativo dove l'interesse è più legato al progetto in sé che al suo reale valore inficiato da una sceneggiatura dove ad un elemento spettacolare non corrisponde un vero piano di coinvolgimento emotivo del pubblico.

Non è un problema di 'aridatece Arnold' e basta: la questione è che per affrontare certe storie e certi film andrebbero riviste e considerate alcune rilevanti priorità narrative, rispetto a quanto si vede sullo schermo, spesso, con le mani sugli occhi per una violenza francamente eccessiva.