John Boorman regista di Excalibur e Un tranquillo week end di paura realizza uno dei suoi film migliori in cui umorismo, sensualità e spionaggio si fondono insieme in un'avvincente satira del mondo delle informazioni riservate. Il sarto di Panama del titolo è nessun altro se non Geoffrey Rush, un ex galeotto che dopo essersi trasferito nel paese centroamericano, si gode l'assicurazione ottenuta per avere dato fuoco al magazzino dello zio, millantando di essere stato allievo di uno dei più famosi tagliatori di abiti londinesi. Una menzogna che non ha rivelato nemmeno alla moglie e che dopo decenni di pace un agente segreto britannico con pochi scrupoli (un James Bond cattivo interpretato proprio dal vero 007 Pierce Brosnan) minaccia di rendere nota se non passerà informazioni riservate sui personaggi più influenti di Panama City. Incentivato, ovviamente, anche da congrue somme di denaro che il sarto utilizza per pagare la sua fattoria acquistata da poco. Senza nulla di interessante da dire, l'uomo - per sfuggire all'insoddisfazione della sua esistenza e per necessità economiche - inizierà a mentire. E le bugie - nel mondo delle spie - possono avere le gambe molto lunghe...

Girato con grande ironia, sfruttando l'istrionismo di Rush per spostare l'attenzione nel sottile equilibrio tra verità e menzogna, tra cose dette e fatti reali, Il sarto di Panama è un film estremamente piacevole ed interessante. Sostenuto da una regia elegante e ammiccante, esplosiva nel rendere al meglio la sensualità di donne fascinose come Catherine McCormack (Il mistero dell'acqua, L'ombra del vampiro) e un'ancora piacente Jamie Lee Curtis. Finalmente una pellicola di spionaggio che oltre ad entrare in punta di piedi nella crisi di un sistema drogato, pur rinvangando i fasti del passato, si può dire finalmente affrancata dalla crisi di idee seguita al crollo del Muro di Berlino. Un momento lasciato alle spalle con quella dose di stile, di humour e di sesso che meglio si addice al cinema dei nostri giorni. Da non perdere.

M.S.