Paolo Aresi ritorna su Urania (1569, aprile 2011) con un romanzo - dal titolo Korolev - che ha per protagonista Sergej Pavlovič Korolëv, il padre dell’astronautica sovietica. Oltre che per il romanzo dell’autore di Oltre il pianeta del vento, questo numero è molto speciale perché dedicato proprio al cinquantenario del volo spaziale, con un ricco dossier di articoli sia scientifici sia fantascienfici.  

Aresi è nato a Bergamo l'11 giugno 1958. È laureato in lettere, giornalista professionista dal 1985. Ha pubblicato quattro romanzi e una dozzina di racconti, per lo più di genere fantascientifico. Uno dei suoi romanzi (Oberon, l'avamposto fra i ghiacci, Nord, Milano, 1987) è stato pubblicato in Polonia nel 1990. Il romanzo Oltre il pianeta del vento, edito da Mondadori nel 2004, ha vinto il premio Urania. Gli altri due romanzi sono Il giorno della sfida (Nord, Milano, 1998) e Toshi si sveglia nel cuore della notte (Granata Press, Bologna, 1995) opera di narrativa realistica che si colloca nel genere noir. Tra i racconti pubblicati sono "I morti" (Robot 52, Milano, 2007) e "Orion" (Urania, gennaio 2008). Nel 2008 è stato pubblicato il romanzo Ho pedalato fino alle stelle edito da Mursia e nel 2010 è uscito, L'amore al tempo dei treni perduti, sempre per Mursia, un romanzo postapocalittico. Dal 1992 Aresi tiene continuativamente corsi di scrittura creativa, negli ultimi dieci anni al Caffé Letterario di Bergamo, in via San Bernardino. Lavora come giornalista inviato a L'Eco di Bergamo.

Con Aresi abbiamo chiacchierato del suo nuovo romanzo e del perché il volo spaziale è oggi un po’ fuori moda e obsoleto nell’immaginario collettivo, nonostante ci sia ancora un forte impegno delle varie agenzia spaziali dei vari paesi.

Uno degli assi portanti della tua fantascienza è senza dubbio la space opera avventurosa, da Oberon, l'avamposto fra i ghiacci a Il giorno della sfida, fino a Oltre il pianeta del vento. Cosa ti affascina di questo genere della science fiction?

Mi affascina il senso del mistero dello spazio, di mondi mai visitati, mai scrutati da occhi umani. Il fascino di energie e materie oscure. Il fascino del viaggio, dell'avventura, dello scagliarsi ai limiti di ciò che è, di ciò che esiste. L'esplorazione. Il viaggio è una grande metafora della vita. Il viaggio nello spazio è qualcosa di pericoloso, difficile, in un certo senso proibito per l'uomo. Una sfida. Il buio del cosmo, la luce dei soli, la vita dei pianeti. Mi vengono i brividi!

Ovviamente sei un lettore di fantascienza, e di space opera in particolare. Quali sono gli autori che ti hanno attirato come lettore e sono poi stati importanti per la tua carriera di scrittore?

Sicuramente Simak, Clarke e Lem. Ma ci metterei anche la profonda suggestione che suscitò in me il film Il pianeta proibito che vidi da piccolo. Forse per questo nei miei romanzi c'è sempre un robot co-protagonista.