Per avere cinquecento milioni di amici, bisogna farsi qualche nemico. È questo il claim con cui sta circolando in questi giorni il primo teaser di The Social Network, il controverso film diretto da David Fincher in uscita dopo l'estate. Accolto male dal ventiseienne fondatore di Facebook Mark Zuckerberg, doveva essere – nelle intenzioni del produttore Kevin Spacey – una "commedia esilarante" sul più popolare e popoloso social network del mondo, ma forse potrebbe essere qualcosa in più, anche se vige il massimo riserbo sul progetto. Non sarà di certo un film di fantascienza, eppure le notizie sembrano presentare qualche elemento di interesse anche per gli appassionati del genere.

Primo, Trent Reznor. Per chi non lo sapesse, costui è il cantante e mente dei Nine Inch Nails da vent'anni a questa parte. Reznor cavalca la scena alternativa statunitense da decenni, scrivendo musica non certo adatta a commedie familiari. Anzi le sue sonorità sperimentali, in cui si mischiano in una spirale infinita di creatività chitarre elettriche, musica elettronica e chi più ne ha più ne metta, tendono a produrre come risultato atmosfere cupe e pulsioni da incubo. Fincher è un fan di Reznor da tempo, tanto che aveva già inserito la canzone Closer all'inizio di Se7ev (1995). Ora il musicista ritorna e firma l'intera colonna sonora del film, di cui si è dichiarato entusiasta: "Mi piace il lavoro di Fincher, anche se onestamente mi sono sempre chiesto che cosa l'attirasse nella storia di Facebook. Quando ho letto la sceneggiatura e ho capito a cosa stesse mirando, mi sono messo subito all'opera. Il film è maledettamente bello. E molto dark".

Molto dark. Entrando nel campo delle pure ipotesi, si potrebbe allora pensare che The Social Network, ispirato al libro The Accindental Bilionaires di Ben Mezrich e adattato al grande schermo da Aaron Sorkin (sua la serie West Wing – Tutti gli uomini del presidente), avrà in sé qualcosa di cupo e più interessante rispetto a quanto finora annunciato. Dalle prime indiscrezioni sembrava infatti che il film si limitasse a raccontare gli eventi che hanno portato alla nascita di Facebook, ovvero quando Zuckerberg – a diciannove anni, studente ad Harvard – crea un sito per "dare i voti" alle compagne di università. Incoraggiato da un inaspettato successo, Zuckerberg (interpretato da Jesse Eisenberg, visto in The Village e nella commedia Benvenuti in Zombieland, fra gli altri) abbandona l'università e si sposta nella Silicon Valley per sviluppare il portale che tutti oggi conosciamo come Facebook insieme a Sean Parker, co-fondatore di Napster (nel film il ruolo è affidato al cantante-attore Justin Timberlake). Nel progetto c'erano anche i fondi di altri due studenti di Harvard, poi tagliati fuori senza tanti complimenti da Zuckerberg nel momento in cui Facebook prenderà piede, almeno secondo quanto raccontato nella sceneggiatura (ma nel 2008 un tribunale del Delaware ha effettivamente riconosciuto agli esclusi circa sessantacinque milioni di dollari). Nel film Zuckerberg verrebbe dipinto come una persona pericolosa, autistica, borderline, sessualmente instabile.

Forse un ritratto un po' troppo duro per un ragazzo che si è trovato per le mani un patrimonio immenso, e sta ancora cercando di capire come farlo fruttare. Non senza errori. I primi tentativi di generare profitto da Facebook si sono rivelati inefficaci, se non controproducenti, avendo sollevato timori e polemiche sul rispetto della privacy. Esempio lampante è Beacon, il sistema di avvisi pubblicitari mirati, che fece il suo esordio nel 2007. Beacon tracciava le attività degli utenti (inizialmente senza esplicito consenso) su siti partner, per poi segnalare le attività attraverso apposite news ad altri utenti di Facebook. Ciò ha generato malumori e non pochi incidenti, per cui alla fine il motore è stato chiuso nel corso del 2009, sebbene abbia lasciato dietro di sé qualche dubbio e inquietudine sull'uso dei dati personali su Internet.

A questo sta pensando Fincher? A rispondere, accompagnato dalle angoscianti musiche di Reznor, a una domanda tipica anche di alcuni filoni della fantascienza, del tipo: cosa potrebbe accadere se troppo potere (ovvero troppe informazioni) potessero trovarsi concentrate nelle mani di una persona instabile (sempre che il povero Zuckerberg lo sia)? Viene allora in mente un altro film di Fincher, Fight Club, una commedia nera (appunto) e insieme una satira sulla società moderna e consumistica, dominata dalle logiche del marketing, che il protagonista, l'impiegato Edward Norton, respinge a tal punto da creare – insieme a un rappresentante di saponi (Brad Pitt) – un progetto di "risveglio" incarnato dai fight club. The Social Network sarà qualcosa di simile?