Robert J. Sawyer è stato gradito ospite dei Delos Days 2011, convention che ha ospitato al suo interno anche la XXXIV Italcon, la NextCon e la UraniaCon. Proprio il mensile di Mondadori ha recentemente edito WWW1: Risveglio, primo volume della trilogia WWW. Vi riportiamo il resoconto del suo intervento di sabato 4 giugno 2011, insieme alla risposte ad alcune domande poste dal pubblico sia durante il panel che al successivo Kaffeeklatsch. L'impressione umana è che ci troviamo davanti a un buon comunicatore, molto professionale negli interventi e molto garbato anche al di fuori delle occasioni ufficiali. Il suo pensiero in merito a cosa sia la fantascienza è chiaro e lo leggerete di seguito. Come lo stesso Sawyer ha detto, il tentativo di dare una definizione al genere non è nuovo. Personalmente ritengo che ogni scrittore dovrebbe introdurre il proprio pensiero con la frase, “per me la fantascienza è”, perché sono convinto che non sia possibile cristallizzare il genere con una frase. Anzi, nello stesso momento in cui la cosa fosse possibile, questo ne decreterebbe la fine istantanea. In ogni caso poiché la pratica val più della grammatica, e quindi ritengo che l'esposizione delle idee dello scrittore canadese, nonché la lettura dei suoi romanzi, sia pur sempre acqua che affluisce nel fiume di un dibattito che non finirà mai finché autori, editor e lettori continueranno a proporre interessanti spunti, come in questo caso. Comunque la pensiate.

Di seguito l'intervento, nella traduzione redatta insieme a Chiara Codecà:

Hugo Gernsback è stato il fondatore della prima rivista di fantascienza, in lingua inglese, Amazing Stories nel 1926. Due sono i suoi lasciti: il primo, come dice il mio amico Spider Robinson, è “quanto veniamo pagati per lavorare”, ossia che sia all'epoca che oggi, dopo ottant'anni veniamo pagati pochi penny a racconto; il secondo lascito è il nome del genere, che chiamamo “Science Fiction” perché fu Gernsback a coniare il termine. In origine il termine usato era “Scientifiction”, che poi venne abbreviato in “Stf”, poi “Science Fiction”. Penso che SF e Sci-Fi siano nomi sbagliati per il genere, perché limitano quanto gli scrittori possono fare e il modo in cui il lettori percepiscono quel che facciamo. Per Gernsback il termine doveva comprendere solo le storie che riguardavano la scienza. Isaac Asimov stesso ha tentato di fornire una definizione più elaborata: “La Fantascienza moderna è quella forma letteraria che considera la reazione degli uomini di fronte ai cambiamenti nella tecnologia.” (1) Secondo me anche questa definizione è errata e limitante, perché non credo che sia necessario che la fantascienza tratti solo argomenti scientifici. È invece definibile come una modalità ben precisa di raccontare le storie. Ora vi darò la mia definizione e poi ve la spiegherò: "la fantascienza è la letteratura mainstream di una realtà alternativa plausibile". Quello che intendo con questo è che uno scrittore di fantascienza racconta le sue storie come se il lettore avesse già familiarità con il milieu (ambientazione, contesto) delle stesse, che però non è quello della nostra realtà quotidiana ma quello di una realtà alternativa con un unico requisito fondamentale: che sia plausibile.