Sequel, remake, prequel e reboot: alzi la mano chi non ha mai sentito uno di questi termini riferito al cinema degli ultimi trent’anni, ed in particolare a quello cosiddetto di genere.

Proviamo a spiegarle, anche se il loro significato è ben noto. Per sequel s’intende narrare in un film le vicende successive a quelle di un precedente. Esempio: in Star Trek IV: Rotta verso la Terra si racconta una storia che è il continuo di quella narrata in Star Trek III: Alla ricerca di Spock, anche se nulla vieta di poter vedere un film senza aver visto quello precedente. Per prequel, il concetto è l’opposto di quello di sequel. Abbiamo un film con una certa storia e nel prequel vogliamo raccontare le vicende accadute temporalmente prima. Esempio: la trilogia di Star Wars composta dai film Star Wars: Episodio I - La minaccia fantasma (1999), Star Wars: Episodio II - L'attacco dei cloni (2002) e Star Wars: Episodio III - La vendetta dei Sith (2005),  è un prequel di quella girata negli anni Settanta e Ottanta, formata dalle pellicole Guerre Stellari (1977), Guerre Stellari - L'Impero colpisce ancora (1980) e Guerre Stellari - Il ritorno dello Jedi (1983). Con il concetto di remake siamo già in un terreno che riguarda il cinema nel suo complesso. Con questa parola si designa un film che altro non è che un rifacimento di un’altra pellicola, con attori diversi e storia sostanzialmente uguale, aggiornata allo stile di vita del tempo in cui la pellicola viene girata. Di solito tra la prima e la seconda è passato un arco di tempo generalmente lungo. Infine, il termine più recente e di cui si fa un gran parlare in questi ultimi anni è reboot. Che cosa s’intende con questo termine? Il riavvio di una saga, con un film che riprende alcuni dei tratti delle pellicole precedenti e non solo li rammoderna, ma spesso li rimescola per aggiungerne dei nuovi ed offrire allo spettatore un film che sia riconoscibile, ma allo stesso tempo diverso. Esempio: l’ultimo film di Star Trek girato da J.J. Abrams, riprende alcune caratteristiche della saga cine-televisiva creata da Gene Roddenberry, ma allo stesso tempo presenta altre situazioni che sono del tutto inedite e che di fatto hanno re-immaginato un nuovo inizio per la saga, ossia la possibilità che da questo film possano esserci dei sequel. La differenza tra remake e reboot sta proprio nel fatto che nel primo caso ci troviamo di fronte ad un’operazione di ammodernamento del precedente film e spesso il fenomeno si esaurisce in un singola pellicola. Con il reboot, invece, s’introducono delle differenze anche notevoli rispetto alla pellicola o alle pellicole precedenti, lasciando aperte delle linee narrative nuove, sulle quali stuzzicare l’immaginazione dello spettatore.

Tutti questi fenomeni, sommariamente descritti, rientrano sotto il termine più generale di Serialità, concetto che si può applicare a quasi tutti i prodotti della cultura di massa: dal cinema al fumetto, dalla narrativa popolare alla televisione, fino ai videogiochi. Ed è un fenomeno che, contrariamente a quanto si possa credere, è vecchio almeno quanto la storia dei mass media. Ripetere e innovare sono le due parole chiavi sulle quali si fonda il fenomeno della serialità.

C’è anche una serialità che riguarda i vari mass media, fenomeno ancora più vasto ed interessante. A puro titolo d’esempio, sempre Star Trek ci offre un ricchissimo catalogo relativo a questi fenomeni. Durante le riprese della serie classica, quasi in contemporanea, venne commissionata alla Gold Key una serie a fumetti e spesso gli sceneggiatori, non avendo visto ancora il telefilm, si presero delle libertà rispetto, generando anche delle differenze notevoli tra l’universo narrativo della saga televisiva e quella relativa ai comics. Ancora, i soggetti delle sceneggiature degli episodi, scritte dai più importanti scrittori di fantascienza del’epoca, vennero pubblicati sottoforma di racconti. In sostanza, si prende un’opera - la cui forma originaria può essere letteraria, cinematografica, televisiva, etc. – e la si trasporta da un media all’altro, sperando in un allargamento del numero di appassionati e, quindi, a maggiori introiti per quel brand.

La serialità è sicuramente un fenomeno culturale, ma va detto anche che dietro a tutto ciò, c’è una precisa strategia di marketing: sfruttare al massimo quello che si chiama un brand, un marchio, e propinarlo – anche nel corso di parecchi decenni – in tutte le salse. Ma non solo:  nella sostanza, va rivelato che dietro a questi fenomeni c’è anche una scarsità di idee originali. Una situazione che, per quanto riguarda il cinema di genere, ha assunto proporzioni imbarazzanti, tanto da non essere più un fatto limitato, ma una regola, una strategia che rassicura i produttori, ma non certi il pubblico e gli appassionati in particolare.