"Vedo la Terra. È azzurra". Con queste parole, il 27enne cosmonauta sovietico Yuri Gagarin sancisce l'alba di una nuova era. Da allora, il modo in cui l'uomo ha visto l'immensità dell'universo non è più stato lo stesso. Era il 12 aprile 1961. Esattamente cinquant'anni fa Yuri Gagarin, giovanissimo maggiore dell'aviazione sovietica, è il primo uomo a viaggiare nello spazio.

Prima di lui, nel 1957, lo Sputnik 1, il primo satellite artificiale inviato in orbita intorno alla Terra, aveva sancito la supremazia dell'Unione Sovietica nel campo della tecnologia aerospaziale. Soltanto quattro anni dopo, a bordo della navicella Vostok 1, è il turno di Yuri Gagarin. Partenza alle ore 9:07 fuso orario di Mosca. Il razzo porta Gagarin oltre l'atmosfera. In questo primo pionieristico volo si è preferito che la navicella fosse completamente radiocomandata da terra, esonerando il pilota dalle manovre. Gagarin percorre un'intera orbita ellittica intorno al nostro pianeta, alla velocità di poco più di 27 mila chilometri orari. L'altitudine massima dell'orbita è di 302 chilometri, la minima 175. Il primo volo umano nello spazio termina infine con l'atterraggio in un campo vicino alla città di Takhtarova. È durato meno di due ore, più che sufficienti per passare alla storia.

Dopo quella fantastica avventura, gloria e onori ricoprirono il primo cosmonauta della storia, "il Cristoforo Colombo" dello spazio. Dal conferimento dell'Ordine di Lenin, la massima onorificenza sovietica, al battesimo dell'asteroide 1772 Gagarin, chiamato così in suo onore. Niente male per un giovanotto meno che trentenne nato da padre falegname e madre contadina in un piccolo villaggio della Russia europea occidentale. Ottimi risultati a scuola nelle materie scientifiche, un diploma da metalmeccanico ma una sola, grande passione: il volo. Fu questa passione il motore portante che lo spinse a entrare nell'aviazione russa, dove per il suo talento fu scelto come collaudatore, fino al 1959, quando entrò nella rosa dei candidati per il primo volo nello spazio.

Una vita trascorsa sugli aerei, in volo, culminata con un volo estremo al di sopra di qualsiasi quota mai raggiunta dall'uomo non poteva estinguersi che in un solo modo. Nel 1968, solo sette anni dopo il volo in orbita, un incidente a bordo di un caccia MiG-15 interrompe prematuramente la sua vita. Aveva moglie e due figlie e presto sarebbe ripartito per una nuova missione nello spazio. Un anno dopo la sua morte, gli americani Neil Armstrong e Buzz Aldrin piantavano la bandiera americana nel polveroso suolo lunare.

Da quel primo storico volo sono trascorsi diversi anni. Oggi, tra astronauti professionisti, satelliti e Space Shuttle, lo spazio è certamente meno misterioso di cinquant'anni fa, ma il coraggio dell'avventura di Gagarin continua a vivere ancora oggi grande come allora, lo stesso coraggio che spinge l'uomo a guardare sempre più lontano, a esplorare i confini più remoti dell'Universo, quasi come se fosse davvero possibile abbracciarli completamente.

Prima l'orbita intorno alla Terra, poi la Luna. Ormai abbiamo cominciato, non avrebbe senso fermarsi. Ma mentre rincorriamo lo spazio, non possiamo negare di provare un senso di rispetto e meraviglia per colui che ha deciso di intraprendere una delle più grandi avventure nella storia dell'uomo.