Forse ci riesce difficile immaginare il clima di terrore in cui visse il mondo a partire dagli anni cinquanta, quando lo spettro della guerra nucleare iniziò a farsi via via più minaccioso, ma è possibile farsene un'idea leggendo i numerosi romanzi fantascientifici sul tema.

La fede nel progresso era finita con gli orrori del nazismo, e i bagliori di Hiroshima e Nagasaki illuminavano un futuro che appariva minaccioso e incerto, ogni conquista scientifica semplicemente aumentava le possibilità di distruzione e il numero di potenziali vittime, per cui non meraviglia il fiorire di opere sull'olocausto finale apparse negli anni '50 e '60.

Scritto nel 1959 Addio Babilonia è un buon esempio di questo filone apocalittico nucleare, in questo caso la storia, tranne brevissime escursioni nel Mediterraneo orientale, si concentra sulle vicende di una ristretta comunità della Florida, la cittadina di Fort Repose.

Randy Braggs è un avvocato che non ha avuto molta fortuna sia in carriera che in politica, e si limita a vivacchiare nella tranquillità della casa di famiglia, lavorando quando capita e senza impegnarsi troppo sul lato sentimentale.

Ma un giorno un messaggio del fratello Mark, ufficiale del Comando Strategico dell'Aeronautica, sconvolge questa vita pigra e tranquilla, sul cablogramma ci sono solo due parole, "Ahi Babilonia", che nel codice dei due fratelli hanno un significato teribile: la guerra atomica è imminente.

Mentre attende l'arrivo della moglie e dei due figli di Mark il giovane avvocato cerca, in verità in modo abbastanza approssimativo, di prepararsi alla catastrofe che, puntualmente, arriva.

Fort Repose si trova in una zona relativamente risparmiata dalle esplosioni e dal fallout radioattivo, ma rapidamente le strutture della società si sgretolano, nessun rifornimento di cibo o carburante può arrivare dall'esterno, i soldi perdono valore, vecchi tabù razzisti semplicemente cessano di avere un significato, anche le comunicazioni con l'esterno terminano con l'esaurirsi delle batterie delle radio.

Le reazioni sono diverse, c'è chi suicida e chi resta aggrappato al posto e alle abitudini consolidate, un modo più lento di suicidarsi, chi diventa avido e chi non dimentica la generosità, chi si dà al brigantaggio e chi cerca di portare ordine.

Randy è tra questi, l'emergenza fa emergere le sue migliori qualità, e rapidamente diventa la guida di un piccola comunità che rifiuta di arrendersi.

Autore interessato più ai risvolti psicologici che all'avventura Pat Frank ci offre il ritratto di una cittadina che di colpo si trova a dover vivere nel medioevo, senza elettricità né automezzi, con il baratto come massima forma di finanza e con l'incubo di malattie come tifo e vaiolo.

I personaggi che popolano la storia sono numerosi e ben delineati, la parte centrale del romanzo vive sui loro sentimenti e sulle loro reazioni alla catastrofe, dalla disperazione del banchiere Quisenberry, di colpo senza più alcun potere o scopo, al rinnovato entusiamo della bibliotecaria Alice, che non deve più subire la concorrenza di televisione e aria condizionata.

Questo affresco corale è il punto di forza del romanzo, per contro Frank non descrive granché gli avvenimenti che portano alla guerra né si dilunga sullo scambio atomico e sulle conseguenze (in compenso in copertina c'è un fungo atomico davvero bello), sappiamo solo che gli Stati Uniti hanno un presidente donna e (forse) hanno vinto la guerra, ma a un prezzo terribile.

Questo non ha una grande importanza in un romanzo del genere, il punto che mi lascia qualche dubbio è la relativa facilità con cui Fort Repose supera quello che dopotutto è un attacco nucleare: a parte qualcuno punito per la sua avidità nessuno muore per le radiazioni, i problemi vengono sempre risolti facilmente, a volte in modo simpatico (l'uso di una vecchia Ford A per consumare poco carburante) a volte in modo perlomeno improbabile (lo Stagno del Granchio Azzurro).

Altri romanzi sul tema sono stati meno ottimisti, inevitabile pensare a L'ultima spiaggia di Nevil Shute, dove l'umanità va incontro a una fine lenta ma inesorabile, ma anche a Livello 7, La fortezza di Farnham e Un cantico per Leibowitz, tutti pubblicati da Urania Collezione negli ultimi anni.

In definitiva Addio Babilonia è un buon romanzo, incentrato sulla psicologia più che sull'azione, che non ha risentito troppo del passare del tempo, troppo ottimistico per i mie gusti (dato il tema), ma comunque una storia piacevole da leggere, frutto di un passato che si spera non ritorni più.