Una sfida colossale per una persona che nella vita non si è tirata mai indietro. Neil Gaiman, poliedrico autore inglese, ha creato e portato al successo un fumetto sofisticato come Sandman (Vertigo, 1989 – 1996, premio Nebula nel 1990), ha vinto una sfilza di premi Hugo e Nebula con i suoi romanzi (dal 2002 con American Gods, che li ha vinti entrambi, fino al 2009 con The Graveyard Book, che si è imposto agli Hugo), ha scritto libri per bambini e sceneggiature (l’ultima in ordine di tempo è La leggenda di Beowulf di Robert Zemeckis).

Ora lo attende un’impresa: come riportato da Variety, Gaiman è stato scelto da Zhang Jizhong, produttore cinese di lungo corso, per stendere la sceneggiatura di un lungometraggio ispirato a Viaggio in Occidente, uno dei quattro grandi classici della letteratura cinese. L’opera risale al 1590 circa e racconta la vicenda di un monaco buddista nel suo cammino verso l’India, dove si reca per recuperare alcuni testi sacri, accompagnato da una scimmia, un maiale e un demone fluviale. Il gruppo, durante il viaggio, vive numerose avventure combattendo e sconfiggendo mostri e demoni.

Proprio come la nostra Divina Commedia, Viaggio in Occidente è un percorso di redenzione e illuminazione, anche se in tutt’altro contesto storico, religioso e culturale, dal momento che affonda le sue radici nella mitologia e nel sistema dei valori del buddismo cinese. Anche in questo caso siamo però di fronte a una summa del sapere del tempo e, altra analogia con l’opera dantesca, la lingua scelta è il volgare usato più nella vita quotidiana del tempo che in letteratura (tanto che l’opera venne pubblicata anomina).

Insomma un testo pesante, per così dire, che però in tempi moderni è già stato trasposto sia in una serie televisiva umoristica anni ’70 (Gokū no Daibōken, arrivata anche in occidente con il titolo Monkey e trasmessa su BBC2) sia come manga, oltre ad avere liberamente ispirato altre produzioni (un fumetto di Manara, un film statunitense sbarcato anche in Italia che rappresenterebbe un sequel piuttosto improbabile e varie altre influenze, fra cui la stessa serie di cartoni animati Dragon Ball). La sfida diventa ancor più delicata se rapportata al budget messo sul tavolo: oltre trecento milioni di dollari. Insomma Jizhong non sta badando a spese, del resto la sua stessa fortuna si fonda su produzioni televisive ambiziose, epiche e complesse (tanto che in Cina ha costruito l’equivalente di undici Cinecittà, oggi vere e proprie attrazioni turistiche).

Anche in questo caso il produttore farà le cose in grande: oltre a Gaiman, pare che stia corteggiando Guillermo del Toro per la regia e sembra sia coinvolto anche James Cameron per qualche buon consiglio sulla sceneggiatura e su aspetti tecnici legati alla tecnologia 3D (quindi un altro colossal in 3D). Come si può intuire, Viaggio in Occidente sarà un film di certo non destinato al solo mercato locale, se così si può definire un bacino enorme come quello cinese. Primo perché sarà girato interamente in inglese, secondo perché lo stesso cast sarà composto da attori sia cinesi sia occidentali.

E dunque la palla passa ora a Gaiman, che avrà l’arduo compito di tradurre un mito fondante della cultura cinese in un oggetto leggibile anche da chi ne è del tutto estraneo. Non sarà un gran problema: "Non c’è nulla di intrinsecamente greco nell’Odissea. Si tratta di grandi storie che comunque funzionano. Abbiamo a disposizione duemila pagine piene di avventure. Il piacere e la sfida è scrivere una storia che comunque è già nel DNA di un miliardo e mezzo di persone". E se lo dice lui, c’è da credergli…